Contachilometri Come stangare chi bara in auto
Dal 2018 arriva il Certificato di revisione: il proprietario è “garante” dello stato dell’auto
L’attendibilità dei chilometri dichiarati: questo è l’incubo di tutti gli automobilisti alle prese con l’acquisto di una vettura di seconda mano. I recenti casi di truffa dello “schilometraggio” (vendere un’auto usata di 250mila chilometri come se ne avesse 40mila) hanno dimostrato quanto sia facile e veloce dare un ritoccatina al contachilometri con poche centinaia di euro. Un lifting talmente diffuso che, secondo quanto rivelato da Alfredo Bellucci nel libro Non prendermi per il chilometro (edito da Apice libri), riguarda almeno metà delle automobili usate messe in vendita. L’autore, proprietario di un autosalone – che ha contribuito a sensibilizzare quelli che sono i danni nei confronti dei consumatori – non ci gira intorno: “Nel nostro Paese si vendono circa 2 milioni e mezzo di auto all’anno e la cifra dei danni nei confronti degli automobilisti si aggira intorno ai 2 miliardi di euro. Questo significa che nel 50% dei casi si tratta di una frode”.
BELLUCCI insomma, solleva il velo di omertà sotto il quale prolifera questa pratica illegale, che gonfia le valutazioni delle automobili, altera il mercato e genera, secondo le stime dell’autore, un giro d’affari illecito, cui si aggiunge anche quello dei “riparatori” di contachilometri: altri 400 milioni di euro.
Un danno a cui si aggiunge la beffa. Dal 2018 quegli stessi automobilisti che acquistano un’auto con il contachilometri taroccato, anche se ignari, rischiano grosso: diventeranno, infatti, sempre responsabili della manomissione. Il vincolo che impone ai proprietari di ciascun mezzo di “essere garanti dello stato del veicolo” fa parte della direttiva europea 2014/45 che contiene le nuove disposizioni sulla revisione auto. E che prevede per tutti i furbetti della manomissione del contachi- lometri “una sanzione effettiva, proporzionata, dissuasiva e non discriminante”. L’Italia è tenuta ad adeguarsi entro il 20 maggio 2017, ma le regole saranno applicate in concreto un anno dopo.
LA NORMA su carta, ha lo scopo di implementare le revisioni periodiche dei veicoli nell’ottica di una drastica riduzione degli incidenti mortali e a stimolare i singoli Paesi dell’Ue a migliorarne l’applicazione con regole più severe sia per il personale che effettua gli interventi sia per il proprietario del mezzo.
Nel dettaglio, il documento conterrà una serie di dati importanti, soprattutto in relazione al chilometraggio del veicolo. Il certificato attesterà, infatti, l’ultimo controllo effettuato, registrando i chilometri percorsi. Dati che verranno resi pubblici e consultabili da chiunque sul Portale dell’Automobilista, selezio- nando il tipo di veicolo da controllare (auto oppure moto) e inserendo il numero di targa.
COME FUNZIONA. Il nuovo certificato sarà rilasciato da officine e centri revisione in seguito al controllo tecnico del mezzo che certificherà l’avvenuto superamento di un test su prove effettuate e dati rilevati, compresi i chilometri percorsi dall’auto, che per legge dovranno essere annotati. I tecnici, inoltre, dovranno esprimere una valutazione complessiva che tenga conto delle carenze del mezzo, divise in lievi, gravi e pericolose. Fino ad oggi, invece, le officine specializzate, al costo di 66,80 euro, si limitano a indicare sul libretto l’esito positivo o negativo del controllo a 15 milioni di autoveicoli che ogni anno vengono sottoposto al controllo dei Centri di Revisione. Fino all’anno 2000 le revisioni dei veicoli erano condotte solo dalla Motorizzazione civile, poi il ministero dei Trasporti ha iniziato a rilasciare concessioni anche a centri specializzati e officine, che si occupano però dell’eventuale riparazione dei mezzi, con conseguente conflitto di interessi.
Tutt avia, la frequenza dei controlli resta ferma al regime originale, senza varia zioni: pertanto, il primo controllo dovrà essere effettuato solo dopo quattro anni dall’immatricolazione e i successivi ogni due anni. Una frequenza che per molti rappresenta il punto debole della normativa: in sostanza il regime stabilito dalla direttiva varrebbe solo per le automobile più vecchie di quattro anni, ossia dopo che è scattato l’obbligo di legge della revisione obbligatoria. Nel periodo antecedente, invece, il proprietario potrebbe ipoteticamente ancora manomettere il chilometraggio della vettura.
Non c’è, invece, nessuna recente normativa entrata in vigore con il nuovo Codice della strada che, secondo un messaggio che da giorni circola sui social network e su WhatsApp, fa rischiare il ritiro immediato della patentee una multa di 680 euro per chiunque verrà sorpreso alla guida del veicolo con il cellulare, anche se è fermo ai semafori o agli stop. É, insomma, una fake news: la legge prevede il ritiro della patente solo in caso di recidiva. Mentre in auto è consentito l’uso dei cellulari solo l’auricolare o in modalità viva voce.
Tutto è tracciato I nuovi dati verranno resi pubblici e consultabili sul Portale dell'Automobilista