Dalle spiate nell’ufficio della Boccassini ai Lidl: così si muove la Piovra
Infiltrazioni mafiose, 15 arresti
■La cosca Laudani infiltrata nella società di grande distribuzione. I clan avevano avuto anche l’appalto per la gestione della sicurezza del Tribunale. “Visionati” anche fascicoli del magistrato
Cosa Nostra bussa, Milano apre. Appalti pubblici, la gestione della sicurezza armata al tribunale e quella all’Expo, contatti con la politica e i suoi funzionari dentro Palazzo Marino e su, fino a programmare rapporti con un consigliere nominato dal sindaco Beppe Sala all’interno della struttura della Città metropolitana. Infiltrazione capillare quella dei colletti bianchi di Cosa Nostra, tanto robusta da arrivare addirittura negli uffici dello stesso capo dell’antimafia milanese Ilda Boccassini e sfogliare i fascicoli d’indagine che li riguardano. Rete allargata. Dentro, oltre a imprenditori e funzionari pubblici, almeno tre finanzieri in grado di svelare notizie coperte dal segreto. L’unico identificato è Riccardo Scuderi (non indagato) del Nucleo di polizia tributaria di Como. L’intrusione negli uffici del capo della Dda emerge da un’intercettazione in cui uno degli indagati dice di aver appreso la notizia “da una persona che era stata in grado di visionare il loro fascicolo, mentre si trovava sulla scrivania della Boccassini”.
SPIONI E AFFARI, dunque. Anche grazie al supporto di “facilitatori”. Tra i vari obiettivi dei colletti bianchi, il colosso mondiale Lidl, supermercati a basso costo che in Italia veleggiano con il vento in poppa. Anche qui Cosa Nostra corrompe, vince appalti, guadagna e parte del denaro lo invia in Sicilia, provincia di Catania, nelle casse del clan Laudani, cosca sanguinaria, braccio armato del superboss Nitto San- tapaola. La Dda di Milano chiede e ottiene 15 misure cautelari. In amministrazione giudiziaria da ieri finiscono tre direzioni generali del Lidl.
DAL PIEMONTEalla Liguria alla Lombardia fino in Sicilia. Per i ragionieri della cosca, Lidl è la gallina dalle uova d’oro. Basta solo corrompere. Dirà Luigi Alecci, dominus, assieme ad altri due indagati, del consorzio Sigi Facilities (poi Sigilog), considerata la vera macchina da guerra in mano alla cosca: “Non c’è nulla da arrossire, bisogna passare da Micellotta (altro socio del consorzio indagato, ndr), lasciare quello che si deve (...) perché bisogna pagare, il mondo è fatto così”. Chi incassa sono ex di- rigenti o dirigenti attuali della Lidl. Ecco cosa dice l’ex dirigente Vito Ivan Zaccone (indagato) a Emanuele Micelotta, il quale, risulterà dagli atti, in più occasione si è recato in Sicilia per consegnare il denaro ai cassieri del clan Laudani. “Se noi non abbiamo un contatto dentro è un cazzo di problema, devo discutere con Suriano”. Si tratta di Simone Suriano “che è – scrive il gip – a libro paga al fine di far ottenere appalti a favore di imprese facenti parte dei consorzi Sigi Facilitis e Sigilog”. Il patto con Suriano è così esplicitato in un’intercettazione. Dice Micelotta: “Vorrà il 3% su tutto”. Il volano di tutto questo è un vorticoso giro di fatture false che servono ai gregari di Cosa Nostra per formare fondi neri da destinare ai capi in Sicilia o ai vari canali corruttivi. Decine le società cartiera. Tra queste anche una riconducibile a un prete. Rapporti diretti con i titolari del consorzio, li hanno, ad esempio, i fratelli Fazio (loro il contatto con chi ha spiato le carte sulla scrivania della Boccassini), titolari di Securpolice che per conto di Allsystem ha gestito l’appalto di guardiania armata al Tribunale di Milano. Sempre la società dei Fazio ha lavorato ai cantieri di Expo.
LA RETE dei contatti è vasta. I “facilitatori” danno benzina all’agenda degli imprenditori in odor di mafia. Tra questi Domenico Palmieri, oggi pensionato, ma per molti anni nella macchina politica provinciale. Grazie a lui, accusato di traffico di influenze e stipendiato (1.000 euro al mese) dai colletti bianchi, il presunto gruppo criminale si prende un appalto per le pulizie delle scuole di Milano. A libro paga hanno la dottoressa Giovanna Afrone (messa ai domiciliari), responsabile in comune del Servizio gestione contratti trasversali. È lei a consigliare al consorzio che per ottenere grossi appalti devono prima iscriversi alla piattaforma digitale della Consip. L’attività è frenetica. Grazie ai mediatori, il gruppo mafioso, rischia di vincere la gara per l’allestimento dei seggi per il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Le mediazioni per i lavori interessano molti comuni
Ecco come si fa
Un indagato conferma il sistema: “Bisogna pagare perché il mondo è fatto così”
dell’hinterland: da Assago a Pogliano Milanese a Cinisello Balsamo. Qui, ad esempio, vengono promessi voti in cambio di lavori. Tra i vari incontri organizzati da Palmieri anche quello con Franco D’Alfonso (non indagato), consigliere in Comune, ex assessore nella giunta Pisapia e nominato dal sindaco Sala nel consiglio metropolitano con delega al bilancio. Insomma rapporti ovunque per gli emissari di Cosa Nostra. Rapporti istituzionali addirittura capaci di infiltrarsi nell’ufficio della Boccassini, che ieri ha commentato: “Per loro era come pescare in un laghetto sicuro: sapevano chi, come e dove trovare le persone da corrompere”.