Il Fatto Quotidiano

Papà guarda, siamo tutti legati da un filo che si chiama amore

1949-2017 La figlia di Oliviero Beha, Germana: “Nessuna paura e pura libertà: non solo parole vuote, ma il suo testamento e la sua eredità” Il discorso che la figlia di Oliviero Beha, Germana, ha letto ieri all’orazione funebre.

- » GERMANA BEHA

Certo che andarsene così, non è proprio da persona controcorr­ente... Mentre farsi cacciare anche da lassù, sai che titolo in prima pagina! Non sono la persona giusta per parlare. Era papà l’oratore, era lui che aveva il dono della parola parlata e scritta. Posso solo dire poche cose a nome di noi figli e provare a conversare con lui… per lui essere figlio è stato difficile, perché ha scoperto in noi l’amore, la vita, la freschezza e la leggerezza... perché è difficile liberarsi da catene pesanti e papà ha combattuto, è caduto, si è rialzato e ha vinto; perché quando il buio senza fine mi aveva avvolto lui si è messo in ginocchio ed è stato in silenzio al buio con me, ha aspettato, insieme a mia madre e a tutta la mia famiglia, sempre in silenzio, che tornasse la luce e quando è arrivato Michele, noi ci siamo trovati e scaldati al sole e lui si è scoperto finalmente libero. E di quel silenzio parlava così:

IL SILENZIO È UNA PAROLA

Sono qui, in punta di penna/ a verbalizza­re la vita./ Potrei starmene in silenzio/ parlando con le dita/ e invece converso con te/ come se tu fossi me/ per dirti che il silenzio/ è una parola squisita/ un recipiente a colori/ che è a sua volta parola/ oppure una lingua sospesa/ tra due gole affacciate/ su quell’altra parola/ ancor più approfondi­ta./ Il silenzio è il paesaggio/ di qualunque espression­e,/ è la terra il cielo il mare/ dove rintraccia­re un nome./ Dove stormiscon­o le fronde/ e scrivono versi gli animali/ ma né flora né fauna sorridono/ per lasciarne il mestiere agli umani./ Il silenzio è il dubbio parlante/ d’aver magari capito qualcosa,/ quasi meno di nulla/ se la mente è silenziosa./ Spruzzando il profumo verbale/ cerchiamo di farci annusare, /ma per illuderci d’esser compresi/ è il silenzio lo spazio vitale.

È impresa praticamen­te impossibil­e limare il carattere da adulti, lui l’ha fatto, è riuscito a vedere oltre a sé e intorno a sé e ci ha riscoperto e si è riscoperto uomo, padre, nonno. Del nonno non posso non parlare e lo fa lui:

IL CUCCIOLO SORRIDENTE

Quando alza lo sguardo/ è un dipinto che si muove./ Quando ti tocca lieve/ senti che l’anima esiste./ Quando sgattaiola via/ con le zampette asistemati­che/ è insieme un cucciolo/ e tutti gli animali del bosco,/ e immagini un putto/ nascosto tra le pecore di Poussin./ Quando sorride riflette/ l’unico universo che conti/ e ti illude di capire/ ciò che ostinatame­nte hai dimenticat­o./ Salve, Michele, barbaglia/ negli occhi fin che puoi e sai./ Noi compiamo gli anni/ immersi nei tuoi giorni.

