Mediaset, Tg5 verso Milano tra le proteste
Nuove voci di trasferimento. I giornalisti minacciano lo sciopero
Dopo
la vicenda Sky, tocca al Tg5. In questi giorni si è tornato a parlare di un prossimo trasferimento del principale telegiornale di Mediaset a Milano. Con voci discordanti. Per alcuni sembra già cosa fatta (come ha raccontato un articolo di Italia Oggi), con lavori in corso in una palazzina a Cologno monzese – al civico 44 di Viale Europa – per fare posto al personale in arrivo da Roma entro la fine del 2017; per altri, invece, è solo una voce non confermata e tutto è fermo. In un incontro tra i rappresentanti dei giornalisti, a marzo, l’azienda non ha confermato né smentito. “È solo una delle ipotesi in campo”, si è visto rispondere il Comitato di redazione. Poi più nulla fino alle voci degli ultimi giorni, che hanno spinto il Cdr a chiedere spiegazioni ai vertici, con in tasca un pacchetto di tre giorni di sciopero. “Se l’ipotesi del trasferimento a Milano non viene smentita, deve essere convocato subito un confronto tra azienda e rappresentanti dei giornalisti. Non possiamo credere che sia in atto da parte di Mediaset una campagna di pressione o addirittura di mobbing verso giornalisti e dipendenti di Roma per ottenere il trasferimento a Milano”, si legge nel comunicato del Cdr di un paio di giorni fa. Dall’azienda, finora, nessuna risposta.
La vicenda non è nuova: già in passato si è parlato di spostamenti e ridimensionamenti in casa Mediaset, a partire dal principale Tg. Ora il tema ritorna, proprio dopo la chiusura di un bilancio pesantemente in rosso
(- 295 milioni, il peggiore di sempre), dovuto anche alla mancata vendita di Premium a Vivendi.
MA DI QUANTE persone parliamo? A Roma lavorano 625 persone, di cui 120 giornalisti. Di questi il Tg5 ne conta 55, mentre altri 5 lavorano nella redazione milanese. Il resto sono giornalisti di Newsmediaset ( 40) e Videonews ( 20). Quindi alla fine si tratterebbe di spostare i 55 cronisti del Tg5, ma nemmeno tutti, per- ché nella Capitale resterebbe un presidio per la politica. Secondo alcune fonti, l’azienda punterebbe a una razionalizzazione per portare, poco alla volta, tutto il polo informativo a Milano. Un accentramento delle risorse che però, secondo alcuni, ha l’obiettivo di una riduzione del personale. “Si sa come vanno queste cose, su 55 persone magari l’azienda spera che una ventina non accettino il trasferimento e trovino un accordo per l’uscita”, dicono dalla redazione. Ma spostare il Tg5 inciderebbe di più sulle maestranze: un centinaio di tecnici e operatori in servizio permanente 365 giorni l’anno, per produrre 5 edizioni al giorno, dalle 6 del mattino all’1 di notte. In redazione, intanto, il clima è teso e il silenzio dei vertici è fonte di preoccupazione. E qualcuno sussurra: “Forse, con Berlusconi non più centrale politicamente, si pensa che fare informazione con un Tg non serva più…”. Nessuno crede agli aut aut ai dipendenti come è accaduto a Sky – che ha deciso di trasferire tutti a Milano (con 200 esuberi) – ma al Tg5 non sono giorni tranquilli.
Azienda silente Oltre ai cronisti rischiano pure un centinaio di maestranze La paura: “Senza B. in politica...”