“Emissioni Fiat truccate” Procedura d’infrazione
L’Europa si muove contro l’Italia per il software della 500x. Delrio beffato
Bruxelles sospetta che Roma non faccia troppo per controllare le emissioni di alcuni veicoli di Fiat-Chrysler e adesso vuole vederci chiaro. Per questa ieri la Commissione europea ha inviato una “lettera di costituzione in mora” per segnare l’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia, che avrà due mesi di tempo per fornire risposte a sua discolpa. "I costruttori di automobili hanno prestato ben poca attenzione alle misurazione delle emissioni e alcuni hanno persino infranto la legge”, ha denunciato il commissario Ue per il mercato interno Elzbieta Bienkowska. La sua mossa ha provocato un calo del 4,59% del titolo Fca in Borsa. Anche se la Commissione Ue aveva già lanciato un avvertimento, la decisione ha stupito il ministro Graziano Delrio secondo il quale “si doveva evitare” l’apertura della procedura: “Bastava chiedere chiarimenti ulteriori”. Questo è ciò che vuole l’Ue: per le norme europee l’Italia ha due mesi di tempo per fornire risposte che, se non saranno adeguate, porteranno l’Europa a disporre degli obblighi e, nel casi estremi, sanzioni. “Siamo prontissimi a dare tutte le spiegazioni possibili”, ha detto Delrio ieri sera.
TUTTO INIZIA dalla segnalazione partita nel settembre 2016 dal ministero tedesco dei Trasporti in relazione al disaccordo sorto tra le autorità di Berlino e quelle di Roma sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx) del motore Multijet 2.0 montato sulle vetture Fiat 500x, Doblò e Jeep Renegade, omologate dagli esperti di Porta Pia. Secondo i test condotti in Germania dopo lo scoppio del Dieselgate della Volkswagen nel 2015, su quei motori c’è un software di controllo sulle emissioni che si disattiva dopo 22 minuti dall’accensione. Quindi durante i test, che durano venti minuti, le emissioni restano sotto controllo nei limiti, ma dopo quel tempo, quando il software si è disattivato, le emissioni possono superare la soglia. "La normativa Ue in materia di omologazione - spiegava ieri il comunicato della Commissione - vieta l’uso di impianti di manipolazione come software, timer o finestre termiche, che conducono a un aumento delle emissioni di NOx al di fuori del ciclo di prova”. Quei programmi sono permessi soltanto “per proteggere il motore da eventuali danni o avarie e per garantire un funzionamento sicuro del veicolo”. Quest’ultima condizione è la spiegazione fornita dal Lingotto e accolta dal ministero guidato da Delrio per difendere il lavoro dei suoi esperti.
Nel frattempo però l’azienda guidata da Sergio Marchionne aveva fornito l’a ggiornamento del software per i motori Euro 6 e la vertenza tra Berlino e Roma è stata archiviata. Tuttavia la pratica non era affatto chiusa per la Commissione che ha chiesto all’Italia “di dare una risposta alle sue preoccupazioni circa l'insufficiente giustificazione fornita dal costruttore in merito alla necessità tecnica - e quindi alla legittimità - dell'impianto di manipolazione usato", ma anche di "chiarire se l'Italia è venuta meno al suo obbligo di adottare misure correttive per quanto riguarda il tipo di veicolo Fca in questione" e poi ancora "di imporre sanzioni al costruttore di automobili”. E qui arriva la stupore del ministro: “Considerato che dopo la fine del processo di mediazione, dagli uffici della Commissione non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di ulteriori informazioni - ha scritto Delrio a Bruxelles - si chiede di rimandare l’avvio della proceduta di infrazione in attesa di ricevere una lettera di richiesta di chiarimenti sulle questioni sollevate dai vostri uffici competenti”.
AL MINISTRO si è rivolta l’eurodeputata del M5s Eleonora Evi, componente della commissione d’inchiesta sul “Dieselgate: “Solo Delrio è sorpreso - ha commentato -. Il M5s lo aveva previsto mesi fa, quando chiedemmo al governo di sbrigarsi a fornire chiarimenti all’Europa”. Le replica Nicola Danti ( Pd) accusandola di “sposare completamente le tesi tedesche sul Dieselgate, cioè la nota teoria del 'tutti colpevoli, nessun colpevole’". In tema di emissioni delle auto, da Roma altri pentastellati chiedono a Delrio di trasferire “ad altro ruolo i tre dirigenti, De Grazia, Di Santo e Vitelli, rinviati a giudizio nell’ambito dello scandalo ‘Dieselgate’ poiché, in base a quanto emerso dai recenti sviluppi dell’inchiesta giudiziaria, avrebbero rilasciato senza prove di durabilità, le omologhe ai filtri anti-particolato ( Fap) Iveco e Pirelli nonostante fossero consapevoli che il sistema dei Fap non è in grado di abbattere le emissioni di particolato ma, al contrario, le rende più pericolose”.
Anti-particolato M5s chiede al ministero di trasferire i dirigenti a giudizio per il via libera ai filtri