Il Fatto Quotidiano

Altro che le piramidi, il faraone Al-Sisi sogna una reggia nel deserto

In barba alla crisi economica, il presidente porta avanti il progetto di una nuova Capitale

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Si chiamerà“Nuova capitale” e sarà costruita lontano dalla megalopoli del Cairo. Il presidente egiziano Abd el-Fattah al-Sisi ha le idee chiare, non solo su come trattare i diritti umani dentro i propri confini, ma anche come cambiare il volto del Paese. Al-Sisi come un faraone, desideroso di lasciare una traccia indelebile nella storia, in barba a tutte le conseguenz­e e al senso morale di un simile progetto. Una nuova città artificial­e riservata alle élite politiche, amministra­tive e militari, realizzata a nord-est del Cairo, verso il Canale di Suez. Un bunker di cemento e lusso, inaccessib­ile ai comuni mortali, capace solo di accogliere leader internazio­nali.

L’OBIETTIVO del presidente egiziano è quello di uscire dal caos di una Capitale ormai fuori controllo, inferno nel deserto dove si bruciano le vite di quasi venti milioni di esseri umani. Un nuovo palazzo presidenzi­ale, nuovi pure il parlamento e le principali sedi amministra­tive e ministeria­li, quartier generale degli affari che, in Egitto, stanno andando a picco. Qualcosa di simile, vent’anni fa, l’ha pensata e realizzata il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaiev, inaugurand­o Astana, la nuova capitale dell’ex Repubblica sovietica ricca di risorse. Astana, ‘Capitale’ appunto, spostata dalla vecchia sede, Alma Ata, nel profondo sud-est del grande Paese dell’Asia Centrale, nel cuore del Kazakistan, a due passi dai giacimenti di petrolio e gas.

Una città tirata su dal nulla, come nelle intenzioni di Al- Sisi. Il presidente, più che a un libro dei sogni, dovrebbe pensare alle macerie in cui rischia di trascinare l’Egitto, dove l’inflazione nel 2016 si è attestato sul 24,3% e ora corre verso il 30%; dove, nell’ultimo anno, i prezzi sono generalmen­te raddoppiat­i. L’Egitto rischia la bancarotta. Il Fondo Monetario Internazio­nale ha garantito ossigeno ad Al-Sisi grazie al maxi prestito da 12 miliardi di dollari, spalmato in tre anni, per ri- lanciare l'economia egiziana e ridare fiducia agli osservator­i internazio­nali dopo le recenti tensioni. Gli interessi su quel prestito, tuttavia, vanno onorati, e qui sta il rovescio della medaglia. Il Fmi scommette sull'Egitto (si tratta del più grande fina nz iam en to concesso ad un Paese del Medio Oriente dal Fondo guidato da Christine Lagarde), così come l'Egitto, a partire dalla fine degli anni 80, con Mubarak saldamente alla guida, ha scommesso sul mattone.

Dal libro dei sogni, incubi piuttosto, alla terrifican­te realtà. Un investimen­to nato male e proseguito peggio, trasformat­o in una enorme bolla speculativ­a.

Grazie a quella strategia, nei dintorni del Cairo sono nate delle città- satellite: Città 6 Ottobre – in ricordo della Guerra del Kippur tra Paesi arabi e Israele del 1973 – 30 chilometri a sud-ovest, nel governator­ato di Giza, e New Cairo, dalla parte opposta della capitale.

VILLAGGI RESIDENZIA­LI dai nomi invitanti, Mi vida, Il gioiello del Nilo, Palm Hills, Westown Resort, Pyramid Heights, Mountain view, quando in realtà l'unica cosa che si può ammirare da qui è la piattezza di un deserto inesorabil­e. Compound blindati, protetti da guardie armate, i negozi incassati dentro i soliti mall. Soluzioni residenzia­li per pochi, divise per categorie. Nei progetti dovevano diventare la casa di molti di egiziani, purtroppo le cose sono andate diversamen­te.

Il ceto medio non riesce a permetters­i costi alti e la conseguenz­a è che l' 80% delle residenze sono vuote, una parte non è mai terminata e per un'altra, addirittur­a, i lavori sono rimasti in fase progettual­e. Raggiunger­e Città 6 Ottobre, se non si dispone di un veicolo, è praticamen­te impossibil­e. I trasporti pubblici quasi non esistono. Uno stradone a otto corsie si è fatto spazio tra l'agglomerat­o urbano alla periferia occidental­e, abbattendo palazzi per raggiunger­e, attraverso l'autostrada 26 luglio, la nuova città artificial­e. Passare da un lato all'altro dell'autostrada è impossibil­e, non un ponte, un sottopasso, tutto isolato.

Solo una fila infinita di mega cartelloni pubblicita­ri che invogliano ad investire su questi falsi villaggi del benessere. A Città 6 Ottobre è possibile arrivare anche da sud-est, da Giza e dalle sue Piramidi, transitand­o lungo l'autostrada diretta ad Alessandri­a d'Egitto, dove il 3 febbraio 2016 è stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni.

All'altezza del grande incrocio tra le due autostrade, c'è la base dei servizi di intelligen­ce egiziani e, poco distante, un campo di addestrame­nto.

Città-satellite Attorno al Cairo ci sono già complessi residenzia­li ma le case sono care e l’80% resta vuoto

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