Rossi, pm di Etruria e consulente di Renzi: niente sanzioni (e papà Boschi stralciato)
Luglio scorso il fascicolo sul magistrato aretino pende alla Procura generale
Che
fine hanno fatto le carte sul procuratore di Arezzo Roberto Rossi, trasmesse dal Csm al procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo? Alla sezione disciplinare del Consiglio non è arrivato nulla: né una richiesta di archiviazione, né un atto di incolpazione, né una richiesta di rinvio a giudizio. Eppure è passato quasi un anno. Era il 21 luglio 2016 quando il Plenum votò l’archiviazione del procedimento a carico del procuratore, aperto dalla Prima Commissione per incompatibilità ambientale, perché Rossi ha cominciato a indagare su Banca Etruria, al cui vertice c’era Pier Luigi Boschi, mentre era consulente del governo (fino al 31 dicembre 2015) di cui faceva parte la figlia Maria Elena Boschi, allora ministra per le Riforme.
Quel Plenum fu burrasco- so, segnato da un colpo di scena: per la bocciatura di una delle indicazioni avanzate dalla relazione, la trasmissione degli atti oltre che al Pg della Cassazione anche alla Commissione del Csm che fa le valutazioni professionali, i relatori Piergiorgio Morosini, togato di Area (sinistra) e Renato Balduzzi, laico di Scelta Civica, hanno ritirato la firma e si sono astenuti, così come tutti i togati di Area. Anche Ciccolo si è astenuto, ma proprio perché avrebbe dovuto valutare se promuovere un’azione disciplinare di cui, a oggi, non c’è traccia.
IL CSM ha trasmesso le carte al Pg perché il procuratore aveva proseguito la consulenza governativa senza aver comunicato al Consiglio possibili incompatibilità del doppio incarico pm-consulente del governo. Inoltre, aveva dato le deleghe per l’inchiesta solo quando il caso è finito al Csm. E ancora: Rossi aveva messo in forte imbarazzo il Consiglio quando si scoprì, da un articolo di Panorama, che in passato aveva indagato su Boschi padre, chiesto e ottenuto l’archiviazione. L’ultima, il 7 novembre 2013. Il mese prima, aveva organizzato un convegno ad Arezzo con l’allora ministro dell’ambiente Andrea Orlando e la deputata Boschi. Ma alla Prima Commissione, Rossi aveva detto: non conosco “nessuno della famiglia Boschi”. Di Boschi padre è stato avvocato Giuseppe Fanfani, oggi membro laico del Csm in quota Pd e presidente della Prima commissione.
Pierluigi Boschi ha avuto 10 procedimenti: dal 2010 al 2015 è stato indagato o coindagato per turbativa d'asta, estorsione, dichiarazione infedele, omesso versamento dei contributi. Sempre archiviato. In 4 casi il pm era proprio Rossi. Che ora ha tra le mani uno stralcio del filone principale dell’inchiesta su Banca Etruria, per il quale papà Boschi è indagato per bancarotta fraudolenta. Già multato due volte da Bankitalia, insieme ai componenti degli ultimi due Cda, quando la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per le elargizioni facili da 180 milioni per 21 degli ex vertici di Etruria, il suo nome non c'era. Seppure vicepresidente, non aveva poteri decisionali. Ma è indagato per la liquidazione all'ex direttore generale Luca Bronchi, da 1,2 milioni, deliberata dal Cda a cui Boschi senior ha partecipato. La figlia, allora ministra, a Porta a Porta, dichiarava: “Nessuno ha dato grande risalto alla notizia che mio padre è fuori da quell'inchiesta per bancarotta fraudolenta”. Perché era una notizia falsa. Semplicemente.