La ‘ndrangheta gestiva il Centro richiedenti asilo
Arrestati in 68. Gli Arena, famiglia di ‘ndrangheta, ha sottratto milioni al Cara. Il gestore su Facebook mostrava la foto con Alfano. Indagati anche parroco e sindaco
Migranti a digiuno. Mentre la ‘ndrangheta si spartiva i soldi per l’accoglienza. Stando alle carte del fermo dell’operazione “Jonny”, Leonardo Sacco potrebbe essere ribattezzato “il nuovo Buzzi”. Dalla cena con l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano, con tanto di foto ricordo, agli appalti per la gestione del Cara di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
IL PASSO È BREVE ma il “mondo di mezzo”, questa volta in salsa calabra, è rappresentato dagli uomini della cosca Arena e dal reticolo di società che, in subappalto, hanno messo le mani sul fiume di denaro che prefettura e ministero dell’Interno assegnavano alla Misericordia e al suo governatore Leonardo Sacco, arrestato ieri dalla Dda di Catanzaro assieme ad altre 67 persone.
In 10 anni, dalle sue mani sono passati circa 100milioni di euro. Di questi, 32 sono serviti a riempire la “bacinella” della ‘ndrangheta che, grazie a Sacco, uomo dalle amicizie trasversali, aveva garantiti anche numerosi posti di lavoro.
Fatture gonfiate e pasti insufficienti per tutti gli ospiti del centro di accoglienza. La società “Quadrifoglio”, però, i soldi li riceveva comunque. Per il solo 2013, la truffa avrebbe fruttato un ingiusto profitto di oltre 450 mila euro finiti nelle tasche di Leonardo Sacco e degli imprenditori Antonio e Ferdinando Poerio.
“Indagando sulla famiglia Arena – ha affermato il procuratore Nicola Gratteri – siamo arrivati all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto”. È lì dentro che si consumava l’impossibile: “Cose veramente tristi” le definisce il magistrato: “Un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. La metà di loro hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si a r ri c c hi s c on o sulle spalle dei migranti”.
Per il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros dei carabinieri, “il
Cara e la Misericordia erano il bancomat della ‘ndrangheta”.
Un bancomat che si faceva fotografare con le istituzioni. Nei mesi scorsi, infatti, era comparsa una foto di Alfano con Leonardo Sacco. La commenta Antonio Poerio, assieme ai suoi soci Ferdinando Poerio e Angelo Muraca. I primi due comparivano in quella foto, pubblicata dall’E sp r es so . Tutti e tre sono stati arrestati perché ritenuti la mano dei clan dentro il business dei migranti.
“No, il problema è che ora ci saranno le elezioni prossimamente… ad Alfano lo vogliono proprio buttare a terra… Ma vedi che non è che teniamo la fotografia con Totò Riina …Io ce l’ho con un ministro compà ma stiamo coglioneggiando? E poi dove ce l’ho sta condotta macchiata?”.
Per il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto “Poerio è sinonimo di malaffare”.
Il clamore mediatico provocato da quella foto, aveva fatto andare nel panico Poerio che si era consultato con il suo avvocato. “Gli ho detto: ‘Avvoca’ ma qua a cosa andiamo ad incorrere, come e quanto?… la società… mo’ la società tiene due appalti… proprio per…Lampedusa… là sciabuliamo… siamo soli, hai capito? Ti resta pure… qualche cosa... ogni mese sette/ottomila euro il mese là li arrangi”.
In manette è finito anche don Edoardo Scordio. È lui l’a l tr o personaggio chiave dell’inchiesta: il prete di Isola che ha ricevuto “senza alcun titolo, cospicue erogazioni di danaro dalla Misericordia”.
Agli atti di “Jonny”, infatti, ci sono una serie di note di debito per 132 mila euro “emesse dalla Parrocchia Maria Assunta ad Nives, cioè da Don Edoardo Scordio, e pagate da Misericordia, per una non meglio chiarita assistenza spirituale”. Il totale è 3 milioni e mezzo di euro che don Scordio ha ricevuto dalla Misericordia in 9 anni. Soldi in contanti o in assegni che il prete ha intascato e, secondo gli inquirenti, portato in Svizzera dove il sacerdote ha un fratello.
NELL’INCHIESTA è indagato anche il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Gianluca Bruno, che ieri mattina ha subito una perquisizione.
Carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno sequestrato beni per 84 milioni di euro. Sigilli ad alberghi, società, ville con piscina, macchine di lusso, il teatro Astorino e anche la squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto presieduta sempre da Leonardo Sacco, il “nuovo Buzzi” che ha goduto anche di alcune omissioni da parte delle istituzioni. Non ha dubbi il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto: “A partire dalla magistratura e da tutte quelle istituzioni che erano deputate al controllo”.
Nicola Gratteri “Arrivarono 250 pasti per 500 persone Gli altri mangiarono solo il giorno dopo”