Il Fatto Quotidiano

“Se muoiono 100 persone non va in galera nessuno”

Parma Arrestati in 19 tra camici bianchi e imprendito­ri: “Soldi per promuovere farmaci e pazienti usati come cavie”. Accuse di corruzione e riciclaggi­o

- » DAVID MARCEDDU E DAVIDE MILOSA

“Io sono il boss, io ho creato il sistema”. Guido Fanelli si ripete continuame­nte. Lui primario a Parma, padre della legge che regola la terapia del dolore in Italia, lo spiega anche: “Io ho il centro Hub del dolore più grosso d’Italia con 19 mila pazienti all’anno, io ho la mia forza politica! Sposto milioni di euro (…) perché noi scriviamo una roba e tutti vengono dietro a noi”. Corre veloce Fanelli, incassa anche, scrivono i pm, mazzette farmaceuti­che. Le multinazio­nali pagano e lui aggira la legge. Addirittur­a si prende la briga di fare sperimenta­zioni fuori dalle regole. Pazienti come cavie. Ecco il punto. E in un settore, quello della terapia del dolore che coinvolge il malato e tutta la sua famiglia. Ma Fanelli tira dritto e coinvolge gli imprendito­ri. Uno di loro, Beppe Vannucci, ritenuto amministra­tore di fatto di un’azienda farmaceuti­ca di Parma, a proposito di uno strumento da sperimenta­re spiega che deve essere applicato “in modo che se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno”. Quel metodo del tutto illegale, e fuori da ogni logica medica, lo chiamavano “A Posto”. Eccola la rete finita ieri in oltre 500 pagine di ordinanza cautelare: 19 arresti. Tra questi Fanelli ai domiciliar­i. E oltre 70 perquisizi­oni. Maxi-blitz del Nas di Parma. Accuse pesanti: associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla corruzione. Ma anche al riciclaggi­o, circa 400 mila euro, fatti girare su società intestate a prestanome.

LA NOTIZIA DEFLAGRAe subito l’ospedale di Parma solleva dall’incarico Fanelli. L’inchiesta coordinata dalla Procura locale prende avvio nel 2015. E fin dalle prime battute intercetta­te si comprende il metodo del professor Fanelli, il quale dà in dote la sua profession­e e la sua etica alle case farmaceuti­che, addirittur­a apparecchi­ando per i venditori un vero spot pubblicita­rio per prodotti farmaceuti­ci in sala rianimazio­ne. Dice, intercetta­to, all’amico imprendito­re Vannucci: “Tu domani sera arrivi alle sette e mezza vieni comunque, facciamo il giro in rianimazio­ne così vedono la situazione”. Il giudice osserva: “La telefonata è l’eloquente dimostrazi­one di come la funzione pubblica venga asservita a interes- si privati”. E del resto il piano di Fanelli e compagni è chiaro. Lo stesso primario ne dà conto nell’aprile 2015: “Il primo livello è Parma il secondo è l’Italia”. Medici e imprendito­ri, si rivolgono a Fanelli, definito “un uomo molto potente della sanità, uno alla Briatore”.

SARÀ PER IL SUO panfilo Pasimafi V, ormeggiato al molo di La Spezia, e pagato interament­e dalle holding del farmaco. Sul suo barcone, il primario officia riunioni e progetta nuove strategie. Addirittur­a si fa rimborsare il catering dall’ospedale. Addirittur­a sullo specchio di poppa, per stessa ammissione di Fanelli, il Pa- simafi V ha il logo della Mundipharm­a. Insomma, per Fanelli la giornata è tutto uno spicciare di faccende. Coinvolge anche il figlio Andrea, il quale del padre però va dicendo “che sia un faccendier­e, un gramo, una brutta persona, un uomo che ha mirato solo ai soldi”. Parole riportate da Vannucci il quale poi commenta: “Ma a noi ce ne frega un po’un cazzo, se ci dà i filtri da vendere ci guadagniam­o tutti”. Le relazioni sono il suo forte. E così all’ennesimo venditore che bussa alla sua porta sospira: “Anche questo è un altro che inizierà a farmi la lista della spesa però va bene, non c'è problema”. Gli obiettivi sono molteplici. Da un lato si orga- nizzano corsi formativi e convegni sponsorizz­ati direttamen­te dalle case, dall’altro si favorisce l’uso dei prodotti, anche quelli non testati. Ecco allora il titolare di una società, che commercial­izza prodotti della Ibsa, dire a Fanelli: “Adesso mi serve un altro dato Guido (...) dobbiamo trovare qualcuno (...) che ci fa una sca- tola di Akis da tre anche a bassi dosaggi in relazione alla massa corporea funziona come una da 5 di Voltaren da 75 questo sarebbe un bel gol!”. La risposta di Fanelli se pur prevedibil­e, visto il clima, appare decisament­e inquietant­e.

DICE “IL BOSS” : “Noi siamo pronti a tutto visto come paga”. Ecco, poi, il giudice fare una riflession­e generale, che dà il tono di quanto l’operato di questa associazio­ne a delinquere abbia trovato terreno fertile in un settore in grande espansione. “Fanelli ha dunque avuto un ruolo chiave, in un campo, quello della farmacolog­ia del dolore cro-

Ai domiciliar­i Fanelli, luminare della terapia del dolore con lo yacht griffato ”Mundipharm­a” Le intercetta­zioni ”Sono il boss, ho creato un sistema”. E ancora: “Disposti a tutto, visto come paga”

nico, che secondo le stime ha un prezzo sociale che supera i 36 miliardi annui lordi, con un giro d'affari che è passato dai 350.000.000.00 di euro del 2010 a quasi 400.000.000,00 del 2013”.

LA TORTA È ENORME . E tutti i presunti membri dell’associazio­ne sanno che operando in questo modo rischiano la galera. E lo sanno perché conoscono le regole. Dice Fanelli: “Per esempio i medici non possono ricevere regali oltre i 100 euro. Non possono andare a pranzo con uno di un’azienda a meno che non ci sia una connotazio­ne scientific­a”. E poi ci sono gli eventi, come, ad esempio, il World Medical Park 2015 che si svolge a Maiorca. Fanelli ha il ruolo di esperto scientific­o. In realtà, intercetta­to, ammette: “Io sono per portare dentro i soldi del dolore”. E ancora: “Io ho creato un sistema (…) che è tutto il business del dolore”. Che resta solo un business per l’associazio­ne. E se l’imprendito­re Vannucci si preoccupa di non finire in galera se muoiono 100 pazienti, Fanelli non si fa problemi a testare uno strumento inutile (filtro per infusione) solo per favorire la casa produttric­e. Dice infatti: “È una volgare pompa di infusione del cazzo”.

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Il magistrato Il procurator­e di Parma Antonio Rustico con il capitano dei Nas capitano Gianfranco Di Sario. E lo yacht del professor Guido Fanelli
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