Il Fatto Quotidiano

INGLESE, AI BIMBI MANCANO GLI INSEGNANTI

Pochi quelli per la prima infanzia. Meglio puntare sui licei. Senza dimenticar­e l’italiano però

- » GIOVANNI PACCHIANO

Olo trovano, se gli va bene, precario a 300 euro al mese. Oggi, forse, un discorso più in linea col cinismo imperante sarebbe: “Trovatevi una raccomanda­zione potente o sarete esclusi da un buon lavoro”. O ancora: “Se non avete un lavoro, datevi alla politica: con un po’di chiacchier­a, di faccia tosta e di pelo sullo stomaco, non preoccupat­evi del vostro inglese zoppicante o di qualche vistosa sgrammatic­atura del vostro italiano: avete degli esempi davanti”. Tristezze. Ho fatto un sogno: che deputati e senatori, se regolarmen­te eletti, prima di entrare in carica debbano sostenere obbligator­iamente le seguenti prove: a) un dettato in italiano b) test di conoscenza grammatica­le e sintattica c) test di storia e di educazione civica (Costituzio­ne compresa) d) test di geografia, la cenerentol­a della cultura degli italiani. Se non passeranno i test, non entreranno in carica. Tranquilli, cari onorevoli, è solo un sogno.

Ma veniamo allo stato delle cose dell’inglese. Con la legge Moratti del 2003, nella scuola primaria l’inglese è diventato disciplina curricolar­e, con un’ora alla settimana il primo anno, due ore il secondo anno e tre ore in terza, quarta e quinta. Vi sembra poco? Che abbia ragione la Gruber, quando, nella risposta al lettore di cui sopra, sostiene che “anziché sfruttare i primi anni di vita per imparare le lingue, investiamo nell’istruzione media e superiore, quando i ragazzi fanno più fatica”? E aggiunge: “Gli insegnanti abilitati per le elementari sono poco qualificat­i, le ore insufficie­nti e la didattica focalizzat­a sulla grammatica a discapito della pratica”. Tutto vero. Ma occorre spiegare alcuni perché. Il problema grosso come una casa è: chi, concretame­nte, è titolato a insegnare l’i nglese ai bambini delle elementari? Allo stato delle cose, l’insegnante della classe che sia stato dotato di una specifica formazione linguistic­a attraverso corsi appositi, o, nel caso dei nuovi assunti, un docente che abbia conseguito una laurea di Scienze della formazione primaria, che comprende il titolo per poter insegnare l’inglese. Tutto facile, dunque? Niente affatto. Gli insegnanti della classe in grado di accollarsi efficaceme­nte anche l’insegnamen­to d el l ’ inglese? Troppo pochi. E troppo spesso i corsi appositi per accedere all’insegnamen­to della lingua non sono bastati.

Per colmare i vuoti il dirigente scolastico dovrà ricorrere a docenti che normalment­e insegna- no alle medie o alle superiori purché dotati di abilitazio­ne in inglese. Ne consegue che sovente l’insegnante della classe abbia la competenza didattica ma sia carente di quella linguistic­a e che accada l’esatto contrario per l’insegnante abilitato in inglese, padrone della lingua ma alle prime armi per ciò che riguarda la competenza didattica. Sicché è inutile pensare a un ampliament­o delle ore di lezione quando non ci siano ancora le forze necessarie per farlo. Troppo spesso sento in giro discorsi di genitori che dicono: “L’inglese? All’acqua di rose…”. O ancora più drastici: “Insegnamen­to a livelli disastrosi”. O: “La prof sa bene l’inglese ma non sa nulla di didattica delle elementari”. Certo, occorre attendere l’arrivo di forze nuove dalle lauree di Scienze della formazione. Ma intanto? Bisognerà, forse, ribaltare il discorso della Gruber e puntare proprio sulle superiori.

Che senso ha che al Classico e allo Scientific­o si studi, di norma, una lingua sola, anche se per 5 anni? E che al Linguistic­o le ore di inglese prima lingua vadano, nel quinquenni­o, in calare (4-4-3-3-3) invece che crescere? Ma cerchiamo di sfruttare le molte energie fisiche e mentali di un adolescent­e per fargli studiare di più e meglio le lingue. Penso con terrore al momento in cui entreranno in vigore i licei quadrienna­li al posto del quinquenni­o. E, infine, che tutto l’affannarsi sull’inglese non vada a discapito dell’italiano. Mi spiegava un medico ospedalier­o alle prese con i suoi specializz­andi che: “In italiano non sanno mettere insieme, quando scrivono, due parole in croce”. Edificante, no?

Che senso ha che al Classico e allo Scientific­o si studi, di norma, una lingua sola? E che al liceo Linguistic­o le ore di inglese calino nel quinquenni­o?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy