Dalla Prima
Ela riforma Madia-Napolitano jr.-Mattarella jr. della PA bocciata dalla Consulta: sempre lui (poi la Madia, tanto per cambiare, copiò). E la legge Renzi-Padoan sulle banche popolari, finita alla Consulta: ancora lui. E l’Italicum raso al suolo della Corte: opera sua. E la Buona Scuola, smantellata persino dalla finta laureata Fedeli: sempre lui. E gli 80 euro retrattili per un milione e passa di lavoratori: tutta farina del suo sacco. E il bail in con i tre decreti sul non- rimborso dei risparmiatori fregati dalle banche: tutta roba sua. E l’emendamento Boschi-Delrio che leva i superpoteri a Cantone: un altro audace colpo del solito ignoto. Il quale, alcuni mesi fa, si annoiava a morte e s’è voluto divertire un po’ mettendo lo zampino nella legge sulla legittima difesa. Perché ovviamente è stato lui, mica quel sant’uomo di David Ermini, responsabile giustizia del Pd e relatore della norma, che è un professionista della politica, un avvocato, un giurista, un toscano e pure un renziano, insomma una testa tanta: come potrebbe mai ignorare che, per estendere la licenza di uccidere senza distinzioni fra notte e giorno, bisogna accuratamente evitare di inserire il benché minimo accenno al “tempo di notte” e, per dire “oppure”, è meglio scrivere “oppure” e non “ovvero” o “imperciocché” o “perdindirindina” o “poffarbacco”? Ora il povero Ermini, sconfessato da Renzi che naturalmente sapeva tutto perché tutto è avvenuto ai tempi del suo governo (come per la legge sul telemarketing, rinnegata ieri), è pure assediato dalle domande dei militanti in fuga, di cui la più gentile è: “Chi è quel pirla che ha scritto ’sta legge?”. E non può rispondere “Non è stato nessuno” o “È stato uno che non conosco”.
Così promette di cancellare in Senato quel maledetto “tempo di notte” approvato dalla Camera, che ha fatto di lui l’erede naturale di Ridolini. E scarica quello sciagurato “ovvero” sulla ministra Finocchiaro (così impara a non essere toscana). Tutto per non ammettere che in una notte senza luna un ignoto visitatore si introdusse in casa sua sottraendogli il testo originale della legge e sostituendolo con la versione riveduta e corrotta col “tempo di notte” e l'“ovvero”, e lui non potè neppure sparargli perché la legge non era ancora passata. Dopodiché, anche quella volta, nessuno si accorse di nulla e la Camera approvò festosamente la boiata (225 sì, 166 no e 11 astenuti): lì, a gentile richiesta di Renzi & Alfano, si vota di tutto, anche – se del caso - l’abrogazione dei semafori e delle strisce pedonali ( non invece di quelle di cocaina, vista la concentrazione di polvere bianca riscontrata da MillenniuM nei wc della Camera). Ora traballano le poltrone di Gentiloni, Calenda e Campo Dall’Orto. E tutti a domandarsi: chi è quel pirla che ha nominato Campo Dall’Orto dg e ad della Rai, ha indicato al Quirinale Gentiloni come premier e ha nominato Calenda viceministro al Commercio estero, poi rappresentante permanente dell’Italia nell’Ue, infine ministro dello Sviluppo Economico, e ora vuole cacciarli tutti e tre? E qui purtroppo non si scappa: o è il solito ignoto, o è il solito noto.