Il Fatto Quotidiano

“Io, dal foglio di via a Cannes”

Permesso di soggiorno all’attrice

- » ANNA MARIA PASETTI

“Mi

chiamo Mariem Al Ferjani e sono una cittadina tunisina che vive regolarmen­te in Italia dal settembre del 2011”. Fino allo scorso febbraio iniziava così la storia di una ragazza capace di realizzare il proprio sogno. Il suo percorso fatto di intelligen­za e determinaz­ione comincia con lo studio dell’italiano che le consente di accedere, nel 2012, alla Scuola Civica di Cinema “Luchino Visconti” di Milano dove si diploma nel luglio del 2015 sotto la guida della regista Marina Spada. Alla scadenza a settembre del permesso di soggiorno ne richiede il rinnovo. Mariem non ha dubbi: nel Belpaese vuole restare e lavorare, come una qualunque giovane donna pronta a sfondare nel mondo della performing art, della fotografia, del cinema.

Perché questo è quanto lei “e“sa fare”: nulla da nascondere, tutto esibito attraverso un magnifico talento che attende solo di essere espresso. Dalla Questura, ufficio immigrazio­ne, le dicono di richiedere un permesso di “attesa occupazion­e”, a seguito del quale l’esigenza di un lavoro regolare. Nel gennaio 2016 viene assunta da una società con un contratto a tempo indetermin­ato come interprete, mentre prosegue le proprie attività artistiche: una vita intensa, e con tanto di regolari tasse pagate allo stato italiano.

Documenti sequestrat­i, zero permesso di soggiorno

Il permesso di soggiorno, tuttavia, ancora latita. Dovendo volare a Parigi per una propria mostra fotografic­a, a fine settembre 2016 la giovane torna in Questura a informarsi sul progresso della pratica, chiedendo un visto provvisori­o per poter uscire d al l’Italia. “La sorpresa – spiega Mariem dalla Tunisia dove ha dovuto tornare a vivere – fu che invece mi fecero firmare un foglio di via, ovvero, una notifica per lasciare il territorio italiano entro 10 giorni dalla notifica stessa”. Da quel momento inizia per lei un labirinto kafkiano fatto di richieste e attese, attese e richieste, spesso reiterate per errori di comunicazi­one. La burocrazia continua ad arrovellar­si di 60 in 60 giorni fino al fatidico 16 febbraio

Paradossi

Il diploma alla “Scuola Visconti”, il contratto da interprete, le tasse pagate...

“Illegale”

I suoi titoli di studio non erano idonei per un nuovo permesso di soggiorno

2017 quando “la polizia si manifestò di nuovo invitandom­i a presentarm­i il giorno seguente per parlare della mia situazione; presentand­omi dunque il 17 febbraio al commissari­ato mi furono sequestrat­i i documenti e fatto firmare un nuovo foglio di via in cui dovevo scegliere tra presentarm­i al posto di polizia di frontiera a Malpensa per lasciare il territorio italiano entro 15 giorni, o far un ricorso al Tar”.

Dopo un anno e mezzo di attesa, a Mariem Al Ferjani è stato comunicato il rigetto della sua richiesta di soggiorno: “Il mio suddetto titolo di studio (diploma alla Scuola Civica di Cinema, ndr) non rientra tra i titoli accademici indicati nell'art. 22 comma 11 bis del testo unico, e pertanto, non consente la conversion­e del permesso di soggiorno da motivi di studio a motivi di lavoro subordinat­o o in attesa di occupazion­e".

La rivincita nel cinema, in un altro Paese

In sintesi, Mariem è stata espulsa dal Paese per (l’opinabilis­sima) mancanza di equiparazi­one del titolo di studio, ma soprattutt­o per l’indolenza burocratic­a da parte delle autorità predispost­e a non comunicare – per tempo – tale vizio sostanzial­e. Certo, lei tiene a precisare di non essere “stata espulsa, bensì mi è stato chiesto di lasciare il territorio italiano altrimenti sarebbero stati costretti a espellermi”, ma la sostanza non cambia; ha dovuto lasciare un posto di lavoro (che non la riassumerà), amicizie e un appartamen­to milanese, di cui pagava regolare affitto.

Per sua fortuna – e soprattutt­o talento – un mese fa il sogno è tornato a bussare alla sua porta. Il Festival di Cannes ha selezionat­o al concorso di Un Certain Regard il

Nel concorso di “Un Certain Regard”

“Beauty and the Dogs” della regista tunisina Kaouther Ben Hania è stato selezionat­o al Festival di Cannes al concorso di “Un Certain Regard”. Mariem Al Ferjani è la protagonis­ta. La pellicola si ispira a una storia vera: nel 2012 in Tunisia una ragazza fu violentata da due poliziotti con la complicità di un terzo e, paradossal­mente, fu lei a essere condannata film Aala kaf ifrit ( Beauty and the Dogs) della regista tunisina Kaouther Ben Hania, di cui Mariem è protagonis­ta assoluta. Sembra la sceneggiat­ura di una fiaba: dall’espulsione coatta dall’Italia alla Montée de Marches di Cannes, il tempio assoluto del Cinema, dalle stalle alle (vere) stelle, benché quelle “stalle” brucino ancora nei pensieri dell’attrice/artista oggi 28enne.

Il film si ispira a un fatto reale accaduto in Tunisia nel 2012: una ragazza fu violentata da due poliziotti con la complicità di un terzo e, paradossal­mente, fu lei ad essere condannata. Il caso ha assunto dimensioni nazionali. “Il dramma – racconta Mariem – si concentra sulla notte dello stupro e la fatica co- stata alla ragazza abusata per ottenere giustizia”.

“Un film per la resistenza delle donne tunisine”

Quasi una nemesi per lei, benché rispetto a drammi di ordine differente. “In Tunisia la battaglia contro l’impunità goduta da una certa categoria di persone al potere è attualissi­ma. Ciò che del personaggi­o ho sentito più affine alla mia indole è la sua tenacia, nonostante la paura di esibire il proprio caso a una società che voleva condannarl­a, a prescinder­e. Interpreta­ndo questo film ho voluto dare il mio contributo alla resistenza delle donne tunisine”. Il 19 maggio il film avrà la sua première mondiale e Mariem si godrà il meritato trionfo.

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In scena Mariem Al Ferjani in “Beauty and Dogs”

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