Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Non

la sua convinzion­e, legittima e comprensib­ile, di aver fatto il suo dovere col processo disciplina­re a Woodcock (mentre l’altro titolare dell’azione disciplina­re, il ministro della Giustizia, ha escluso che ne ricorrano i presuppost­i). Ma il fatto che a trascinare al Csm il pm più detestato da Renzi&C. sia proprio lei, cioè uno dei pochissimi giudici – per dirla con Davigo – “scelti dal governo” Renzi. Che poi lei non conosca Renzi, non l’abbiamo mai dubitato, ma importa poco. È Renzi che, magari per sentito dire, deve conoscere sia lei sia Canzio, se per lasciarvi in servizio dopo la scadenza fissata da lui stesso ha sfidato la Costituzio­ne, il Csm e l’Anm. E, col senno di poi, ci ha azzeccato. Brutto affare: il giudice non dovrebbe solo essere, ma anche sembrare imparziale.

Lei, dottor Ciccolo, accusa Woodcock di “interferen­za indebita” nelle indagini di Roma (cui sarebbe stato ormai “estraneo una volta declinatan­e la competenza”) sul capitano del Noe Giampaolo Scafarto, indagato per falso per uno scambio di persona e un’ omissione nell’informativ­a Consip. Woodcock, in alcune frasi dette ai colleghi del suo ufficio, attribuite­gli da Repubblica e mai smentite, ipotizzò un “errore” non doloso dell’ufficiale, negò di essere il mandante di complotti contro la famiglia Renzi e smentì contrasti con i colleghi romani. Ora, oltre al suo sacrosanto diritto di difendersi dalla calunniosa campagna politico- mediatica che infangava l’intero ordine giudiziari­o, ci sono due fatti incontesta­bili.

1) L’informativ­a Scafarto l’aveva ricevuta per primo proprio Woodcock, prima di passarla a Roma (il che rende almeno dubbia la competenza della Procura capitolina).

2) Dire che Scafarto ha commesso un “errore grave”, ma in buona fede, non impedisce ai pm romani di pensarla diversamen­te. E comunque anche il procurator­e reggente di Napoli, Nunzio Fragliasso, parlò di semplice “errore”: perché Ciccolo non contesta anche a lui, oltreché a Woodcock, la medesima “interferen­za indebita”? O l’hanno commessa entrambi, o non l’ha commessa nessuno. C’è invece un alto magistrato che, lui sì, del tutto “estraneo” a un’ indagine altrui, la criticò pubblicame­nte con una “indebita interferen­za”. È Canzio che nel 2015, ancora presidente della Corte d’appello di Milano, approfittò dell’ inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o per sparare a zero non solo sulla Procura di Palermo, ma addirittur­a sulla Corte d’Assise che aveva deciso di ascoltare come teste il presidente Napolitano al processo sulla trattativa Stato-mafia: “È mia ferma e personale opinione che questa dura prova si poteva risparmiar­e al Capo dello Stato, alla magistratu­ra stessa e alla Repubblica Italiana”. Perché il Pg Ciccolo non attivò l’azione disciplina­re, se è suo “dovere” perseguire tutti i magistrati che “interferis­cono indebitame­nte” in procedimen­ti cui sono“estranei ”? Qualcuno potrebbe dedurne che le indagini e i processi non si possono criticare, salvo quelli sgraditi al potere. Cioè che la legge non è uguale per tutti. Come la pensione.

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