La Pinotti parla di civile, ma pensa alla leva militare
La ministra ha fatto riferimenti a Francia e Svezia, dove c’è già (o se ne sta parlando), un breve periodo in cui i ragazzi indosseranno la divisa
Reintrodurre una leva “civile” obbligatoria? L’idea avanzata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti all’adunata degli alpini non va sottovalutata. C’è chi ha ironizzato sugli effetti della grappa delle Penne Nere per spiegare la strana uscita e l’imbarazzante autosmentita successiva che tira in ballo il servizio civile obbligatorio. Interessanti i commenti sui forum di settore. Uno per tutti: “Parlare di leva militare obbligatoria avrebbe scatenato un putiferio. Il servizio civile obbligatorio è qualcosa che vogliono in molti ed è più digeribile per la massa. Ci vuol poco poi a dare la possibilità di scegliere tra servizio militare e civile”. Insomma, la stessa proposta di Matteo Salvini: reintrodurre l’obbligo di leva per un periodo di 4 o 6 mesi e con l’opzione di scegliere tra servizio militare e civile. Ben diversa dalla proposta di Realacci (Pd) sul servizio civile obbligatorio presentata nel 2014, poi superata dall’introduzione del servizio civile universale (che prevede un maggiore ventaglio di ambiti). Che la Pinotti si riferisse alla leva militare lo fa pensare il suo esplicito riferimento a Paesi come la Svezia e la Francia, dove non è stato introdotto nessun servizio civile obbligatorio, bensì è stata o sarà reintrodotta la coscrizione militare. Il ministro della Difesa svedese Peter Hultqvist ha già ufficializzato il provvedimento dicendo che “il governo vuole un sistema di reclutamento più stabile per incrementare la capacità di difesa perché la situazione di sicurezza è cambiata”, con riferimento alla minaccia russa. In Francia Emmanuel Macron ha invece detto di volere che “ogni giovane francese possa fare esperienza di vita militare anche solo brevemente” proponendo una leva estiva di un mese per 600 mila ragazzi e ragazze, con un costo annuo di almeno due miliardi di euro.
DEL RESTO suona strano che un ministro auspichi un “ampliamento” del servizio civile dopo che il governo di cui fa parte, a marzo, ha concluso un processo di riforma durato anni. La riforma, nelle intenzioni, dovrebbe garantire l’accesso al servizio a tutti i giovani che facciano domanda ( negli ultimi 15 anni solo 400mila su un milione di richiedenti). Ma tutto dipenderà dai fondi. Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale degli enti del servizio civile (Cnesc) spiega al Fatto che “i fondi per quest’anno, 257 milioni, bastano per 47mila ragazzi, meno della metà dei richiedenti, e per i prossimi anni sono previsti solo 110 milioni”. L’introduzione di un servizio obbligatorio, anche se solo pochi sceglierebbero la divisa, potrebbe essere per la Difesa un modo sicuro per aumentare il proprio budget annuale verso il 2% del Pil richiesto dalla Nato (oggi, con 23 miliardi, siamo all’1,4% ).
Lo stato dell’arte Anche perché il periodo da dedicare alla società è regolato da una recente riforma