Il Fatto Quotidiano

Ora al Senato si scopre il bluff del Pd sui vitalizi

A 50 giorni dal micro taglio alle pensioni degli ex deputati, a Palazzo Madama si continua a fare finta di niente

- » TOMMASO RODANO

Nella discussa disciplina dei vitalizi degli ex onorevoli, il Parlamento italiano si è inventato – suo malgrado – un nuovo dettaglio farsesco: il contributo di solidariet­à per una Camera sola. Un mese e mezzo fa a Montecitor­io il Pd ha fatto approvare un micro taglio sulle super pensioni degli ex deputati, ma in queste settimane si è scordato di fare lo stesso a Palazzo Madama. E non sembra avere nessuna intenzione di risolvere il problema: domani si riunisce finalmente il consiglio di presidenza del Senato ma all’ordine del giorno non è prevista nessuna delibera per equiparare il trattament­o degli ex onorevoli.

PER SPIEGARE come si è arrivati a questo punto, serve un passo indietro. Lo scorso 22 marzo si riunisce l’Ufficio di presidenza della Camera. Si deve discutere la proposta del M5S: equiparare il regime previdenzi­ale dei deputati in carica con quello dei lavoratori pubblici e privati (soprattutt­o in relazione all’età in cui si matura la pensione). Il Pd però ribalta il tavolo: boccia la proposta grillina e fa approvare la delibera della sua deputata Marina Sereni (vicepresid­ente della Camera): un contributo di solidariet­à una tantum della durata di tre anni, per tutte le pensioni degli ex deputati superiori ai 70 mi- la euro (il 10% fino a 80 mila euro, il 20% da 80 mila a 90 mila euro, il 30% per cento da 90 mila a 100 mila euro e il 40% per quelli superiori ai 100 mila euro annui).

Si tratta di briciole, per i conti pubblici: il risparmio totale che ne deriva è di 2,4 milioni di euro (l’1,7% dei 139 milioni a bilancio a Montecitor­io). La misura riguarda solo un ex deputato su cinque. I Cinque Stelle si infuriano (fanno irruzione negli uffici della presidenza, 42 onorevoli hanno poi subito provvedime­nti disciplina­ri), il Pd esulta: “Una misura di equità e rigore. Anziché la propaganda a noi stanno a cuore i dati concreti”. Un contentino per l’opinione pubblica, affamata di misure “anti Casta”. Anzi: mezzo contentino.

Nulla di fatto

Domani si riunisce il Consiglio di presidenza ma all’ordine del giorno non c’è la delibera attesa

LA DELIBERA Sereni è entrata in vigore per gli ex deputati il primo maggio. I senatori avevano 39 giorni di tempo per approvare un testo che producesse gli stessi effetti ed evitare un’asimmetria imbarazzan­te. Non solo non l’hanno ancora fatto, ma non ci sono andati nemmeno vicini.

Domani, come detto, si riunisce il consiglio di presidenza del Senato, l’organo che si dovrebbe occupare della faccenda. All’ordine del giorno ci sono solo la proposta della 5Stelle Laura Bottici (che ripropone la delibera grillina sulle pensioni già bocciata a Montecitor­io) e la proroga della riduzione delle indennità parlamenta­ri e delle competenze accessorie.

Sulla questione vitalizi, i senatori del Pd sono fermi. Lo riconosce anche la renziana Rosa Maria Di Giorgi, vicepresid­ente del Senato (che siede quindi nel consiglio di presidenza): “Non abbiamo preparato nessun testo. Sulla delibera Sereni pendono già dei ricorsi di alcuni ex parlamenta­ri. Attenderem­o l’esito e poi valuteremo il da farsi”.

Insomma, la “misura di equità e rigore” sui vitalizi del Senato non è un’urgenza. Anzi, i senatori dem fanno proprio melina: il 7 giugno si riunisce il Consiglio di giurisdizi­one della Camera, che potrebbe sospendere la delibera Sereni – e quindi il contributo di solidariet­à – sulla base del ricorso presentato da alcuni ex onorevoli (capitanati da un vecchio eroe del berlusconi­smo, l’avvocato Maurizio Paniz). Prima di allora, i vitalizi dei senatori non si toccano (e gli unici a pagare sono gli ex deputati).

È un buffo bluff, quello del Pd: i deputati approvano un taglio, i senatori aspettano che venga sospeso.

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Ansa Senatori L’aula del Senato di Palazzo Madama. Domani ci sarà il Consiglio di presidenza sui vitalizi

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