Bambine rom e tombe ebraiche “ma non è razzismo”
Desidero esprimere il commosso turbamento che la notizia dell’improvvisa scomparsa di Oliviero Beha ha suscitato in me.
Non solo, come voi avete ricordato domenica, per la sua storia, che non può che confermare apprezzamento e stima per quanto il suo giornalismo ci ha dato. In questo momento sento che mi mancherà più di tutto il resto quella umana simpatia che sapeva suscitarmi come persona a sangue caldo capace di medesimezza e di sdegno sempre generosi e veri.
Parafarmacie illegittime, chi garantisce il diritto alla salute?
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge Regione Piemonte che aveva dato facoltà alle Parafarmacie di effettuare gli esami di autodiagnosi rapida per i test della glicemia, trigliceridi e colesterolo. Secondo i Giudici della Consulta la normativa “è in contrasto con il principio fondamentale della tutela della salute”. A sollevare il caso in Corte Costituzionale era stato il Consiglio dei Ministri. Mi preme chiedere al Ministero a cui confluiscono tutti gli atti autorizzativi storici di tutte le Farmacie, se venga garantito del tutto “il principio fondamentale della tutela della salute” in vigenza di compravendite o lasciti ereditari delle Farmacie necessitanti, quindi, del solo atto notarile, cioè senza alcuna prova concorsuale pubblica, di solito riservate alle sedi periferiche, in Comuni quasi disabitati, così da scoraggiare anche i più giovani e temerari farmacisti.
Il mio amico “Bube” finito nei processi ai compagni
Ho letto ciò che ha scritto Albertina Soliani, accennando ai sette fratelli, figli dell’ottimo Alcide Cervi, fucilati dai fascisti. Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia, scelse l’amnistia, graziando e reintegrando molti ex fascisti e mandando invece a processo numerosi compagni. In questa vergognosa tornata vi rientrò il partigiano “Bube”, condannato a 19 anni di reclusione: al suo processo partecipò anche Carla Capponi che riuscì a fargli ridurre la pena di 4 anni. Fortuna che la compagna di Bube, Nadia Giorgi, gli rimase sempre vicina, fino alla morte. Lei purtroppo ci ha lasciati circa un paio di anni fa, ad 85 anni. CARO FURIO COLOMBO, nella nostra cronaca cittadina tutto è incerto, nella prima battuta di brutte notizie, la causa, le modalità, la responsabilità e se l'evento possa considerarsi dannoso o colposo. E tutto rimane in sospeso, penso anche per cautela legale, finché le autorità non danno il primo verdetto. Di solito promettono indagini più approfondite. Non in due casi romani appena accaduti: il rogo dei bambini rom e la distruzione delle tombe ebraiche alVerano. Sono stupito dalla curiosa sicurezza delle fonti e dei cronisti: né un caso né l'altro hanno motivazione razziale. LE RIPETUTE NARRAZIONI del terribile rogo che ha distrutto parte della famiglia Halilovic (in 13 dormivano in un camper, in zona Casilina a Roma, qualcuno ha incendiato il camper di notte, tre bambini sono morti bruciati) si sono aperte subito, alla seconda o terza riga di ciascun articolo di cronaca, con l’assicurazione perentoria che se qualcuno dà fuoco a un camper rom mentre tutti dormono, non può essere che un altro rom. È cominciata la caccia, esclusivamente fra i rom. Sfortunatamente il rom assassino, dato per “identificato” dalle telecamere fin dall’inizio della storia, non è stato trovato, e le possibilità che la storia si allontani dalla nostra attenzione prima di sapere che cosa è successo davvero, sono più alte ogni giorno.
Segue la notizia che, nella civile città di Roma, una signora ha parcheggiato la sua auto in modo da schiacciare fiori, pupazzi e lettere ai bambini bruciati (un piccolo memoriale spontaneo come spesso accade sul luogo di un delitto così grave e penoso) e ha di- La cura riservata alla sindaca Raggi l’ho vista già applicata una trentina di anni fa da iscritti alla Cgil per estromettere una famiglia che gestiva una mensa aziendale. Furono sostituiti dalla Camst, una Coop di sinistra. A rimetterci furono i commensali e il cibo. Senza entrare nel merito delle capacità della sindaca, possiamo accertare che nonostante ci sia stato un “mutatis mutandis” i metodi non cambiano mai.
