“Può essere uno scambio virtuoso tra giovani e Stato”
Gustavo Piga
L’obbligo
non ha senso, però mi piace moltissimo l’idea implicita nella proposta della Pinotti sul servizio civile: in cambio di un aiuto si chiede ai giovani di contribuire e lavorare”. Gustavo Piga è ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata. “Questo Paese ha bisogno di opportunità per i giovani. Insieme alle piccole imprese, sono i soggetti più colpiti da recessione e stagnazione. Una crisi economica è come un temporale: i grandi fusti sopravvivono, i germogli rischiano di scomparire”. Professor Piga, come proteggerli?
Bisogna dare opportunità. Le nostre risorse però sono scarse e rendere un servizio obbligatorio in un Paese che già dà in quest’ambito buone pportunità non ha senso. Significherebbe darne meno di quelle che i giovani riescono a procurarsi per conto loro. Si pensi al Ccc, il Civilian Conservation Corp, di Roosevelt: non era un servizio obbligatorio, ma mirato ai giovani messi più in difficoltà dalla crisi, quelli che avevano bisogno di non perdersi per sempre. Quei lavori erano considerati “essenziali per mantenere un morale alto”. Una sorta di sussidio di disoccupazione?
No. Roosevelt, che aveva dei soldi a disposizione, scelse di non darli a tutti i disoccupati. Riteneva il sussidio un “narco- tico”, un sottile distruttore dello spirito umano. Il concetto era: ti vengo in contro se tu mi dai qualcosa. In quest’ottica, ci sono molte scelte possibili.
Per esempio?
Nel 2012 in 1500 scrivemmo una lettera indirizzata al presidente Napolitano, a Monti e a Letta. Chiedevamo di stanziare mille euro mensili netti (per un massimo di due anni) per circa un milione di giovani. 12 miliardi di euro annui, un modesto 1% di Pil. Mille euro è più del doppio di quanto è pagato oggi il servizio civile. Volevamo che questi giovani lavorassero per la cosa pubblica. Dai tribunali agli ospedali, fino alle scuole. La Pa italiana è la più vecchia d’Europa eppure è a sostegno di cittadini e imprese: le imprese fanno innovazione, i cittadini chiedono servizi nuovi. E solo i giovani possono garantirli.
È un progetto fattibile? Bisognerebbe investire 12 miliardi l’anno in un momento in cui si lotta con l’Europa anche solo per i decimali. Dal 2012, la disoccupazione è raddoppiata. La domanda è: abbiamo il coraggio di arrivare al 3 % di deficit e ridurre gli sprechi per fare questi investimenti? Pinotti deve dire quanti soldi vuole impegnare.
L’obbligatorietà però non avrebbe senso. Si sprecherebbero risorse per opportunità che i ragazzi possono già trovare da soli