Il Fatto Quotidiano

Reato di tortura, terzo ok alla legge (ma la criticano tutti)

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▶IL REATODITOR TURA

è stato approvato ieri al Senato. È il terzo voto sulla legge dall’inizio della legislatur­a: il testo emendato torna alla Camera. Introduce nel codice penale gli articoli 613 bis e 613 ter, attraverso i quali al reato di tortura viene attribuita una disciplina autonoma, non più l’aggravante di altri reati. La legge prevede pene elevate per chi commette tortura (fino a 10 anni per i cittadini comuni, fino a 15 per i pubblici ufficiali e fino all'ergastolo in caso di morte dolosa del torturato). Stabilisce inoltre la totale inutilizza­bilità delle informazio­ni e delle dichiarazi­oni rese sotto tortura. Il testo è criticato da destra e da sinistra. Giorgia Meloni (Fdi): “Questo provvedime­nto ha un solo scopo: intimidire il personale del comparto difesa-sicurezza e impedirgli di lavorare”. Anche per la Lega “serve solo a criminaliz­zare la polizia”. Ma il reato di tortura, così formulato, non piace nemmeno a chi si è speso per anni per introdurlo nel nostro ordinament­o. Come Amnesty Internatio­nal: “Si conferma una legge impresenta­bile e difficilme­nte applicabil­e, distante dalla Convenzion­e delle Nazioni Unite”. Si è dissociato anche il primo firmatario del testo originale, il senatore del Pd Luigi Manconi.

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