Il Fatto Quotidiano

Clamoroso: alla Juventus non piace vincere facile

- » ROBERTO BECCANTINI

Eadesso allacciate­vi le cinture. Rimontata e sculacciat­a dalla Roma, la Juventus delle iperboli in ghiaccio è lì che s’interroga inquieta: nel sacco che Giovanni Trapattoni innalzò a mantra della sua filosofia non c’è ancora l’ombra di un gatto. Eppure il tempo stringe e il calendario preme: domani, sempre al l’Olimpico, la finale di Coppa Italia con la Lazio. Domenica il Crotone allo Stadium, e il Crotone, fidatevi, è la squadra che da aprile, con il Napoli, ha fatto più punti di tutti, persino della stessa Juventus, tornando a pieno titolo in corsa per la salvezza. Dopodiché, chiusura a Bologna, là dove Calciopoli ha seminato rancori profondi. Quindi, il 3 giugno a Cardiff, il Real Madrid di Cristiano Ronaldo nella ‘bella’ di Champions.

A PROPOSITO di date e di ricorrenze: il 14 maggio 2000 Madama smarrì lo scudetto nella piscina di Perugia. Vi arrivò davanti alla Lazio, la lasciò scornata sotto l’ombrello (e il telefonino) di Pierluigi Collina.

Urge almeno una vittoria per evitare che una drastica frenata, da più 9 a più 4, possa trasformar­si in un epilogo clamoroso. Luciano Spalletti, privo di Edin Dzeko, aveva ridisegnat­o la Roma con feroce realismo, come ha documentat­o la ripresa, tutta ag- guati e baionette. Il 5-0 del Napoli e il gol di Mario Lemina non offrivano alternativ­e: bisognava inventarsi una reazione da gladiatori più che da “gladiattor­i”, come invece era capitato nel derby. E a leggere la classifica odierna attraverso le lenti di un distacco così magro, resta proprio quella la partita di confine.

Dall’abbraccio tra Francesco Totti e Alessandro Del Piero, inviato di Sky, all’ennesima mancia che l’allenatore ha girato al Pupone sono volati via vent’anni di calcio (e che calcio).

È giunta l’ora delle “decisioni irrevocabi­li”. Angeli e demoni del triplete si stanno radunando per i rispettivi sabba votivi. Sono ormai sei stagioni che la Juventus sbaraglia la concorrenz­a dall’alto della difesa. Ebbene, nelle ultime tre gare il muro più muro d’Europa ha beccato sei gol (2 dall’Atalanta, 1 dal Toro, 3 dalla Roma) e raccolto la miseria di due pareggi. La Lazio di Simone Inzaghi ci dirà molte cose, sul suo conto. Se la bulimica amazzone in fuga da una vita continua a godere di risorse adeguate, oppure se della fuga comincia ad avvertire il peso, la tensione, il logorio.

Naturalmen­te, c’è chi ha criticato Allegri per l’eccessivo turnover. Siamo alle solite: se non li ruoti, rischi di spremere i titolari; se li ruoti, e ti fanno la pelle, passi per un incallito giocatore d’azzardo, e non più per l’illuminato gestore di un harem in lizza su tutti i fronti.

La Lazio, tra parentesi, fu l’avversario che, il 22 gennaio, tenne a battesimo il nuovo corso. Reduce dal liscio e busso di Firenze, Al- legri fece punto e andò a capo. Si inventò il movimento cinque stelle – Juan Cuadrado, Miralem Pjanic, Gonzalo Higuain, Paulo Dybala, Mario Mandzukic: tutti insieme, appassiona­tamente – ricavandon­e fior di risultati, in patria e all’estero, dal 2-0 di quel pomeriggio alla saga catalana.

PJANIC è squalifica­to, Mandzukic acciaccato, Sami Khedira zoppo. Claudio Lotito si coccola Keita Baldé, 22 anni e 15 gol, un giovanotto che gliel’ha giurata, e per questo a luglio taglierà la corda, ma che intanto potrebbe regalargli una vampata d’orgoglio.

La Roma ha blindato il secondo posto che significa Champions senza la tortura dei preliminar­i, scenario che viceversa agita la bellezza sarriana del Napoli, e la Lazio, quarta, è già in Europa League. A pesarla sulla bilancia del pallone, la Capitale somma 151 punti, contro i 135 di Torino e i 116 della Milano cinese. Un esempio di saggia amministra­zione (!).

C’erano 50 mila spettatori all’Olimpico, per scortare la Magica oltre la Juventus. E ce ne saranno molti di più il 28 maggio, con il Genoa, per l’addio di “papa” Francesco. Una sentenza anche questa, in attesa che ognuno vada per la sua strada: Totti nella storia, Spalletti all’Inter e la Juventus verso qualcosa che, comunque, scatenerà i brindisi di chi l’ama o di chi la detesta.

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Il Crotone di Davide Nicola, tornato in corsa per la salvezza
LaPresse Testa-coda Il Crotone di Davide Nicola, tornato in corsa per la salvezza

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