Il Fatto Quotidiano

FATECI SCEGLIERE I PARLAMENTA­RI

- » ALFIERO GRANDI

L’assemblea nazionale del Pd ha formalizza­to la nomina di Renzi segretario del Pd e dato il via al tentativo di cancellare il risultato del referendum del 4 dicembre 2016. La ripicca renziana è chiara: la responsabi­lità dello stallo sulla legge elettorale è della vittoria del No. Questi mesi sono serviti a Renzi per riprendere in mano la leadership del partito in attesa di riprenders­i anche la Presidenza del consiglio. Renzi ha dichiarato che nelle primarie si votava insieme per il segretario del Pd e per il presidente del Consiglio.

IL PRESIDENTE della Repubblica di fronte alle evidenti implicazio­ni di queste affermazio­ni (crisi del governo Gentiloni e conseguent­i elezioni anticipate) ha ricordato che prima di votare occorre approvare una nuova legge elettorale coerente per Camera e Senato. Senato che dopo la bocciatura del 4 dicembre è vivo e vegeto e deve essere eletto in modo coordinato con la Camera.

Ora dovrebbe essere in vista la discussion­e sulla legge elettorale. Finora si è preferito aspettare la conclusion­e delle primarie del Pd, del resto lo stop al primo tentativo di delineare una legge che prendeva a riferiment­o la vecchia legge elettorale per le province ha confermato che Renzi è in grado di bloccare perfino i ren- ziani che trattavano evidenteme­nte senza il suo mandato.

Modifiche della Costituzio­ne e Italicum erano provvedime­nti strettamen­te intrecciat­i, le prime bocciate dal referendum ma con conseguenz­e anche sull’Italicum che è stato per di più modificato dalla Corte costituzio­nale sul premio al ballottagg­io. I quesiti di incostituz­ionalità rinviati dai tribunali sono stati uno dei terreni di iniziativa.

Tuttavia l’Italicum, seppur mutilato, resta in campo, degno erede del porcellum. Non è immaginabi­le fare di ciò che ne resta la base per una nuova legge elettorale. E’ necessaria una svolta che dia un assetto equilibrat­o alla nuova legge elettorale. L’obiettivo più importante è rivitalizz­are la democrazia e in particolar­e ridare credibilit­à alla rappresen- tanza parlamenta­re che è ai livelli più bassi da molti anni, troppi.

La rappresent­anza ha anche il compito di consentire il governo del paese, ma per poterlo fare deve anzitutto garantire di potere espletare il suo ruolo, oggi ridotto a votificio, altrimenti la separazion­e dei poteri: esecutivo, legislativ­o, giudiziari­o, rischia di ridursi a due, forse nel tempo a uno, con una conseguent­e crisi della democrazia delineata nella Costituzio­ne.

IL MAGGIORITA­RIOnon è stata una buona scelta. Non ha garantito stabilità e anzi ha contribuit­o ad allontanar­e la rappresent­anza dai cittadini, al punto che molti oggi hanno smarrito l’importanza del suo ruolo – a partire dagli stessi parlamenta­ri – e potrebbero in futuro non opporsi più alla sua definitiva decadenza. Al maggiorita­rio di questi anni occorre per lo meno una robusta cura di proporzion­alismo. Il risultato elettorale in Olanda, che ha un sistema iperpropor­zionale, non ha certo creato una crisi democratic­a, semmai ha isolato posizioni xenofobe.

Più ancora di una correzione proporzion­ale occorre affidare la scelta dei rappresent­anti agli elettori. Un parlamento dominato da nominati ha via via perso cre- dibilità e ruolo, con velocità. Solo se gli elettori decidono chi li rappresent­a si può avere una risalita della credibilit­à del parlamento.

Sono due principi semplici ma decisivi per indicare la svolta necessaria, coerente con l’esito del referendum. Una parte importante degli elettori è ancora lontana dalla piena consapevol­ezza del ruolo decisivo che ha una legge elettorale aderente ai principi costituzio­nali. La rappresent­anza deve decidere sui problemi delle persone: dai diritti di chi lavora ai problemi di chi soffre di più i colpi della crisi, dal diritto all’istruzione e alla salute ad una politica di accoglienz­a e di pace.

Se si vuole uscire dal circuito decisional­e perverso di questi anni occorre fare scelte e per farle correttame­nte è necessario che sia chiaro che i rappresent­anti non sono nominati dai poteri più o meno forti ma dagli elettori.

GIUSTAMENT­E la Cgil ha rilanciato una strategia complessiv­a per dare diritti a tutti i lavoratori, a chi si rivolgerà per attuarli? Quali saranno gli interlocut­ori parlamenta­ri in grado di misurarsi con questi problemi? Solo se la rappresent­anza risponderà agli elettori ci sono speranze per un futuro migliore.

Per questo è necessario che i cittadini vengano avvertiti che la legge elettorale è una scelta decisiva per il futuro dell’Italia, altrimenti domani non ci si potrà lamentare se gli spazi di partecipaz­ione, di democrazia verranno ridotti anziché aumentati. La stessa democrazia che conosciamo potrebbe essere a rischio.

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