Arriva il mezzo Italicum: ora Renzi non lo vuole
La base di discussione è il testo uscito dalla sentenza della Consulta, sostanzialmente proporzionale, l’unico su cui possono convergere Dem, M5S e Forza Italia
L’ok del Pd al testo base sulla legge elettorale non è scontato”. La linea la detta Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, l’uomo che sta portando avanti la trattativa per conto di Matteo Renzi. Dichiarazione che è piuttosto paradossale, visto che il testo presentato dal relatore Andrea Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è il Legalicum esteso al Senato, ovvero l’Italicum bis (senza il ballottaggio, sulla base delle modifiche della Consulta) un sistema che il premier ha più volte detto che per lui sarebbe andato bene. Di fatto un proporzionale che darebbe vita alle larghe intese.
MA IERI ha fatto presentare all’ultimo momento utile una proposta a Emanuele Fiano per un sistema alla tedesca: un sistema misto, con il 50% di seggi assegnati con metodo proporzionale e 50% di seggi con maggioritario. Il cosiddetto “Verdinellum” sul quale c’era la convergenza di Ala. Il tentativo dem era quello di cercare l’accordo con Forza Italia, nonostante fosse chiaro ormai che Berlusconi era contrario. Mentre sul “L eg al icum” c’è – a ora – il sì non solo di FI, ma anche dei Cinque Stelle.
A ogni modo, la proposta Mazziotti prevede l’introdu- zione del premio di maggioranza al Senato, per la lista che ottenga almeno il 40%; soglie di sbarramento uniformi al 3% sia alla camera che al Senato, su base regionale; un sistema di liste identico a quello dell’Italicum anche al Senato, con capilista bloccati e preferenze.
È evidente che a questo punto (e fino al 19) si lavorerà agli emendamenti. Emanuele Fiano la mette così: “Finora, tutti erano contro l’Italicum, invece ora tutti lo vogliono”. Per il resto, si continuano a tenere le carte coperte. Ieri, è stata una giornata piuttosto schizofrenica. “Mazziotti, deve scegliere se farsi dire di no all’estensione del Legalicum, su cui sono d’accordo Cinque Stelle e Forza Italia oppure farsi dire di no dal Pd che vuole il suo sistema alla tedesca?”.
A domanda, Rosato, mentre si aspettava il testo base, risponde: “Mi pare una sintesi efficace”. Nel frattempo, Renzi al Nazareno, davanti alla cabina di regia, composta da lui, Finocchiaro, Boschi, Martina, lo stesso Rosato e Zanda sulla legge elettorale la metteva più o meno così: “Sì, adesso c’è questa nostra proposta, vediamo ”. Il sottotesto colto dai presenti era piuttosto chiaro: impegno per arrivare a una legge, pari a zero. Per chi non avesse capito, ancora, su Facebook, ecco Renzi: “Continuano le grandi manovre parlamentari di chi chiede a parole una nuova legge elettorale ma in pratica non la vuole, e perde tempo”. Il punto è che non si capisce chi non la vuole, la legge. All’assemblea di domenica Renzi aveva detto: “Non sta al Pd formulare una proposta”. Ecco. E allora, quella di ieri, cos’era? “La nostra posizione. Una proposta, ma non proprio” (ancora Rosato).
LA PARTITAsi riapre. Martedì il gruppo Pd riunisce l’ufficio di presidenza per decidere come muoversi. Dalla Camera potrebbe uscire un semilavorato su cui trovare un accordo in Senato. La strada più probabile è che alla Camera vengano presentati emendamenti. Renzi potrebbe insistere non lavorando a un accordo sulla base di querta proposta, ma cercando un asse con Lega, Ala e centristi, correggendo il testo in senso maggioritario. Poi, la conta in Senato. Se, dovesse andare male, l’ex premier è già pronto a chiedere al governo di agire per decreto.
Mani libere
Rosato (Pd): “Non so se lo votiamo”. Così può sparire il sistema che piaceva all’ex premier