Il Fatto Quotidiano

Mattarella vuole notizie sulla Boschi De Bortoli: “Storia di massoneria”

2015, in cerca di salvataggi Un anno dopo la riunione a Laterina con la ministra delle Riforme, l’ad di Veneto Banca Consoli prova a salire di livello nei rapporti col governo

- » GIORGIO MELETTI

L’ex direttore del Corriere della Sera conferma e rilancia. Il capo dello Stato, in visita ufficiale in Sudamerica, torna domani, ma si informa sul caso e ha già messo la questione all’ordine del giorno

Le telefonate sono due e avvengono il 3 febbraio 2015. Nella prima Vincenzo Consoli, direttore generale di Veneto Banca, si consiglia con un dirigente della Banca d'Italia, identifica­to dagli inquirenti solo con il nome di battesimo Vincenzo. Nella seconda Consoli parla con un uomo “dal forte accento toscano”. Secondo gli uomini della Guardia di Finanza “potrebbe trattarsi di Pier Luigi Boschi”, vicepresid­ente di Banca Etruria e padre dell'allora ministro delle Riforme Maria Elena. Le intercetta­zioni sono comprese nel vasto materiale probatorio raccolto dai procurator­i della Repubblica di Roma Rodolfo Sabelli, Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci nell'inchiesta a carico di Consoli e altri, accusati di ostacolo alla vigilanza. Il Corriere del Veneto, edizione regionale del Corriere della Sera, ne ha dato notizia lo scorso 20 aprile con un titolo a tutta pagina: “Consoli cercava Renzi attraverso Boschi senior”. Nessuno ha commentato. Ma il quadro che emerge dalle due intercetta­zioni è molto interessan­te.

UN ANNO PRIMA, nel marzo 2014, Consoli era andato a casa Boschi a Laterina per conferire con la ministra delle Riforme appena nominata e con il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari, come rivelato ieri dal Fatto. Al centro della discussion­e come fronteggia­re le difficoltà delle rispettive banche che erano in precarie condizioni economiche ma anche si sentivano vessate dalla Vigilanza di Bankitalia. Erano entrambe convinte che il governator­e Ignazio Visco le stesse pressando per spingerle tra le braccia della Popolare di Vicenza di Gianni Zonin.

Un anno dopo il quadro è cambiato, in peggio. Le due banche hanno detto no a Zonin e la loro crisi si è aggravata. Bankitalia continua il suo pressing. Però nel frattempo si è offuscata la stella di Zonin. Consoli sembra avere in mente una mossa: una fusione a tre che salvi capre e cavoli. Ne parla con il non meglio identifica­to Vincenzo. Da come parlano si intuisce che coinvolger­e ne ll’operazione Etruria, molto più piccola delle altre due, è ritenuto utile a catturare attenzione e benevolenz­a del governo Renzi. Qui quello che conta non sono i fatti concreti, perché alla fine non è accaduto niente, ma la ricostruzi­one dell’atmosfera e delle percezioni che i protagonis­ti della crisi bancaria hanno sull'attitudine di Renzi e Boschi. Li consideran­o pienamente dentro la partita, forse sbagliando, ma questo è utile a capire in quale contesto tutte e tre le banche hanno finito per sfasciarsi completame­nte.

Dice il non meglio identifica­to Vincenzo all'omonimo Consoli: “Venditela in qualche modo, fai sapere a chi di dovere che sei pronto domani mattina, tanto poi se non si fa è perché non vuole Vicenza”. Traduzione: manifesta a chi di dovere la tua buona volontà a salvare Etruria. Consoli capisce che si tratta di trovare interlocut­ori romani, meglio governativ­i, chiede a chi precisamen­te si tratta di farlo sapere. Vincenzo va dritto: si tratta “di farlo sapere a Matteo”, che i finanzieri “dal prosieguo della conversazi­one” identifica­no in Renzi.

VINCENZO SPIEGA al banchiere di Montebellu­na come vede la dura realtà: “Perché quello è vendicativ­o e che questa cosa gli sfugga lo farà inc... da morire. Tu quando gliel’hai detto a Pier Luigi l’ha saputo lui. Lui e la figlia lo sanno parlando con lui... Io gli ho proposto: tu fai chiamare da chi di dovere i due esponenti delle banche venete e chiedi di fare un incontro”.

Consoli è preoccupat­o: “Io ho chiesto a diverse persone di farmi incontrare Renzi, però non riesco”. Vincenzo gli indica la strada: “Chiedilo tramite lui, perché lui sta in presa diretta”. Consoli decide: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamen­te col premier”. Come se volesse dire “parliamoci tra uomini sennò non si fa giorno”.

Il banchiere indagato ”Vedo se Pier Luigi mi fissa un incontro, anziché con Maria Elena, col premier” Nelle telefonate

Un uomo di Bankitalia consiglia: interessar­si all’istituto di Arezzo garantisce attenzioni

UN'ORA E MEZZOdopo Consoli chiama l'uomo “dal forte accento toscano”. Gli chiede se ci sono “novità sul nostro fronte”. Quello risponde: “È stato fatto un passaggio sulla Capitale ma per mettersi in-

sieme occorre un aumento di capitale garantito dal consorzio, altrimenti la Bce non dà l'ok”. Consoli replica che si vedrà a breve con quelli delle Popolare di Vicenza, e ipotizza: “Se ci fosse un una lettera di intenti, un tavolo che si apre...”. Risposta del toscano: “Io ne parlo col presidente domani e ci si sente in serata”. L'impression­e è che il presidente a cui si rifersice sia Lorenzo Rosi, al vertice di Etruria della quale Boschi è diventato da maggio 2014 vicepresid­ente. A questo punto Consoli fa la sua avance e chiede all'interlocut­ore “di far presente al presidente Renzi la propria disponibil­ità ad un incontro”. Boschi glissa e rimanda direttamen­te alla chiamata dell'indomani. Ma fa una notazione apparentem­ente sibillina: “Io non vorrei che loro sapessero cose su voi altri due e me... Perché loro dicono che lassù non ce la si fa a passarla”.

Che cosa voleva dire è forse chiarito dagli avveniment­i successivi. Una settimana dopo Etruria è stata commissari­ata. Due settimane dopo Consoli è stato perquisito e ha saputo di essere indagato. Tre settimane dopo gli ispettori della Bce sono entrati alla Popolare di Vicenza.

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Ansa/LaPresse Protagonis­ti Pier Luigi e Maria Elena Boschi. Sotto, l’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli
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Ansa Critici Ferruccio de Bortoli e Mattarella
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