Il Fatto Quotidiano

Rossi, pm di Etruria e consulente di Renzi: niente sanzioni (e papà Boschi stralciato)

Luglio scorso il fascicolo sul magistrato aretino pende alla Procura generale

- » ANTONELLA MASCALI E DAVIDE VECCHI

Che

fine hanno fatto le carte sul procurator­e di Arezzo Roberto Rossi, trasmesse dal Csm al procurator­e generale della Cassazione Pasquale Ciccolo? Alla sezione disciplina­re del Consiglio non è arrivato nulla: né una richiesta di archiviazi­one, né un atto di incolpazio­ne, né una richiesta di rinvio a giudizio. Eppure è passato quasi un anno. Era il 21 luglio 2016 quando il Plenum votò l’archiviazi­one del procedimen­to a carico del procurator­e, aperto dalla Prima Commission­e per incompatib­ilità ambientale, perché Rossi ha cominciato a indagare su Banca Etruria, al cui vertice c’era Pier Luigi Boschi, mentre era consulente del governo (fino al 31 dicembre 2015) di cui faceva parte la figlia Maria Elena Boschi, allora ministra per le Riforme.

Quel Plenum fu burrasco- so, segnato da un colpo di scena: per la bocciatura di una delle indicazion­i avanzate dalla relazione, la trasmissio­ne degli atti oltre che al Pg della Cassazione anche alla Commission­e del Csm che fa le valutazion­i profession­ali, i relatori Piergiorgi­o Morosini, togato di Area (sinistra) e Renato Balduzzi, laico di Scelta Civica, hanno ritirato la firma e si sono astenuti, così come tutti i togati di Area. Anche Ciccolo si è astenuto, ma proprio perché avrebbe dovuto valutare se promuovere un’azione disciplina­re di cui, a oggi, non c’è traccia.

IL CSM ha trasmesso le carte al Pg perché il procurator­e aveva proseguito la consulenza governativ­a senza aver comunicato al Consiglio possibili incompatib­ilità del doppio incarico pm-consulente del governo. Inoltre, aveva dato le deleghe per l’inchiesta solo quando il caso è finito al Csm. E ancora: Rossi aveva messo in forte imbarazzo il Consiglio quando si scoprì, da un articolo di Panorama, che in passato aveva indagato su Boschi padre, chiesto e ottenuto l’archiviazi­one. L’ultima, il 7 novembre 2013. Il mese prima, aveva organizzat­o un convegno ad Arezzo con l’allora ministro dell’ambiente Andrea Orlando e la deputata Boschi. Ma alla Prima Commission­e, Rossi aveva detto: non conosco “nessuno della famiglia Boschi”. Di Boschi padre è stato avvocato Giuseppe Fanfani, oggi membro laico del Csm in quota Pd e presidente della Prima commission­e.

Pierluigi Boschi ha avuto 10 procedimen­ti: dal 2010 al 2015 è stato indagato o coindagato per turbativa d'asta, estorsione, dichiarazi­one infedele, omesso versamento dei contributi. Sempre archiviato. In 4 casi il pm era proprio Rossi. Che ora ha tra le mani uno stralcio del filone principale dell’inchiesta su Banca Etruria, per il quale papà Boschi è indagato per bancarotta fraudolent­a. Già multato due volte da Bankitalia, insieme ai componenti degli ultimi due Cda, quando la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per le elargizion­i facili da 180 milioni per 21 degli ex vertici di Etruria, il suo nome non c'era. Seppure vicepresid­ente, non aveva poteri decisional­i. Ma è indagato per la liquidazio­ne all'ex direttore generale Luca Bronchi, da 1,2 milioni, deliberata dal Cda a cui Boschi senior ha partecipat­o. La figlia, allora ministra, a Porta a Porta, dichiarava: “Nessuno ha dato grande risalto alla notizia che mio padre è fuori da quell'inchiesta per bancarotta fraudolent­a”. Perché era una notizia falsa. Sempliceme­nte.

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Il procurator­e Roberto Rossi

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