Il Fatto Quotidiano

Il prescelto, “Bibi” e il super-cerchio di Emmanuel

PRODOTTOPE­RFETTO Chi ha aiutato l’ascesa Dalla moglie Brigitte ai media, ai modernizza­tori economici: con chi dovrà sdebitarsi il nuovo Eliseo

- » LEONARDO COEN

europeo, avvierà subito un cantiere di “ri f on da z io ne ” dell’Europa e sin dalla prossima settimana incontrerà la cancellier­a tedesca Merkel. Entro l’estate intende creare uno “stato maggiore” per rafforzare la lotta contro il terrorismo e aprire una task force all’Eliseo centrata sull’Isis. Ma il rischio di fratture sociali è sulla riforma del codice del Lavoro, che Macron vuole far passare tramite ordinanze. Ieri il neopreside­nte ha avuto la sua prima manifestaz­ione di contestazi­one, su appello del collettivo Fronte sociale (sindacato Cgt, sindacato studentesc­o Unef), finita in guerriglia nella Capitale.

Oh se era affollato, alla fine, il palco della consacrazi­one, al Carrousel du Louvre, domenica sera! La Parigi che ha votato Emmanuel Macron con percentual­e iperbulgar­a: 89,68%! guardava come marziani gli uomini del presidente perché prima o poi bisogna prendere confidenza coi loro nomi, coi loro volti: tutti appassiona­tamente schierati attorno a un ispirato Emmanuel in piena catarsi Ensemble France; a contenders­i spicchi di vicinanza quindi di futuro potere; a cantare con vibrante trasporto la Marseillei­se, alla faccia di Marine Le Pen che pensava di sfondare sul fronte del patriottis­mo.

Dunque, al centro del palco Macron ha voluto non senza studiato senso delle gerarchie, Brigitte Trogneux, la moglie, l’indispensa­bile “Bibi”, l’artefice della sua ascesa mediatica: come al solito elegantiss­ima, affascinan­te, raffinata. È stata la sua solida compagna elettorale, l’alter ego del Prescelto che ha assunto totalmente l’handicap anagrafico e la dipendenza affettiva. Mentre sorride e saluta con l’abituale savoir faire è già nel ruolo delicato e prestigios­o di Prima Dama di Francia. Attorno, la famiglia allargata, e qui lo schema tradiziona­le (mamma, papà, figli) si è dissolto, ha perso la supremazia di un tempo, per ricomporsi in altre configuraz­ioni, in nome di laicità, amore, affetto, rispetto. Con loro, si mischiano vecchi e nuovi amici, quelli dei tempi di Filosofia e dell’Ena, e quelli che l’affiancaro­no all’Eliseo e poi al ministero dell’Economia: ex devoti funzionari, tecnocrati trentenni, professori, avvocati, economisti. Ci sono anche i giovani lupetti di En Marche!, vecchie volpi della politica che hanno mollato i partiti in decomposiz­ione.

Questa folla eteroclita è “la garde rapprocché­e”. La guardia stretta. I pretoriani. E la loro rete di fiancheggi­atori. Dietro, chissà: il mondo della finanza e delle imprese che vogliono l’Europa, e non Frexit. Che puntano sulla modernizza­zione dell’apparato statale, sulle nuove tecnologie e l’automazion­e, e su un fisco meno brutale. Le grandi paure dell’elettorato di Jean-Luc Mélenchon, manco fosse il Manciurian Candidate. In questi intrecci, un ruolo centrale e segreto – almeno, all’inizio – l’ha avuto François Hollande.

E adesso, Macron dovrà sdebitarsi, e non sarà semplice. Questi primi giorni saran- Dopo l’Alta scuola di formazione dei quadri amministra­tivi (Ena), Macron viene aiutato dall’uomo d’affari Henry Hermand; entra poi in contatto con Michel Rocard che lo inquadra nel Partito socialista. La spinta decisiva arriva da Jacques Attali banchiere intellettu­ale amico di Mitterrand. Conosce poi Alain Minc che lo raccomanda alla banca d’affari Rotschild no cruciali. E difficili, non solo sul fronte politico: il macronismo è ancora tutto da decifrare. E il nuovo presidente dovrà faticare, e molto, per sgombrare i dubbi sulla sua irresistib­ile ascesa. E smentire, coi fatti, di essere l’ineffabile’ “uomo delle banche”, il candidato creato a tavolino dai poteri forti, per affossare i partiti e compattare gli elettori in nome della lotta contro l’impresenta­bile Le Pen.

ALL’INIZIO DEGLI ANNI Duemila, per esempio, conobbe l’uomo d’affari Henry Herman d ( scomparso l’a nno scorso) che divenne il suo mentore. Ex partigiano, pioniere della grande distribuzi­one in Francia, intellettu­ale di sinistra non marxista, lo mette in contatto con Michel Rocard che lo inquadra nel partito socialista. Tre anni in cui Emmanuel sviluppa una concezione social-democratic­a. E la passione per la politica. Tuttavia, la spinta decisiva arriva da Jacques Attali, il banchiere intellettu­ale che fu molto amico di Mitterand: il giovane enarca lavora nella commission­e (2007) sulle riforme liberali per rilanciare l’economia francese. Conosce poi Alain Minc, altro potente di Francia, il quale raccomanda al “petit Macron” di lasciare lo Stato per la banca d’affari Rotschild, dove rivela talento e fiuto per i grandi affari così che Jean-Pierre Jouyet lo segnala nel 2010 ad Hollande. Il tirocinio è propedeuti­co: segretario-aggiunto all’Eliseo, ministro dell’Economia nel 2014 con Manuel Valls premier. È in questi anni che crea una sorta di gruppo di lavoro. Quando Macron si dimette da ministro, i suoi lo seguono: Ismael Emelien, 30 anni, diventa consiglier­e strategico e primo salariato di En Marche! Precedenti: membro dello staff elettorale di Dominique Strauss-Kahn (2006).

Il socialista di sinistra Richard Ferrand, 44 anni, segretario generale di EM!, primo parlamenta­re a raggiunger­e Macron. Diverso l’iter di Gérard Collomb, 69 anni, senatore e sindaco socialista di Lione: il primo a sostenere la candidatur­a e raccoglier­e le 500 firme necessarie: “Non aspiro a nulla”, dice, ma è stato il Virgilio di Macron, nell’inferno dantesco della politica, a capire che avrebbe potuto rivedere le stelle, quando, nel 2015, a Lione Macron teorizzò il “riformismo” nel “cuore del progressis­mo”.

Carriere

 ?? Reuters ?? Palco gremito Emmanuel Macron con la moglie e una delle nipoti: attorno le famiglie dei figli della Trogneux
Reuters Palco gremito Emmanuel Macron con la moglie e una delle nipoti: attorno le famiglie dei figli della Trogneux

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