INGLESE, AI BIMBI MANCANO GLI INSEGNANTI
Pochi quelli per la prima infanzia. Meglio puntare sui licei. Senza dimenticare l’italiano però
Olo trovano, se gli va bene, precario a 300 euro al mese. Oggi, forse, un discorso più in linea col cinismo imperante sarebbe: “Trovatevi una raccomandazione potente o sarete esclusi da un buon lavoro”. O ancora: “Se non avete un lavoro, datevi alla politica: con un po’di chiacchiera, di faccia tosta e di pelo sullo stomaco, non preoccupatevi del vostro inglese zoppicante o di qualche vistosa sgrammaticatura del vostro italiano: avete degli esempi davanti”. Tristezze. Ho fatto un sogno: che deputati e senatori, se regolarmente eletti, prima di entrare in carica debbano sostenere obbligatoriamente le seguenti prove: a) un dettato in italiano b) test di conoscenza grammaticale e sintattica c) test di storia e di educazione civica (Costituzione compresa) d) test di geografia, la cenerentola della cultura degli italiani. Se non passeranno i test, non entreranno in carica. Tranquilli, cari onorevoli, è solo un sogno.
Ma veniamo allo stato delle cose dell’inglese. Con la legge Moratti del 2003, nella scuola primaria l’inglese è diventato disciplina curricolare, con un’ora alla settimana il primo anno, due ore il secondo anno e tre ore in terza, quarta e quinta. Vi sembra poco? Che abbia ragione la Gruber, quando, nella risposta al lettore di cui sopra, sostiene che “anziché sfruttare i primi anni di vita per imparare le lingue, investiamo nell’istruzione media e superiore, quando i ragazzi fanno più fatica”? E aggiunge: “Gli insegnanti abilitati per le elementari sono poco qualificati, le ore insufficienti e la didattica focalizzata sulla grammatica a discapito della pratica”. Tutto vero. Ma occorre spiegare alcuni perché. Il problema grosso come una casa è: chi, concretamente, è titolato a insegnare l’i nglese ai bambini delle elementari? Allo stato delle cose, l’insegnante della classe che sia stato dotato di una specifica formazione linguistica attraverso corsi appositi, o, nel caso dei nuovi assunti, un docente che abbia conseguito una laurea di Scienze della formazione primaria, che comprende il titolo per poter insegnare l’inglese. Tutto facile, dunque? Niente affatto. Gli insegnanti della classe in grado di accollarsi efficacemente anche l’insegnamento d el l ’ inglese? Troppo pochi. E troppo spesso i corsi appositi per accedere all’insegnamento della lingua non sono bastati.
Per colmare i vuoti il dirigente scolastico dovrà ricorrere a docenti che normalmente insegna- no alle medie o alle superiori purché dotati di abilitazione in inglese. Ne consegue che sovente l’insegnante della classe abbia la competenza didattica ma sia carente di quella linguistica e che accada l’esatto contrario per l’insegnante abilitato in inglese, padrone della lingua ma alle prime armi per ciò che riguarda la competenza didattica. Sicché è inutile pensare a un ampliamento delle ore di lezione quando non ci siano ancora le forze necessarie per farlo. Troppo spesso sento in giro discorsi di genitori che dicono: “L’inglese? All’acqua di rose…”. O ancora più drastici: “Insegnamento a livelli disastrosi”. O: “La prof sa bene l’inglese ma non sa nulla di didattica delle elementari”. Certo, occorre attendere l’arrivo di forze nuove dalle lauree di Scienze della formazione. Ma intanto? Bisognerà, forse, ribaltare il discorso della Gruber e puntare proprio sulle superiori.
Che senso ha che al Classico e allo Scientifico si studi, di norma, una lingua sola, anche se per 5 anni? E che al Linguistico le ore di inglese prima lingua vadano, nel quinquennio, in calare (4-4-3-3-3) invece che crescere? Ma cerchiamo di sfruttare le molte energie fisiche e mentali di un adolescente per fargli studiare di più e meglio le lingue. Penso con terrore al momento in cui entreranno in vigore i licei quadriennali al posto del quinquennio. E, infine, che tutto l’affannarsi sull’inglese non vada a discapito dell’italiano. Mi spiegava un medico ospedaliero alle prese con i suoi specializzandi che: “In italiano non sanno mettere insieme, quando scrivono, due parole in croce”. Edificante, no?
Che senso ha che al Classico e allo Scientifico si studi, di norma, una lingua sola? E che al liceo Linguistico le ore di inglese calino nel quinquennio?