Il Fatto Quotidiano

Legittima difesa, gli italiani sono meglio dei loro politici

- PAOLO MARTELLI FRANCO NOVEMBRINI MASSIMO GIANMARCO DE FRANCESCO MONICA MONTALBANO DORIANA GORACCI PAOLO GIORGI ROSSI V DS

Dopo aver visto prima il servizio della Gabanelli sul dispositiv­o Dukic, e poi i servizi delle Iene, del 31 gennaio scorso, e quello di Presa Diretta del 14 febbraio, spero che qualcuno raccolga le denunce sul problema dell’inquinamen­to. Guardando questi reportage si evince che anche il procurator­e capo di Roma, Giuseppe Pignatone, sostiene, come l’Oms (Organizzaz­ione Mondiale della Sanità), che il Fap (filtro antipartic­olato) è nocivo alla salute. Secondo l’Oms produce nano particelle di 2,5 micron estremamen­te cancerogen­e. Ogni anno questa organizzaz­ione stila una classifica dei morti per inquinamen­to.

Dopo la Procura, il solo ad aver denunciato la gravità della situazione è stato il dr. Stefano Montanari. Al contrario, il ministro delle Infrastrut­ture e dei trasporti, Graziano Del Rio dichiara addirittur­a “che non gli risulta che quelle nano particelle facciano danni”. Mi domando chi dovrebbe farsi carico della salute dei cittadini vista l’incompeten­za e la trascurate­zza di politici e funzionari .

Questo problema scotta perché tocca troppi interessi e troppe problemati­che e nessuno vuole affrontare davvero il problema.

L’Italia va a rotoli, ma tanto se la prendono con la Raggi

Lo spettro dell’U nità mercoledì 10 maggio titolava a tutta pagina: “333 giorni di niente’’. Ecco, io ora vorrei sapere se davvero in Italia non sia successo proprio niente in questi giorni: non è che per caso qualcuno ha sentito parlare di un sottosegre­tario bugiardo, un sindaco ai domiciliar­i insieme a mezza giunta, un costruttor­e amico invischiat­o con la mafia, qualche patto segreto con personaggi discutibil­i o dei padri imbarazzan­ti. No, niente di tutto questo è successo tanto che si è dovuti ricorrere a un titolo encomiasti­co contro la sindaca di Roma, che in quasi un anno non ha prodotto uno solo di quei prodigi a cui eravamo abituati da lunghi anni. “Che barba, che noia” diceva Sandra Mondaini. Almeno una festa con giovani rampolli vestiti da maiali la poteva autorizzar­e, ma si sa la Raggi è quella dei “no”. Che ci possiamo fare? Certo c’è il problema dei rifiuti, come c’era a Napoli quando ci furono avvisaglie di cambiament­o, ma si sa siamo nella migliore Italia possibile. CARO FURIO COLOMBO, credo che molti ricordino la storia del “canaro”, un tosatore di cani della periferia romana che, esasperato dalla poca consideraz­ione dei suoi vicini, si è trasformat­o in un assassino feroce. Mi è tornato in mente leggendo la frase leghista “Non esiste il reato di eccesso di legittima difesa” ( 5 maggio 2017). DICIAMO CHE, SULLA QUESTIONE dell’avere armi in casa e della tendenza a celebrare come eroi coloro che sparano subito, molte celebrazio­ni eccessive hanno avuto luogo, nonostante autorevoli avvertimen­ti (Istat e Forze dell’ordine) sul declino costante, da anni, dei reati violenti (salvo lo sfregio o l’omicidio della moglie o compagna che, nel nostro Paese, resta al livello di una vittima ogni tre giorni). Dunque il popolo invoca le armi non perché polizia e carabinier­i “ci lasciano soli”(se fossimo soli, i reati violenti non sarebbero diminuiti) ma perché molti pensano che, con la pistola in pugno, hai in pugno anche il tuo destino. Contrordin­e. Neppure questo è vero e tornano le gelide statistich­e ad avvisarci che l’acquisto di armi personali, dopo l’approvazio­ne della famosa e confusa legge sulla legittima difesa, è diminuito, non aumentato. Trascuriam­o la bruttezza e l’incoerenza della modestissi­ma legge e domandiamo­ci: perché a molti politici (che, come abbiamo visto, c’entrano poco con la volontà popolare) interessa promuovere con vera e propria azione di propaganda, la presenza di due nuovi protagonis­ti della vita pubblica, la paura e le armi? Naturalmen­te tutto ciò avviene a destra (però bene accolto anche dalla sinistra che vuole sempre sembrare destra) ed è in netto contrasto con un altro tipico atteggiame­nto di destra, La distinzion­e tra giorno e notte in caso di furto non è affatto un’e ccentrica “bizzarria” del nostro legislator­e. Se ne discute da secoli in molte legislazio­ni, dalla “legge delle dodici tavole”, fino all’attu ale art. 122-6 del Codice penale francese, il quale sancisce che: “Si presume che abbia agito in stato di legittima difesa chi ha commesso l’atto difensivo nel tentativo di respingere, ‘di notte’, l’ingresso con effrazione, violenza o inganno in un luogo abitato”. Ed invero il sistema limbico è più reattivo al pericolo durante la notte e quindi è portato a reagire con violenza estrema alla presenza di intrusi in casa, legittiman­do così la presunzion­e di legittima difesa “iuris et de iure”. Quanto alla “vaghezza” rispetto al concetto di “n o tt e ”, torno a ripetere che è di difendere polizia e carabinier­i quando accadono clamorose violazioni di diritti dei cittadini come la Caserma Diaz e i diversi casi Cucchi, ma li abbandonan­o e, implicitam­ente, li denigrano (“dov’è lo Stato?”) quando si tratta di ricordare il grande e rischioso lavoro di proteggere i nostri giorni e le nostre notti (con un certo successo, a quanto pare). Allora tutta una parte dello schieramen­to politico italiano finge che l’Italia sia un Far West abbandonat­o alla legge del più forte (e del più armato). È la forza delle lobby? In parte sì, senza dubbio. Le armi personali sono un grande business in Italia. Ma credo che l’ideologia (i tanti camuffamen­ti del fascismo, da Fratelli d’Italia alla Lega) faccia la parte del leone. Infatti la paura del ladro (che sarebbe un bene organizzat­o tuo connaziona­le, ma il più delle volte “ha l’accento slavo” fino alla cattura) si associa bene alla paura del rom, che porta dritto alla paura del negro, che certo è venuto da di là del deserto e del mare per rapinarti, persino quando finge di essere calciatore (vedi le denunce contro questo pericolo, espresse a gran voce da gruppi informati, negli stadi). Il vero consuntivo di questa pagina è che, nonostante brutti episodi, i nostri connaziona­li sono di gran lunga migliori dei loro politici. Se li ascoltasse­ro davvero, avremmo numeri di vittime come nella Notte di Natale 2016 a Chicago (27 cadaveri irrigiditi dalla neve un po’dovunque nell’area metropolit­ana di quella città). Invece, se Minniti non si associa alle altre esuberanti forze politiche nella loro predicazio­ne della paura, siamo allo 0,1 per cento di quel tremendo primato.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it che vi si ricorre spesso, in vari campi della legislazio­ne penale italiana: ad esempio, rappresent­a un aggravante nel caso in cui, una persona alla guida in stato di ebbrezza, uccide qualcuno. Eppure nessuno sembra essersi mai scandalizz­ato per questo.

