Nuovo orrore siriano: “Eliminano i cadaveri con i forni crematori”
Le foto dell’intelligence
■Gli Stati Uniti denunciano la “depravazione” del regime: nel carcere di Saydnaya bruciano i corpi per farli sparire. Mosca replica: ritorsione per l’accordo di pace fatto senza Washington
La guerra in Siria non si combatte solo a colpi di cannone, altrettanto nevralgico è il ruolo dell'informazione, giocato su più livelli fra prese di posizione ufficiali e video e foto di dubbia provenienza da sparare a raffica sul web. Gli Stati Uniti hanno perso terreno nella campagna siriana rispetto alla Russia; hanno provato a ridiventare protagonisti agli inizi di aprile con un bombardamento “p uni tivo ” do po l’attacco chimico verso ribelli e civili a Idlib, attribuito al regime di Assad. Ma è stato un episodio isolato.
IERI LA CASA BIANCAha giocato ancora la carta della denuncia: il governo di Damasco “è sprofondato in un nuovo livello di depravaz ione”, l’inviato americano per il Medio Oriente, Stu Jones ha presentato alcune foto per dimostrare che nel carcere militare di Saydnaya, un edificio è stato modificato in forno crematorio per distruggere i corpi dei detenuti giustiziati dal regime. Jones non lo dice, ma è implicito il ber- saglio politico, anzi i bersagli: Russia e Iran, che hanno aiutato Assad a combattere sia i ribelli anti regime che gli estremisti islamici di Isis e al Qaeda. “La Siria non sarà sicura e stabile finchè Assad sarà al potere” a ggiunge il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer.
Le accuse sul forno crematorio si riallacciano ad un rapporto di Amnesty International del 7 febbraio, secondo cui nella stessa prigione sono stati impiccati non meno di 13.000 prigionieri dall’inizio della rivolta del 2011. Il dossier - che si ferma al 2015 - si è basato su interviste a 31 ex detenuti e a decine di funzionari che hanno sostenuto come le esecuzioni siano state autorizzate da rappresentati del regime.
Assad e i suoi ufficiali hanno sempre negato esecuzioni di massa, ma Amnesty sostiene che nella prigione di Saydnaya venivano impiccati, una o due volte alla settimana, fra i 20 e i 50 detenuti, dopo processi che duravano il tempo di emettere la sentenza, in perfetta sintonia con la tragedia della guerra civile.
Russia nel mirino Per Mosca è una provocazione contro l’accordo di pace raggiunto ad Astana
NON È LA PRIMA VOLTAche l'Occidente inorridisce per le nefandezze compiute nelle carceri siriane; il caso più noto è quello di Caesar, nome in codice di un fotografo militare che ha fornito ai giornali europei le immagini scattate all'interno delle strutture di detenzione del governo.
All'attacco segue il contrattacco: Damasco ha smentito che il rapporto di Amnesty contenga notizie fondate; la Russia ha una lettura leggermente più sofisticata, definendo la denuncia “un’altra deliberata provocazione” che vuole minare le strategie di Mosca e dell’alleato iraniano per trovare la soluzione alla crisi siriana. L'inviato americano Jones non fa nulla per sottrarsi a questa lettura e si dice pessimista sui risultati dell’accordo che ha istituito le “zone di de-esca- lation” per tentare di salvare i civili dagli scontri a fuoco e dai bombardamenti; la soluzione delle quattro zone di non belligeranza è stata proposta dalla Russia con il sostegno di Iran e Turchia durante i colloqui nella capitale kazaka di Astana, la scorsa settimana. Gli Stati Uniti non hanno avuto alcun ruolo in quel contesto. Oggi riprendono gli incontri a Ginevra e l’inviato Onu per la Siria, Staffan De Mistura, dichiara che il dialogo di Astana è stato “un passo importante, promettente e positivo nella giusta direzione” per trovare una soluzione alla guerra civile.