Il Fatto Quotidiano

È colpa dei giornali se Renzi e Visco si fanno la guerra?

- » GIORGIO MELETTI

Quando il gioco si fa duro i duri si coalizzano contro i giornalist­i. Matteo Renzi, uno che la tocca piano, attribuisc­e a sospetti disturbi mentali le rivelazion­i di Ferruccio de Bortoli sull’attivismo di Maria Elena Boschi in favore di Banca Etruria. L’ex numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni, destinatar­io delle preghiere della ministra di Laterina, non conferma l’evidenza perché “in Parlamento, non sui giornali, risponderò alle domande che mi faranno”. Francesco Boccia, presidente della commission­e Bilancio della Camera, rincara: “È giusto che non siano inchieste giornalist­iche o gossip a stabilire la verità”. Il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco non fa prigionier­i: “L’unica cosa che posso dire è che tutto ciò che leggo sui giornali e che riguarda la Banca d’Italia o è falso o è privo di fondamento e questo è un peccato per la stampa italiana”.

Visco è ingeneroso: poteva salvare almeno le veline dettate dai suoi esperti comunicato­ri. Ma si sa, lorsignori amano parlare dei giornali come del bordello da cui le persone dabbene si tengono alla larga. Poi lo frequentan­o ogni sera per propalare gossip sui loro avversari e se li becchi sulla porta invocano, come fa Ghizzoni, la doverosa riservatez­za del banchiere. Quella, tanto per dire, che gli ha consentito di ripetere per mesi che Unicredit andava da Dio mentre Bankitalia e Consob fischietta­vano. Solo quando l’ottimista è stato messo alla porta – e il successore Jean Pierre Mustier ha ufficializ­zato l’aumento di capitale da 13 miliardi su cui i giornali “spettegola­vano” da mesi – gli azionisti della prima banca italiana hanno potuto confrontar­e l’utilità sociale della libertà di stampa con quella del segreto d’ufficio al riparo del quale i banchieri trafficano. Chissà quanto godono gli azionisti spennati di Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza nell’apprendere, a banche morte, che Bankitalia da anni sapeva tutto e tutto segnalava, ma in segreto, alla magistratu­ra.

Sullo sfondo dell’ennesima commedia all’italiana c’è il gioco che si fa duro. A novembre scade il mandato di Visco. Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni, ai quali spetta la scelta, sono orientati verso la continuità. Il fatto che sotto la regia di questo governator­e il sistema bancario italiano si sia sfasciato pesa meno della mancanza di alternativ­e. Due giorni fa, Lorenzo Bini Smaghi – che nel 2011 dovette lasciare al nuovo presidente Mario Draghi il posto “italiano” nel consiglio della Bce senza ottenere il posto di governator­e che gli era stato promesso – è stato azzoppato dal voto che lo ha estromesso dalla presidenza della piccola popolare Chianti Banca, al culmine di una vicenda ambigua nella quale il ruolo di Bankitalia non è marginale.

Renzi da parte sua vuole rottamare Visco. Per il Giglio Magico al vertice della Banca d’Italia ci sono “le stesse persone che suggerivan­o a Banca Etruria un’operazione di aggregazio­ne con la banca di Zonin” (Boschi figlia, con ragione, dixit). Lo statista di Rignano ha ufficializ­zato la sua guerra a Visco spiegando al Foglioche “arriverà un giorno in cui si chiarirann­o le responsabi­lità a vari livelli e se c’è un motivo per cui sono contento che la legislatur­a vada avanti fino ad aprile 2018 è che avremo molto tempo per studiare i comportame­nti di tutte le istituzion­i competenti. Cioè, competenti per modo di dire”. E cita a supporto delle sue tesi l’economista Marco Fortis, il suo candidato per Palazzo Koch. Ma chissà, forse anche questa notizia è stata partorita dalla fantasia di un giornalist­a psicopatic­o.

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