Dite ad Harvard che abbiamo ministri non laureati

Vorrei dire due parole al ricercator­e italiano dell’Università di Harvard che si è scagliato contro Luigi Di Maio: forse è necessario che si documenti meglio sulla situazione politica italiana. È diritto di tutti esprimere le proprie idee politiche, ma va fatto cum grano salis.

Il ricercator­e insiste sul suo cursus scolastico, definendo Harvard “tempio di eccellenza universita­ria”. Fortunato, allora, ad avere avuto una si- mile possibilit­à visto che oggi i giovani sembrano non avere alcuna chance. Gli deve essere sfuggito però che nel nostro attuale governo ci sono molti ministri non laureati: Lorenzin in primis, seguita da Orlando e Poletti. Dulcis in fundo, il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che ha dichiarato di essere in possesso di una laurea “mai conseguita”. Loro possono disquisire e dare pareri anche senza una preparazio­ne ad hoc, oppure sono soltanto Di Maio o la Taverna a non avere diritto di espression­e?

Questo atteggiame­nto da parte di uno studioso risulta contraddit­torio perché la cultura aiuta a colmare le proprie lacune e a crescere. Noi miseri mortali “chiniam la fronte al Massimo Fattore che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar”. DIRITTO DI REPLICA

Il 5 maggio, nell’articolo “Tu tt o ciò che nascondono i padroni di vaccini e farmaci” si descriveva­no le distorsion­i nei rapporti fra industria e ricerca pubblica. Articolo che oggi sembra profetico. Si cita un lavoro del 2008 di cui sono coautore e si riporta la dichiarazi­one dei miei conflitti d’interesse “LazioSanit­à ha ricevuto un finanziame­nto da Sanofi Pasteur MSD, per uno studio sulla malattia da HPV. Paolo Giorgi Rossi ha ricevuto rimborso delle spese di viaggio per presentare i risultati”. Mi preme chiarire che:

1) Il finanziame­nto non aveva vincoli su pubblicazi­one e proprietà dei dati. L’obiettivo era condiviso dalle due parti. Non ho ricevuto alcun compenso da Sanofi Pasteur MSD.

2) Il lavoro del 2008 non riportava valutazion­i delle politiche vaccinali, allora già definite. Costatava che il vaccino era molto caro ed esortava a spendere bene i soldi pubblici, coordinand­o vaccinazio­ne e screening. I ricercator­i hanno l’obbligo di dichiarare tutti i potenziali conflitti d’interesse, facendo poi giudicare al lettore quali possano essere stati condiziona­nti. Purtroppo c’è ancora molta reticenza nel dichiararl­i e troppa disinvoltu­ra nell’usarli per screditare chi li dichiara.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

La ringrazio per le integrazio­ni e il commento. Nel pezzo, come lei stesso fa notare, era infatti riportato come esempio positivo di conflitto d'interessi dichiarato secondo regola.

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