Incubo Netflix, lo spettro si aggira per il red carpet
Si dovrebbe parlare di film. Ci mancherebbe, è il Festival International du Film de Cannes, ma questa 70esima edizione è qualcosa di diverso. Non per il rischio terrorismo e la paura attentati, già altissimi l’anno scorso, né per un mercato, il Marché du Film, che deve rialzare la testa dopo l’a ppa nn am en to dovuto ai player dello streaming e, anche qui, lo spauracchio Isis. Ma dal 17 al 28 maggio non si parlerà solo di film e di star, di montée des marches e feste esclusive, Cannes 2017 parlerà di guerra: non con i film, ma sui film e per i film. Scontro tra titani, quello tra il festival e la piattaforma streaming più importanti al mondo.
I titoli in ballo sono Okja de l sudcoreano Bong Joon-ho e The Meyerowitz Stories dell’americano Noah Baumbach, a tenerli insieme è Netflix, che produce e distribuisce. Il punto è come li distribuisce, in streaming e, almeno per la Francia, senza passare dalla sala: apriti cielo.
IL FESTIVAL ha “invano invitato Netflix ad accettare che questi due film potessero raggiungere il pubblico dei cinema francesi e non solo i suoi abbonati” e, ribadendo “il sostegno alla tradizionale modalità di diffusione del cinema in Francia e nel mondo”, ha perfezionato le contromisure: “dal 2018 qualsiasi film che desideri competere in Concorso a Cannes dovrà impegnarsi a essere distribuito nelle sale francesi”.
Sembra una vendetta, in realtà è una resa: la manifestazione diretta da Thierry Fremaux dichiara la propria impotenza nei confronti del gigante dello streaming e, grave, disattende la sua stessa intestazione, Festival International du Film de Canne s. Perché par di capire conti più la destinazione d’uso – la sala al posto dello streaming - che la fattura: un film è un film, a maggior ragione sullo schermo del Grand Théâtre Lumière.
La risposta di Netflix non s’è fatta attendere: il ceo Reed Hastings parla di “chiusura dell’esta blishment contro di noi”. Vi chiederete, ma Netflix non poteva prevedere un’uscita tecnica per Bong e Baumbach e pace? No, perché laddove Okja planerà sulla piattaforma il 28 giugno la normativa francese impone una finestra (window) di almeno 36 mesi tra la circuitazione del film in sala e il suo sfruttamento online: per Netflix, un capestro. Con sospetta nonchalance, il colosso di Los Gatos, California, proprio in questi giorni ha lasciato trapelare che The Irishman, diretto da Martin Scorsese e interpretato da Robert De Niro e Al Pacino, sarà sul set in agosto con budget di 100 milioni di dollari. Per il precedente Silence Scorsese dovette venire col cappello in mano sulla Croisette a cercare finanziamenti: era il 2013, sembra passato un secolo.
Netflix e Amazon Studios oggi hanno la disponibilità economica e il potere contrattuale per bypassare il Marché e gli altri mercati: comprano prima, e senza badare a spese.
NON SONO quisquilie né sofismi da addetti ai lavori, la guerra in atto è per che cosa vedremo e come lo vedremo di qui ai prossimi anni, e gli interrogativi conseguenti: chi tutela meglio il cinema (d’autore), un festival o lo streaming? A che servono i festival, a presentare i film o a sostenere la distribuzione tradizionale e l’esercizio cinematografico ex post? Letteralmente, chi vivrà vedrà. A dichiarare uno stato dell’arte in repentina e perfino drammatica evoluzione è anche il titolo più atteso di Cannes 70: non un film, ma una serie culto, Twin Peaks , di cui vedremo i primi due episodi della terza stagione diretta da David Lynch. Nel caso, Fremaux non ha preteso la destinazione in
sala...
SEMPRE sul fronte seriale, ci sarà la seconda stagione di Top of the Lake: China Girl , ideata da Jane Campion e con la new entry Nicole Kidman, una e quadra sulla Croisette ( The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos, How to Talk to Girls at Parties di John Cameron Mitchell, L’inganno di Sofia Coppola). E i lungometraggi? Oltre ai citati, Happy End di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e la crisi dei migranti a Calais; Le redoutable di Michel Hazanavicius, sul giovane Jean-Luc Godard; Lovelessdel russo Andrey Zvyagintsev; l’erotico L’amant double di François Ozon; Wonderstruck, tratto da Brian Selznick, diretto da Todd Haynes e targato Amazon Studios. Clint Eastwood e Alfonso Cuarón a tenere due masterclass, rimane una sola domanda: Will Smith, Jessica Chastain o la cinese Fan Bingbing, con quale compagno di giuria Paolo Sorrentino farà il suo prossimo film?
Twitter: @fpontiggia1