Il Fatto Quotidiano

Maroni inizia a smarcarsi da Salvini: basta lepenismo

- GI. RO.

Anche se l’esito delle primarie di domenica per eleggere il segretario appare scontato, con Matteo Salvini che uscirà vittorioso dalla sfida con l’a ss e ss or e all’A g r icoltura lom bardo Gianni Fava, il mom ento per il Carroccio è complicato assai. La sconfitta di Marine Le Pen, infatti, ha ridato fiato a chi, nel movimento, è critico con la politica “lepenista” e anti-Ue di Salvini. Da tempo in rotta col segretario, ieri Bobo Maroni è uscito allo scoperto sul Corsera, facendo capire a chi andrà il suo voto di domenica. “La parentesi lepenista della Lega può considerar­si conclusa. Non faccio dichiarazi­oni di voto, ma sostengo chi fa certe battaglie. Chiunque dica che la Lega ha il dovere di tornare alle origini e difendere gli interessi del Nord per me fa un discorso interessan­te”, afferma Maroni.

Naturalmen­te a volere un ritorno della Lega della prima ora, quella bossiana, che vedeva in Roma e non in Bruxelles il nemico principale, è proprio lo sfidante Fava. Appoggiato da Bossi, ma soprattutt­o da Maroni. È il governator­e, infatti, a muovere i fili della sua candidatur­a. Fava ha puntato la sua campagna su un modello di Lega alternativ­o a quello di Salvini, col ritorno all’autonomism­o: più gazebo e feste padane, meno tv e social network. Come dimostra anche il referendum per l’autonomia fiscale di Lombardia e Veneto voluto da Maroni e Zaia, che si terrà il prossimo autunno.

Salvini, naturalmen­te, domenica vincerà, ne è consapevol­e lo stesso Fava. Ma occorre vedere come. Lui punta al plebiscito: “Se non avrò l’80% mi dimetterò da segretario e tornerò a fare il semplice militante”. Una prova di forza che non piace a Maroni (e ovviamente a Bossi). “Al di là del risultato, la mia vittoria è quella di aver riportato la politica al centro del dibattito congressua­le”, ha detto ieri Fava. Il vincitore delle primarie sarà ratificato proprio dal congresso (a Parma, il 21 di maggio).

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