“Impeachment”, quella linea d’ombra nata con Nixon
CLIMA SIMILE Come 35 anni fa, il Paese è impaurito Il presidente costretto a dimettersi per il Watergate aveva contro le istituzioni: l’attuale è fuori dalle istituzioni
Quanto è in pericolo Trump, e quanto simile è il suo caso a quello del ex presidente Nixon costretto alla fuga( dimissioni) dall’ imminente minaccia di impeachment? Quando arrivi a questa domanda, in una conversazione con interlocutori americani informati, ti fermano subito, deviando il discorso con fra siche più o meno suonano: non facciamoci illusioni.
Questa frase, realistica e pessimista, rappresenta bene l’America di questi mesi, che non si divide, come qualcuno scrive in Italia (solo in Italia) fra un robusto sostegno al presidente furbo e sorprendente, e una opposizione accanita perché liberal. C’è invece una vasta America sempre meno divisa secondo linee ideologiche o di partito, e sempre più spaventata dal nevrotico muoversi di mani inesperte di cui praticamente tutti sentono il pericolo. Il fatto è che la Casa Bianca (a Washington, a New York o a Miami) è la residenza privata di una famiglia che non perde d’occhio i propri affari ma non ha la minima idea del cosa fare con gli affari del Paese, non ha un cervello a cui chiederlo, non ha rapporti con la politica, non ha, salvo gruppi di militanti tipo Casa Pound, nessuno a cui chiedere aiuto per trovare un percorso. Donald Trump è ancora in campagna elettorale, è disposto subito a giurare di nuovo sullo spettacolo della immensa folla che lo porta in trionfo nel giorno pieno di sole del suo giuramento, e a dedicare i peggiori insulti a chi gli ricorda la piazza vuota e la pioggia battente.
SE FATE ENTRARE IN SCENA Nixon vi accorgete subito che nessun paragone regge. Nixon era astuto, un esperto e abile politico, aveva e controllava un partito forte di grandi talenti e di persone legate a lui da grandi interessi, aveva molti nemici ma contava su una parte agguerrita di opinione pubblica. Ma la vera differenza è la gravità delle possibili imputazioni di cui Trump dovrebbe rispondere, che arrivano dall’interferenza con le inchieste federali (licenziamento del capo dello Fbi non compiacente con le richieste del presidente) al tradimento (rivelazione di segreti estremi ai rappresentanti di governo straniero).
Le accuse a Nixon, come si ricorderà, si riferivano a vicende di politica interna (la più grave il furto di carte negli uffici di Washington del Partito democratico in piena campagna elettorale). Dunque meno pericolose per il Paese, nella pur vistosa gravità.
Ma di nuovo la scena si ribalta quando risuona la frase “non fatevi illusioni”, che non riguarda squilibri di forze fra avversari e sostenitori di Trump (non si è formato alcun movimento di sostenitori di Trump) ma l’intero Paese, che adesso ha paura e non ha un leader a cui affidarsi. Al momento si vedono chiari i reati che chiedono impeachment. Ma non si vede l’accusatore, in una società e in una storia politica che si fonda sull’iniziativa e il coraggio delle persone, molto più che sulle leggi e sulla stessa Costituzione.
TUTTO È PRONTOper l’uragano, c'è confusione, c’è contraddizione, c’è incertezza, c’è ansia. Ma non c’è vento. E, come in una strana “l in e a d’ombra” che ricorda più Conrad che Nixon, le istituzioni, ma anche l'informazione, ma anche i cittadini, sembrano subire scosse disorientanti, eppure niente si muove.
Una prima grande differenza fra il tempo di Nixon e il tempo di Trump è che l’anomalia non è il distacco fra il presidente e i due poteri che intendono giudicarlo, il pote- re legislativo e quello giudiziario. Piuttosto è la totale estraneità del presidente da ogni altra istituzione. Al momento questo isolamento, la strategia di governare con una presidenza privata, stipata di famigli e parenti ma senza legami politici, sembra avere bloccato il Partito Repubblicano, a cui tocca l’iniziativa. Ricorderete che era stato il senatore Goldwater, potente conservatore e capo dell’ala destra del Partito Repubblicano degli anni Settanta, a recarsi alla Casa Bianca per suggerire, con la dovuta determinazione, le dimissioni di Nixon.
Trump sta vivendo e incarnando, come una grande maschera, problemi gravissimi in cui si avvolge e rende se stesso sempre più dannoso e sempre più inagibile. Ma non c’è un Goldwater che abbia autorità e la forza per salvare la presidenza, il partito della presidenza, il Paese.