Era straordina­rio, dolce, bambino al punto giusto, pieno di voglia di raccontare e raccontars­i, di insegnare e impa- rare da quel suo piccolo sosia che in due anni gli ha allargato il cuore. Mi scriveva: “Grazie a Michele mi è sembrato che fosse come se noi due avessimo passato il primo capodanno insieme. La trasmissio­ne della vita è verticale, ma ci sono momenti in cui si fa circolare, avvitata, spirale. È in momenti come questi che io sento di dovervi la vita, che senza di voi sarebbe un’altra cosa, un modo diverso di stare al mondo. È una sensazione avvolgente, che mi alza su una nuvola di bene, di emozioni, di senso dell’esistenza che anche solo per un attimo è compiuto. Spero che a te, a Massimo, a Michele accada o accadrà qualcosa di simile, una specie di regalo del cielo. Per mamma, sono certo senza domandargl­ielo che sarà più o meno lo stesso, molto oltre le tante litigate che avranno sì lasciato tracce psichiche, ma in terra: sollevati, leggeri, siamo fortunatam­ente solo e soltanto noi, affidati a un afflato che non si spiega né si racconta. Ti voglio bene”. E poi non posso raccontarv­i dell’amore che ha vinto su tutto dei nostri genitori, le litigate vengono raccontate, le carezze, i momenti di risate, la vita che scorre, una cosa sola da cui arriviamo noi tutti, gatti, cani, nipoti e case incluse; arriviamo da lì da un grande amore che è stato vissuto a pieni polmoni, senza paura e in piena libertà. perché papà non aveva paura ed era libero. Nessuna paura e pura libertà, che oggi non solo parole vuote, ma il suo testamento e la più grande eredità. Tempo fa mi è arrivata un’email di papà con una poesia che aveva scritto per mamma, voleva un’opinione:

MOGLIE

Ti ho cercato nel mio buio/ per tutta la vita/ Ho fatto in tempo/ a trovarti/ e ti stringo le dita/ La mano è una sola/ la testa è la nostra/ una e una sola/ nell’autunno avanzato/ Stratifich­iamo il presente/ tra memoria e desideri/ rocce friabili al tatto/ oggi appena più di ieri/ Come ho fatto come ho fatto/ a smarrire il mio tempo/ a cercare ciò che avevo/ e mi aveva nel cuore/ resta un mistero lucente/ striato da entrambi/ di pathos e dolore/ Ma un mistero vitale/ che ci unisce al risveglio/ che mi parla e mi ascolta/ dentro gli anni e nei figli/ Un mistero irrisolto ma forte/ che mi tiene la mano/ e mi carezza lo sguardo/ come fosse un’i mpronta/ che mi è indispensa­bile/ mentre ti guardo dormire/ per l’unica volta che conta.

Papà guarda, tu che hai la visione d’insieme guardaci, noi siamo tutti legati da un filo che si chiama amore, questo filo l’hai creato tu insieme alla donna che oggi è distrutta da una mancanza insostenib­ile, quel filo ci ha sempre abbracciat­i senza strozzarci, ci ha fatto sentire unite seppur lontani, ci ha reso forti anche quando eravamo deboli, ci ha protetti quando la vita ci ha colpiti, ci ha permesso di andare oltre al carattere che tutti noi abbiamo e che a volte ci ha reso incomprens­ibili; ci ha avvolto in un abbraccio senza mani e quindi infinito, infinito come il legame che c’è e che ci permetterà di farti continuare a vivere. Per cui parlate di lui, del suo carattere difficile, del suo sorriso, degli occhi prima verdi e poi grigi, della sua bontà, della sua generosità mascherata da tirchiaggi­ne, del suo andare a letto prima di tutti, anche degli ospiti in casa, della sua ossessione per i vestiti, per il cibo, per lo sconfinato amore per il lavoro che con fatica egregiamen­te faceva, per tutto quello che era e soprattutt­o per quello che ognuno di noi porta di lui nel cuore; parlatene e lui continuerà a vivere. Ora papà, fai tanti bei viaggi, vai a Cogne, scrivi tanto, leggi il giusto, mangia schifezze e vola, vola alto... poi però torna... torna dove sempre sei stato e sempre sarai, nei nostri piccoli cuori ora così fortemente scossi…

Ti ho cercato nel mio buio/ per tutta la vita/ Ho fatto in tempo/ a trovarti/ e ti stringo le dita/ La mano è una sola/ la testa è la nostra

ALLA MOGLIE E ADESSO... “Fai tanti bei viaggi, vai a Cogne, scrivi, leggi il giusto, mangia schifezze e vola, vola alto... poi però torna...”

 ?? Ansa ?? L’addio
Ieri si sono svolti i funerali di Oliviero Beha, morto sabato scorso. Alla cerimonia sono accorsi tantissimi amici, lettori e colleghi
Ansa L’addio Ieri si sono svolti i funerali di Oliviero Beha, morto sabato scorso. Alla cerimonia sono accorsi tantissimi amici, lettori e colleghi

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