Il Fatto Quotidiano

“Io, da cacciatore di malware a eroe per caso”

Ha indirizzat­o il “baco” su un server interrompe­ndone la diffusione

- S.P.

Eroe

per caso lo definisce il Guardian . È l’esperto in cybersecur­ity: ha 22 anni, vive con in genitori nel sud-ovest dell’Inghilterr­a e lavora per Kryptos logic; accidental­mente, ha rallentato la propagazio­ne di Wannacry). Di lui non si conosce ancora l’identità reale, ma ieri alle 14 il suo account twitter personale

@Malwar eT echBlogav eva totalizzat­o quasi 30 mila follower e il suo blog era talmente preso d’assalto che ha dovuto scrivere: “Ok, il mio server non ce la fa a reggere tutto questo traffico, datemi un po’ di respiro”. Come ha fatto a bloc- care la diffusione del “b aco”? Lo spiega proprio sul blog in un articolo dal titolo “Come bloccare accidental­mente un attacco informatic­o globale”.

“Finalmente trovo il tempo di scrivere la mia ricostruzi­one dei fatti di venerdì scorso, che poi era il quinto giorno della mia settimana di vacanza”. Alle 10 si sveglia ed entra su una piattaform­a inglese online dedicata alle minacce informatic­he, il suo pane quotidiano. Non c’è niente di eccitante, quindi va a pranzo con un amico. Quando torna al suo computer, verso le 2.30, l’attacco è in pieno svolgiment­o e gli è subito chiaro che l’impatto è considerev­ole. Con l’aiuto di un collega (nickname Kafeine) si procura una copia del codice. Nota un dominio internet non registrato, una sequenza illogica di lettere che vale la pena riportare peri posteri: www. iuqe rf sodp9ifjap­osdfjh go surij fa ewrwergwea.com ., lo registra immediatam­ente per 10,69 dollari.

SPICCIOLI, rispetto ai danni che l’attacco sta infliggend­o a migliaia di organizzaz­ioni in decine di Paesi, senza contare il totale dei riscatti probabilme­nte pagati. Ma non si rende conto immediatam­ente della portata di questa decisione. “Devo confessare che, prima di farlo, non avevo idea che registrare il dominio avrebbe fermato il virus, quindi all’inizio è stato un caso”.

Nel lavoro di cacciatore di malware, spiega sul blog, si segue una procedura standard. Il primo passaggio, dopo la registrazi­one di un dominio trovato nel malware, è indirizzar­e il virus a un sinkhole, un server creato proprio per catturare malware e impedire che i responsabi­li dell’attacco prendano il controllo dei computer infettati. Poi si raccolgono dati sulla distribuzi­one geografica e sulla portata dell’infezione, anche per poter avvertire le vittime e aiutare le autorità. Infine, si cerca di prendere il controllo del malware e impedirne la diffusione, utilizzand­o il dominio registrato.

Quello che il nostro eroe non sa è che il primo passaggio, nel caso di Wannacrypt, contiene tutti gli altri. In pratica, quando il virus verifica che il dominio è registrato sblocca il terminale che ha attaccato, indipenden­temente dal pagamento o no del riscatto. “Il codice cerca di collegarsi al dominio che abbiamo registrato e se la connession­e non funziona ricatta il sistema: se funziona lo lascia”. L’attacco globale, per ora, è stato fermato e il cacciatore di malware chiosa su Twitter: “Quindi ora posso solo aggiungere al mio curriculum: ha fermato per caso un attacco informatic­o internazio­nale”.

E poi, sul blog, rivolto a chiunque utilizzi Windows XP e Server 2003, i sistemi operativi vulnerabil­i per cui Microsoft ha messo a disposizio­ne una soluzione sicura a marzo scorso: “Se avete qualcosa da proteggere, proteggete­la. E ora forse è il caso che vada a dormire”.

Il genietto

Ha 22 anni e vive in famiglia, su un blog ha spiegato i passaggi del suo contrattac­co

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Ansa La schermata della morte Un computer infettato, il messaggio chiede un riscatto in bitcoin per lasciare la preda

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