Il conto lo pagano i lavoratori: 1600 esuberi
Il bail-in di fine 2015 ha bruciato risparmi e aperto un buco da 5 miliardi per il settore
Riascoltandole
oggi, quelle parole impressionano: “Abbiamo salvato un milione di correntisti e 7 mila posti di lavoro”, spiegò alla Camera Matteo Renzi il 27 gennaio 2016. Si votava la mozione di sfiducia al governo sull’onda delle polemiche per il disastroso “salvataggio” di quattro banche fatto a novembre. Ieri Ubi, l’acquirente di tre dei quattro istituti, ha dichiarato quasi 1600 esuberi.
È SOLO L’ULTIMO conto di un disastro annunciato. A novembre 2015 Etruria, Marche, Carife e Carichieti, l’1% del settore bancario, vengono mandate in “risoluzione” dal governo usando per la prima volta le nuove norme Ue sul bail-in, che impongono di accollare il costo dei salvataggi ai creditori: oltre ai 110 mila azionisti, vengono azzerati pure 420 milioni di euro in mano a 12.500 obbligazionisti.
I prestiti inesigibili di Etruria & C. finiscono in una bad bank a prezzi stracciati, che in breve diventano i valori di riferimento per il mercato, terremotando il sistema bancarie. Vengono poi create 4 nuove banche risanate e gestite dal “Fondo di risoluzione” della Banca d’Italia, alimentato da tutte le banche italiane, obbligate a versare subito 3,8 miliardi per ricapitalizzare gli istituti e coprirne le perdite (a marzo scorso sono stati neces- sari altri 600 milioni).
Mercoledì, le nuove Etruria, Marche e Carichieti sono state cedute a Ubi Banca al prezzo simbolico di 1 euro (Carife andrà a Bper). “Abbia- mo fatto da cavie in Europa per il bail-in ma ne siamo usciti vivi. I vincitori sono i lavoratori”, ha spiegato l’ad Roberto Nicastro. Passato un giorno, Ubi ha annunciato 1.569 esuberi, un terzo dell’organico, da realizzare entro il 2020 col fondo di solidarietà di settore (al limite della capienza).
E dire che, prima di prendersele gratis, l’istituto guidato da Victor Massiah ha ottenuto che il Fondo di risoluzione ripulisse i bilanci con altri 1,1 miliardi, accantonando un miliardo per i ri- schi legali. A conti fatti, al settore bancario l’intera operazione costerà almeno 5 miliardi: Unicredit, Ubi, Pop Bari e Banco Popolare hanno già iniziato a scaricare i costi sui correntisti. Il governo ha poi completato il disastro gestendo malissimo i rimborsi agli obbligazionisti: finora solo il 28% ha ottenuto quello “f o rf e ttario” (l’80% di quanto perso); alla fine si arriverà al 55% (5.600 persone tagliate fuori). I decreti per accedere agli arbitrati dell’An ac promessi da Renzi, e ottene- re così il rimborso totale, non sono mai arrivati. Alvise Aguti del Comitato “azzerati dal salva banche”, infine, ha scoperto che i parenti dei possessori dei bond, entro il secondo grado, potranno avere il rimborso solo se il familiare è vivo.
PER FINIRE, il nuovo presidente delle tre banche scelto da Ubi, Osvaldo Ranica, fu sanzionato nel 2013 da Bankitalia per carenze nei controlli interni e nella gestione del credito in Ubi leasing, di cui è vice presidente. Con lui fu multato Costantino Vitali, nominato da Ubi presidente di Banca Federico del Vecchio e CariLoreto (controllate di Etruria e Banca Marche). Un capolavoro.
MATTEO RENZI
Abbiamo salvato settemila posti di lavoro e 1 milione di correntisti 27 GENNAIO 2016