Il Foglio si sostituisce a l’Unità: è il nuovo manifesto del PdR
Renzi, come al solito, cerca di spostare sul piano individuale problemi politici. De Bortoli ha posto un pesante interrogativo che rimarrà fermo, comunque vada a finire la questione Consip e malgrado il chiarato orgogliosa: “Io parcheggio dove voglio”. Subito dopo il rogo dei piccoli rom, un’altra sconvolgente notizia nella cronaca di Roma: decine e decine di tombe nel cimitero del Verano, sono state scoperchiate e profanate. Le tombe sono ebraiche (tutte) nella prima narrazione. Nelle successive, si aggiungono “croci” senza precisare dove e come tombe cristiane e tombe ebraiche possano mischiarsi in una stessa scorribanda di vandali. Ma i vandali, già dalla seconda narrazione dei fatti, diventano “ragazzini”. Infatti uno risulta quattordicenne. Ma non ci viene detta mai l’età del più adulto. Segue la certezza che, pur sollevando e spaccando pietre tombali ebraiche, difficilmente confondibili, i “ragazzini” non hanno mai pensato di agire per ragioni razziali. Una tale ipotesi viene esclusa all’inizio e alla fine di ogni articolo. È una bambinata, ci dicono i colleghi cronisti (pensate al peso delle lastre, divelte e spaccate a decine nella notte) di cui adesso sia “i ragazzini” sia i genitori si vergognano, tanto che “i ragazzini” vengono tenuti in casa, e i loro nomi, come da prescrizione di legge, restano “di fantasia” in ciascun articolo.
Non sappiamo nulla e non sapremo nulla delle loro famiglie e delle loro scuole. Risulta ai cronisti che, forse, “un videogioco” può avere motivato questa idea (così tipicamente da “ragazzini”) di farsi chiudere di notte in un grande cimitero e – per caso – fra le tombe ebraiche del Verano, proprio mentre avevano gli attrezzi per spaccare tutto.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it tentativo di ridurla a velenose insinuazioni, sulle quali sembra che la magistratura romana si stia molto più impegnando che sui fatti incontrovertibili finora accertati. Il Pd di Orfini non ha mai indossato magliette gialle per ripulire Roma dalle porcherie, per cui non sono da intendersi solo la spazzatura per strada. Contro l’ex sindaco Ignazio Marino ricorse ad un notaio. A dimostrazione che la mano ferrea di Renzi controlla tutto e tutti ed un nutrito gruppo di notabili Pd continua a non voler rischiare il potere raggiunto da anni sconfessando chi non agisce mai oltre il perimetro dei propri esclusivi interessi personali.
Infatti il manifesto di Renzi è diventato Il Foglio, con buona pace dell’Unità fondata da Antonio Gramsci e affondata senza pietà da Matteo per ultimo. Ho letto le testimonianze dei medici di dj Fabo: uno di loro parlò di un dolore “di una intensità insopportabile”, di spasmi che potevano colpirlo anche “60 volte al giorno” di antidolorifici che gli provocavano “la perdita di lucidità e di capacità di interazione”.
Ecco davanti a certe rivelazioni, penso all’indifferenza di alcuni religiosi dinanzi il dolore altrui. Penso alle parole del cardinale Bagnasco, quando si seppe della morte del giovane dj: “È una sconfitta grave e dolorosa per tutta la società, per tutti noi perché la vita umana trae spunto, forza e valore anche dal fatto di vivere dentro delle relazioni di amore, di affetto, dove ognuno può ricevere e può donare amore. Fuori da questo è difficile per chiunque vivere, la solitudine uccide più di tutto il resto”. Non fu DIRITTO DI REPLICA
In queste settimane di polemiche sul ciclo dei rifiuti a Roma si sono lette molte inesattezze, appesantite da alcune falsità. L’intervista dell’assessore Bergamo pubblicata ieri ha, probabilmente, la funzione di sintetizzarle tutte insieme. È bene, dunque, precisare alcune questioni. Quando l’assessore Bergamo si interroga sul perché gli impianti si rompono, dovrebbe sapere che la prima causa è determinata proprio dallo stress a cui sono sottoposti dal sovraccarico schizofrenico del loro impiego. In ogni caso, Bergamo può chiedere ai dirigenti di Ama che cosa accade nel sistema fragile e precario della Capitale a partire dal fatto che proprio Ama più volte ha denunciato alla magistratura le ragioni di tali fragilità. È bene ribadire che l’inefficienza degli impianti è tutta romana, perché gli impianti di smaltimento delle altre province funzionano regolarmente e non per questo meritano di essere sottoposti a carichi abnormi. Bergamo afferma inoltre che per costruire una nuova discarica occorrono 2 anni. Falso. L’iter potrebbe concludersi con minor tempo. In ogni caso una discarica di servizio sarà sempre necessaria, anche con la differenziata alle massime percentuali perché ci sarà sempre rifiuto che dovrà essere smaltito.
Curiosa infine l’affermazione per la quale si dovrebbero portare ancora più rifiuti fuori dalla capitale perché Roma non intende fare niente. La Regione dovrebbe trovare discariche e inceneritori per Roma e convincere le altre province laziali e prendersi tutti i rifiuti che Roma non vuole smaltire in casa. La Regione ha offerto a Roma Capitale la disponibilità a richiedere più solidarietà alle altre regioni italiane ma la risposta dell’assessore Montanari è stata “non serve”.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano