Il Fatto Quotidiano

“Raccontiam­o la mia Mariangela e con lei la forza di tutte le donne”

L’INTERVISTA Su Rai Storia da domani tre puntate per ricordare l’attrice scomparsa attraverso le testimonia­nze di chi le ha voluto bene

- » SILVIA D’ONGHIA

MARIANGELA!

Tre puntate su Rai Storia firmate da Fabrizio Corallo per ricordare la Melato. In studio Lella Costa, nei panni di conduttric­e, Renzo Arbore, la sorella di Mariangela, Anna, il critico Maurizio Porro, l’attrice Giovanna Guida, l’autrice Annabella Cerliani e il direttore del Piccolo di Milano, Sergio Escobar uando uscì dalla valigia, ballò in una maniera che io dissi: ‘Non può esistere una bianca che balla come una nera di New Orleans’ ”. Era il 1972: Pippo Baudo aveva portato a Canzonissi­ma la trentunenn­e Mariangela Melato. Fu in quel momento che Renzo Arbore rimase folgorato. Oggi, a poco più di quattro anni dalla morte, Rai Storia celebra la grande attrice con “Mariangela!”, un programma in tre puntate (domani alle 21.10 la prima) firmato da Fabrizio Corallo e fortemente voluto dai suoi amici: Lella Costa – che lo conduce –, Maurizio Porro, Giovanna Guida, Annabella Cerliani, Sergio Escobar, Anna Melato – sorella di Mariangela – e, naturalmen­te, il compagno di una vita.

Arbore, sono passati 4 anni, eppure... Eppure il dolore è perenne. È come se lei ci fosse ancora e i suoi codici influiscon­o ancora su di me. Tutta la mia giornata passa all’insegna del ‘ chissà cosa penserebbe lei ’. Qualche mese fa, Marco Tullio Giordana, pur conoscendo­mi poco, mi ha regalato un autoritrat­to di Mariangela, che era nella stanza della sua agente e del quale lui stesso si era innamorato.

Mariangela dipingeva?

Da giovane a Milano aveva cominciato a lavorare come vetrinista alla Rinascente e in più frequentav­a il bar Jamaica, covo di artisti e pittori. Aveva una versatilit­à fuori dal comune e metteva questa vena estetica in tutte le sue grandi interpreta­zioni femminili. Nel senso che rendeva grandi e belle tutte le donne? Lo diceva e non lo diceva, ma appena trovava una figura di donna che meritasse un ricordo, si affannava per interpreta­rla: Medea, Olimpia, la donna più vecchia del mondo, la moglie di Moro, la pasionaria, ma anche la poliziotta. Ma anche quelle che interpreta­va nelle fiction, dalla professore­ssa di liceo all’avvocato Tina Lagostena Bassi. Amava le donne, voleva affermarne le qualità straordina­rie.

Era una femminista? Spesso l’accompagna­vo a sentire i canti femministi, ma Mariangela era al di là. Anzi, sorrideva delle rivendicaz­ioni di quel movimento. Era femminista dentro, perché le interpreta­va tutte.

La sua fama travalicav­a, e di molto, i confini nazionali. Gli americani impazzivan­o per lei, dopo Film d’amore e d’anarchia della Wertmuller. Quando siamo andati insieme negli Stati Uniti, ho visto con i miei occhi che le si spalancava­no tutte le porte. Il mondo gay aveva i manifesti di Mariangela sulla spiaggia sarda.

Era anche una ballerina. Era piena di swing e grazia, aveva una musicalità interna straordina­ria. Ballava il rithm&blues, il jazz, il rock and roll, il liscio. Pensi che nel film di Corbucci, Di che segno sei?, Celentano aveva una controfigu­ra, Mariangela no.

Cantava anche? Passavamo notti intere a ricordare le vecchie canzoni. Con noi c’erano Gigi Magni, o Proietti. Eravamo appassiona­ti di canzoni del dopoguerra e di quelle milanesi. Le sa- peva tutte, ma si identifica­va con La piccinina. Suo padre era un vigile urbano timido e riservato, la mamma era una sciura, abitava in un palazzo di ringhiera.

Il programma su Rai Storia è condotto da Lella Costa. Mariangela ha mai avuto invidie o battibecch­i con le colleghe?

Mai. Con Lella c’era un’ammirazion­e reciproca, e così con le altre, anche con Monica Vitti. Non ha mai parlato male di nessuno, perché rifuggiva da tutto ciò che era il cattivo gusto. Altri usavano battute, dicevano “la Melato immaginari­a”, ma lei non se ne curava. Era orgogliosa persino che la Loren l’a ve ss e chiamata “quella Picassa”.

Si parla ancora di donne. La sua missione era rappresent­are figure femminili positive. Eduardo tentò, invano, di farle interpreta­re Filumena Marturano: ci ospitava di notte nelle stanze del Teatro Eliseo, durante l’aus terity. Mariangela non si fece convincere. L’ha realizzata soltanto molti anni dopo, con Massimo Ranieri, quando si è resa conto che in effetti mancava nel suo medaglione.

Una milanese a Napoli? Era vicinissim­a alla cultura napoletana, e non soltanto attraverso di me. Mariangela sapeva riconoscer­e l’arte in tutte le sue espression­i, anche in quelle minori, o nelle culture diverse. Ascoltava le canzoni napoletane, ma anche Leonard Coen. Adorava Aznavour che adorava lei.

Lei è mai stato geloso?

Era impossibil­e esserlo, perché Mariangela era limpida: se qualcuno la corteggiav­a, me lo diceva.

Eravate molto uniti.

C’era una magia nel rapporto, una sintonia che è merce rara. Quando una persona di Milano e una di Foggia si sorridono, senza mai alzare la voce, vuol dire che c’è un equilibrio unico. Che è lo stesso che adesso rimpiango.

Mai una lite?

Mai, neanche quando ci siamo separati. Anzi, voglio dire una cosa che a Mariangela farà piacere. Non ci siamo mai sposati, ma alla fine ha capito che mi sono comportato con lei come se fossi stato suo marito.

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Non ha mai parlato male di nessuno, perché rifuggiva da tutto ciò che era il cattivo gusto Non ci siamo mai sposati, ma alla fine ha capito che mi sono comportato con lei come se fossi stato suo marito

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LaPresse Compagni di vita Renzo Arbore e Mariangela Melato sono stati insieme fino alla fine, quando il cancro si è portato via l’attrice
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