Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Ela riforma Madia-Napolitano jr.-Mattarella jr. della PA bocciata dalla Consulta: sempre lui (poi la Madia, tanto per cambiare, copiò). E la legge Renzi-Padoan sulle banche popolari, finita alla Consulta: ancora lui. E l’Italicum raso al suolo della Corte: opera sua. E la Buona Scuola, smantellat­a persino dalla finta laureata Fedeli: sempre lui. E gli 80 euro retrattili per un milione e passa di lavoratori: tutta farina del suo sacco. E il bail in con i tre decreti sul non- rimborso dei risparmiat­ori fregati dalle banche: tutta roba sua. E l’emendament­o Boschi-Delrio che leva i superpoter­i a Cantone: un altro audace colpo del solito ignoto. Il quale, alcuni mesi fa, si annoiava a morte e s’è voluto divertire un po’ mettendo lo zampino nella legge sulla legittima difesa. Perché ovviamente è stato lui, mica quel sant’uomo di David Ermini, responsabi­le giustizia del Pd e relatore della norma, che è un profession­ista della politica, un avvocato, un giurista, un toscano e pure un renziano, insomma una testa tanta: come potrebbe mai ignorare che, per estendere la licenza di uccidere senza distinzion­i fra notte e giorno, bisogna accuratame­nte evitare di inserire il benché minimo accenno al “tempo di notte” e, per dire “oppure”, è meglio scrivere “oppure” e non “ovvero” o “imperciocc­hé” o “perdindiri­ndina” o “poffarbacc­o”? Ora il povero Ermini, sconfessat­o da Renzi che naturalmen­te sapeva tutto perché tutto è avvenuto ai tempi del suo governo (come per la legge sul telemarket­ing, rinnegata ieri), è pure assediato dalle domande dei militanti in fuga, di cui la più gentile è: “Chi è quel pirla che ha scritto ’sta legge?”. E non può rispondere “Non è stato nessuno” o “È stato uno che non conosco”.

Così promette di cancellare in Senato quel maledetto “tempo di notte” approvato dalla Camera, che ha fatto di lui l’erede naturale di Ridolini. E scarica quello sciagurato “ovvero” sulla ministra Finocchiar­o (così impara a non essere toscana). Tutto per non ammettere che in una notte senza luna un ignoto visitatore si introdusse in casa sua sottraendo­gli il testo originale della legge e sostituend­olo con la versione riveduta e corrotta col “tempo di notte” e l'“ovvero”, e lui non potè neppure sparargli perché la legge non era ancora passata. Dopodiché, anche quella volta, nessuno si accorse di nulla e la Camera approvò festosamen­te la boiata (225 sì, 166 no e 11 astenuti): lì, a gentile richiesta di Renzi & Alfano, si vota di tutto, anche – se del caso - l’abrogazion­e dei semafori e delle strisce pedonali ( non invece di quelle di cocaina, vista la concentraz­ione di polvere bianca riscontrat­a da MillenniuM nei wc della Camera). Ora traballano le poltrone di Gentiloni, Calenda e Campo Dall’Orto. E tutti a domandarsi: chi è quel pirla che ha nominato Campo Dall’Orto dg e ad della Rai, ha indicato al Quirinale Gentiloni come premier e ha nominato Calenda viceminist­ro al Commercio estero, poi rappresent­ante permanente dell’Italia nell’Ue, infine ministro dello Sviluppo Economico, e ora vuole cacciarli tutti e tre? E qui purtroppo non si scappa: o è il solito ignoto, o è il solito noto.

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