L’Italia è ferma: la sua crescita resterà la più bassa d’Europa
Le stime dell’Ue. Dopo la manovrina, si tratta per evitare la stangata a fine anno
La crescita nell’Ue si sta rafforzando e la disoccupazione continua a diminuire, ma non in Italia”. Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, non nasconde la sua soddisfazione commentando le nuove stime pubblicate ieri da Bruxelles, che indicano per il biennio attuale un generale progresso del Pil nei Paesi della Ue. Secondo gli economisti della Direzione generale Ecfin, il Pil dell’eurozona dovrebbe salire in media dell’1,7% nel 2017 e dell’1,8% nel 2018. Nell’Ue nel suo complesso, la crescita dovrebbe rimanere stabile all’1,9% per entrambi gli anni (nelle previsioni d’inverno era pari all’1,8% sia per il 2017 che per il 2018). L’unico Paese dell’Ue a rimanere que st’anno sotto l'asticella dell’1% è l'Italia: +0,9% nel 2017 e nel 2018 non si va oltre uno stentato +1,1%.
IL RESTO dell’eurozona riesce a fare un po’ meglio. La Germania dovrebbe crescere quest’an no dell’1,6%, la Francia dell’1,4%, la Spagna del 2,8%, la Grecia (ma qui le stime sono da prendere con le pinze) del 2,1%, il Portogallo dell’1,8%, la Finlandia dell’1,3%. L’economia britannica crescerà, ma più lentamente del previsto, avverte il report Ue. Le previsioni economiche della Commissione europea rivedono al ribasso le stime di tre mesi fa e puntano il dito (con un conflitto d’interessi) contro la Brexit. L’esecutivo Ue ora stima la crescita inglese del 2016 a +1,8% (-0,2 punti rispetto a febbraio scorso), stabile sullo stesso livello nel 2017, ma in calo di 0,5 punti nel 2018 quando è prevista a +1,3%. “La situazione – rileva ancora Dombrovskis – è molto di- versa da uno Stato membro all’altro, con risultati migliori nelle economie che hanno attuato riforme strutturali più ambiziose”. Perché l'Italia cresce meno degli altri? “Non lo so” ha risposto il ministro tedesco dell'Economia Wolfgang Schäuble in un'intervista al quotidiano Repubblica. Però il ministro della Merkel è sicuro che il percorso delle riforme di Matteo Renzi “sia stato giusto” e per il lavoro che sta facendo Paolo Gentiloni “ho un gran rispetto”. Insomma per un motivo misterioso le “riforme” attuate funzionano, e funzionano ovunque, meno che in Italia, ma il governo Ren- zi-Gentiloni ha lavorato bene. In attesa che Schäuble sciolga l'arcano i commissari europei provano a dare una spiegazione più articolata. “L'incertezza politica e la lenta sistemazione del sistema bancario rappresentano rischi al ribasso per le prospettive di crescita dell’Italia” si legge nel report. Dove per “incertezza politic a” si intende semplicemente “che ci sono le elezioni: è un fattore che gioca sugli attori economici, come l’attuale fiducia nello sviluppo della manifattura italiana potrebbe significare una più forte domanda esterna rispetto a quella prevista” argomenta debolmente Pierre Moscovici, com- missario agli Affari economici e finanziari. L’unica certezza della Commissione è che ci sarà un “leggero aumento” del debito per i salvataggio bancari (i 20 miliardi stanziati per decreto dal governo). Le stime di primavera di Bruxelles tengono conto della manovra correttiva varata dal governo, ma non dei futuri provvedimenti con cui il governo punta a sterilizzare gli aumenti delle aliquote Iva previsti nelle clausole di salvaguardia. C’è poi il capitolo deficit: quello italiano rimane atteso da Bruxelles al 2,2% del Pil nel 2017 ( dal 2,4% previsto a febbraio) e al 2,3% nel 2018 (dal 2,6% di febbraio). Nel 2016 il deficit maturato è stato del 2,4%. Le previsioni del governo contenute nel Documento di economia e finanza appena approvato dal governo parlavano di un target quasi dimezzato, pari a 1,2% nel 2018: una stretta fiscale da almeno 16 miliardi da fare in autunno (aumenti di tasse o tagli di spesa) su cui il governo sta già trattando con Bruxelles. Nel 2019 si dovrebbe addirittura raggiungere il pareggio di bilancio con il deficit allo 0,2% del Pil (altri 17 miliardi da trovare).
Il solito rito
Per il governo il debito si stabilizza nel 2017, non per Bruxelles: calerà solo nel 2018 (forse) 16 mld Le risorse da trovare in autunno per portare nel 2018 il deficit all’1,2% del Pil
IN DEFINITIVA il debito pubblico dell’Italia dovrebbe salire, secondo l’Ue, dal 132,6% del Pil nel 2016 al 133,1% nel 2017, per poi calare al 132,5% del Pil nel 2018. Secondo il governo doveva stabilizzarsi già quest’anno (da anni nessuno dei due ha azzeccato le stime).