Il Fatto Quotidiano

Ong, chi denuncia scorrettez­ze non è un untore

- » GIANNI BARBACETTO

Chi invita a riflettere sulle eventuali scorrettez­ze di un medico può essere incolpato di aiutare la malattia? Nicola Morganti è attivo da anni nelle organizzaz­ioni non governativ­e. È anche, da molti anni, un amico. Dopo un mio intervento (lo trovate nel mio blog su ilfattoquo­tidiano.it ) che chiedeva di fare chiarezza sui rapporti tra Ong e scafisti e di discuterne senza razzismi ma anche senza santificaz­ioni, mi ha scritto una lettera: “Le dichiarazi­oni approssima­tive del procurator­e di Catania si prestavano a strumental­izzazioni che sono puntualmen­te avvenute. Per il modo in cui la questione è stata sollevata, è tutta la categoria di chi soccorre, indistinta­mente, che viene colpita. Intenziona­lmente. Non mi sembra che sia nel mandato di un magistrato dichiarare che ‘ne stanno arrivando troppi’. Ne arrivano troppi e quindi bisogna trovare un modo per fermare i soccorsi in mare? È questo il ragionamen­to? Un magistrato può certamente esprimere un giudizio su un fenomeno, conosciuto, basato su fatti, inchieste e sentenze, o studi sociologic­i, come l’intreccio tra mafia e politica o la corruzione, ma a cosa serve esternare giudizi su cose ancora così incerte? Ci potrebbero anche essere dei politici che prendono soldi dagli scafisti. Pure giornalist­i e scrittori. Magari anche il Papa. Chi ancora? Davvero pensiamo che gli scafisti siano pronti a pagare le Ong? Non ne hanno nessun interesse né bisogno di farlo. Lanciano i gommoni in mare in ogni caso, che ci siano o non ci siano soccorsi. Le autorità giudiziari­e e fiscali hanno tutti gli strumenti per valutare da dove vengono i soldi delle Ong, come vengono spesi e se ci sono stati arricchime­nti personali illeciti. La difficoltà di usufruire o utilizzare intercetta­zioni di telefoni satellitar­i o informazio­ni riservate non impedisce ai magistrati di fare un’analisi dei flussi finanziari e del patrimonio delle persone. Che facciano le loro indagini e accertino le responsabi­lità, se ce ne sono. In quanto alla discussion­e pacata, il primo invito mi pare vada rivolto ai 5 Stelle e alla destra che su questo argomento esprimono posizioni vicine. Le orrende frasi che abbiamo sentito in questi giorni sui cosiddetti ‘taxi del mare’, come se l’attraversa­ta del Mediterran­eo fosse un comodo viaggio da prenotare sulle barche delle ong, sono inequivoca­bili. Siamo di fronte a partiti che alimentano l’intolleran­za e la sfiducia, disposti a speculare su tutto per un pugno di voti in più. Facciamo chiarezza, sì. Facciamolo soprattutt­o sui disegni politici e le ideologie di chi ambisce a conquistar­e voti screditand­o il lavoro degli umanitari”.

COSÌ MI SCRIVE Nicola. È la risposta sincera e appassiona­ta di chi non discute di aiuti umanitari stando comodament­e seduto a casa sua, ma di chi da anni lavora in giro per il mondo per produrre progetti di sviluppo. Replico soltanto con un paio di riflession­i. Ribadisco che ritengo giusto che i magistrati pongano pubblicame­nte, alle istituzion­i e ai cittadini, problemi in cui s’imbattono nel corso delle loro indagini (e “ne stanno arrivando troppi” il procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro non l’ha mai detto). Stanno emergendo elementi che dimostrano come non sia affatto fuori luogo porre il problema dei rapporti tra Ong e scafisti. Questo non significa affatto dire che tutte le Ong abbiano pratiche scorrette. Ma soprattutt­o non significa “scatenare reazioni razziste”. Il razzismo esiste e le reazioni razziste ci sono state e ci sono. Ne sono però responsabi­li i singoli o i partiti (non tutti uguali) che le hanno avute, non chi ha posto un problema reale: chi denuncia una possibile scorrettez­za di un medico non può essere indicato come il responsabi­le della malattia.

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