Consip, “soffiate” ed errori: sentito dai pm il capo del Noe
Pascali convocato come teste per chiarire se le informazioni sulle indagini fossero arrivate a lui
L’inchiesta sull’inchiesta svolta dal Noe sul maxiappalto Consip continua a tappe forzate. Ieri è stato sentito il comandante del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, generale Sergio Pascali. I pm romani gli hanno posto domande finalizzate a fare chiarezza su due aspetti: la comunicazione eventuale di notizie sull’indagine agli alti gradi del suo Corpo, e – verso il basso, invece – gli errori nelle informative del Noe contestati al suo sottoposto Giampaolo Scafarto.
CHE L’IN CH IE STA pu nt as se (dal punto di vista conoscitivo sia chiaro, non delle responsabilità) sui gradi più alti, si era capito dall’interrogatorio del capitano. Il 10 maggio Scafarto aveva detto ai pm romani: “Dell’andamento delle indagini e delle emergenze via via acquisite, ho sempre e costantemente riferito al tenente colonnello De Rosa e al colonnello Sessa mentre non ho mai avuto conversazioni aventi tale oggetto con i miei superiori gerarchici”. Scafarto ha spiegato di non avere informato il comandante del Noe Sergio Pascali anche per evitargli problemi dovuti al fatto che sapeva della sua amicizia con il generale Emanuele Saltalamacchia. Una precauzione che allora potrà essere sembrata a Pascali poco “carina” ma che oggi “salva” il comandante da eventuali contestazioni. Nulla poteva riferire all’amico generale che comanda oggi la Legione Toscana perché nulla sapeva.
Poi i pm hanno posto domande a Scafarto anche sui colleghi di Napoli. L’indagine infatti era affidata non solo al Noe ma anche ai carabinieri del reparto territoriale guidati dal capitano Andrea Coratza. Sul punto Scafarto avrebbe spiegato che “le intercettazio- ni telefoniche e non le ambientali erano condivise con i colleghi di Napoli”. Poi a precisa domanda ha risposto: “Posso immaginare che l’intercettazione telefonica su Tiziano Renzi (attiva dal 5 dicembre, ndr) fosse visibile sui terminali dei colleghi di Napoli”.
Anche su questi punti ieri è stato convocato il generale Pascali. È stata l’occasione per un chiarimento con il procuratore Giuseppe Pignatone. Il comandante del Noe non aveva affatto gradito ai primi di marzo la revoca della delega d’indagine per le fughe di notizie e aveva fatto sapere come la pensava. L’iscrizione di Scafarto sul registro degli indagati per un reato grave come il falso e la convocazione in sequenza dei suoi uomini, non aveva aiutato a rilassare i rapporti.
Insomma, l’indagine sul Noe va avanti mentre nulla si sa dell’indagine del Noe, cioè del vero caso Consip. Anche Matteo Renzi si è lamentato nella sua e-news: “Mi stupisce, molto, che nessuno o quasi parli più dell’inchiesta su Consip”. Lo abbiamo subito accontentato oggi e faremo del nostro meglio per non deluderlo domani ma Renzi ha ragione: nulla si sa sul “pizzino” da “30 più 5 mila euro”, né sulla presunta fuga di notizie del suo amico Luca Lotti, né sulla presunta fuga bis del comandante generale Tullio Del Sette. Però sarà contento di sapere che l’inchiesta sul Noe va come un treno.
IL PROCURATORE Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, ieri hanno ascoltato Pascali per due ore e nei giorni scorsi erano stati sentiti, sempre come persone informate dei fatti, il vicecomandante del Noe, il colonnello Alessandro Sessa e anche il comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Fabio De Rosa. Prima di loro sono stati sentiti una mezza dozzina di marescialli e carabinieri scelti del Noe.
Negli interrogatori come persone informate dei fatti, a tutti, vengono poste domande su due aspetti: come siano stati possibili tutti quegli errori sulle informative di Scafarto e poi come siano state possibili le ri- petute fughe di notizie descritte da Luigi Marroni a beneficio dei manager Consip.
La scelta investigativa della Procura di Roma è quella di partire dal basso per svolgere questo delicato accertamento sulla soffiata. In questa logica si spiegano le domande sulla conoscenza delle intercettazioni su Tiziano Renzi anche da parte dei carabinieri di Na-
Il capitano inquisito Scafarto aveva già spiegato di non aver informato il suo comandante
Le audizioni
La Procura vuole ricostruire la fuga di notizie a favore della centrale acquisti
poli oppure sulla conoscenza dei dettagli dell’inchiesta da parte del generale Pascali.
Il risultato di questo “rovesciamento” è che i due “grandi accusatori”, Luigi Marroni e Filippo Vannoni, e i tre “grandi accusati” cioé i generali Del Sette e Saltalamacchia e soprattutto il ministro Lotti sono lasciati in pace nei loro uffici confortevoli da cinque mesi. Invece i carabinieri che hanno lavorato, intercettato e scritto informative su di loro (nella veste di testimoni o indagati) sfilano a Piazzale Clodio.