I 45 milioni di euro buttati dalla polizia per l’affitto
Tanto paga lo Stato ai privati per le sedi di Roma, a fronte del patrimonio immobiliare
Quarantacinque milioni l’anno. È l’affitto che la Polizia paga ai privati a Roma. A fronte di migliaia di immobili che nella Capitale sono patrimonio dello Stato. Per non dire di commissariati sfrattati e morosi, con la forza pubblica – gli stessi poliziotti – chiamati a mettere per strada i colleghi. E i grandi costruttori, come Caltagirone, proprietari di parte della Questura e di commissariati strategici in centro.
LA GESTIONE i m mo b il i ar e della polizia a Roma è la prossima patata bollente che il nuovo capo Franco Gabrielli si appresta ad affrontare. Non è un caso che, dopo le denunce del sindacato e gli articoli del Fatto, siano stati avviati ispezioni e accertamenti di polizia giudiziaria in alcune strutture (Forte Ostiense). Ma non sarà impresa da poco, come testimoniano gli elenchi degli uffici in uso alla polizia a Roma e provincia: 99 immobili tra sedi centrali, commissariati, autoparchi. Consultando, però, gli elenchi ufficiali si scopre che ben 73 sono privati. Con canoni a molti zero: per la Dac (Direzione Anti-Crimine) e gli uffici collegati, in via Tuscolana se ne vanno 11 milioni l’anno; per le palazzine della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) in via Torre di Mezzavia altri 8 milioni; per l’ufficio Immigrazione in via Teofilo Patini 2 milioni. Sono i contratti più costosi, ma ci sarebbe anche da dire del Compartimento di polizia stradale (2,2 milioni), Commissariato Tor Carbone (1,27 milioni), Autoparco (1,6 milioni). “In tutto si spendono 45 milioni di canone all’anno. Una scelta incomprensibile visto che lo Stato ha centinaia di immobili di sua proprietà. Inoltre ricorrendo agli affitti si sprecano altri milioni per manutenzione e messa in sicurezza di immobili proprietà di privati”, raccontano Filippo Bertolami (segretario del sindacato Pnfd) e Cecilia Poggi (Cisal) che, dopo aver presentato denunce sugli sprechi nella Polizia anche per telecamere, carta e digitalizzazione, sono stati raggiunti da richieste di provvedimenti disciplinari “promossi magari da chi appare corresponsabile del default”.
I COSTI, dunque, ma anche spese accessorie, sprechi. E la gestione. Come emerge da documenti interni alle forze di polizia che il cronista ha potuto esaminare. Nel dicembre 2013, quando il Fatto raccontò che 10 dei 29 commissariati romani erano sotto sfratto, arrivò la promessa che il Comune e altre amministrazioni avrebbero provveduto. Che cosa sia successo emerge dalle lettere che la Prefettura di Roma ha inviato a Roma Capitale, al Comune e a vari ministeri. Il 13 ottobre scorso, per dire: “Si invitano codesti enti a voler contattare lo scrivente al fine di concordare la data per la presa in consegna dell’immobile in questione”. È lo stabile che la polizia dovrebbe ottenere a titolo gratuito per il commissariato Sant’Ippolito che oggi paga 547mila euro l’anno. A inizio gennaio la Prefettura scrive di nuovo pregando di “fornire cortese urgente riscontro”.
INTANTO gli affitti vanno avanti, così come le cause e le richieste di danni. Per lo stabile che ospita il commissariato di Sant’Ippolito e Villa Ricotti la società Fabrica Immobiliare Sgr Spa – che fa capo agli immobiliaristi Caltagirone dopo l’uscita del socio Mps nel 2016 – “pende da anni uno sfratto esecutivo… e la società Fabrica ha promosso un’azione legale per risarcimento danni da ritardata consegna dell’immobile”. Altri soldi che vanno dalle casse dello Stato alle tasche dei privati. Basta leggere l’ulteriore lettera del 13 gennaio: si parla di “urgenza di lasciare i locali” della Fabrica Sgr, ma anche “della sopravvenuta indisponibilità dei locali di Forte Ostiense”. Parliamo di quella struttura – come ha raccontato il Fatto– dove nonostante gli ingenti inve- stimenti non funziona la video- sorveglianza e ci sono problemi di sicurezza. Quindi? “Si ritiene doveroso intraprendere l’ulteriore iniziativa tesa al reperimento… di un immobile da assumere anche in temporanea locazione”. E sono altri soldi. Ormai la situazione esplosiva degli immobili utilizzati dalla polizia a Roma impegna decine di missive. Il 20 gennaio ecco una lettera del Ministero dell’Interno che riferisce di “annose problematiche”, di “contenziosi con la proprietà”. Stavolta si parla addirittura degli uffici della Questura (quelli accanto alla sede storica) e del prestigioso commissariato Viminale. Anche in questo caso la polizia ha affittato gli immobili dalla Fabrica. Ma i punti da chiarire, secondo Bertolami e Poggi, sono anche altri: “I locali affittati per la Questura a noi risultano parzialmente non utilizzati o in cattive condizioni”. Polizia e Questura di Roma cui il Fatto ha chiesto chiarimenti non hanno commentato.
ECCO l’altro nodo della questione: le spese per la manutenzione degli edifici. E per dotarli di sistemi di sicurezza costosi. Per tinteggiatura pareti, verifiche statiche e anti- incendio il Ministero dell’Interno ha speso 965 mila euro in un anno nei soli immobili privati adibiti a commissariati a Roma. Bertolami e Poggi concludono: “Da anni denunciamo che bisogna investire sui beni demaniali per manutenzione, interventi strutturali e attrezzature essenziali in epoca di terrorismo, come la videosorveglianza. Spendere milioni in edifici affittati ai privati è un ulteriore, assurdo spreco, per questo chiediamo che il capo della polizia Gabrielli e il ministro dell’Interno Minniti interrompano questa maladministration individuandone i responsabili”.
Caltagirone & Mps Gran parte delle sedi di pubblica sicurezza sono di proprietà di costruttori e banche