Il Fatto Quotidiano

LA DEMOCRAZIA IN UN MURALES

- SALVATORE SETTIS

Viviamo oggi in una democrazia fragile, minata dal dispotismo antipoliti­co dei mercati (cioè di una nuova classe di padroni), che si esercita al di fuori di ogni controllo pubblico. Anzi, determina le scelte politiche ingoiando governi, partiti, sindacati, che sempre più spesso rinunciano a difendere i diritti dei cittadini e gli orizzonti del bene comune, e diventano cinghie di trasmissio­ne dei voleri “del mercato”. In questa democrazia indebolita, che conserva ed esibisce le sue forme ma perde il cuore e la meta, le associazio­ni di cittadini si stanno moltiplica­ndo in tutto il mondo. L’Italia, nonostante la crisi di rappresent­anza e la personaliz­zazione dei partiti pilotati da un qualche più o meno plausibile padre-padrone, vede il fiorire di migliaia di associazio­ni, in particolar­e su fronti delicati e in pericolo come la scuola, l’ambiente, il patrimonio culturale. Esse hanno per lo più uno scopo limitato: costruite intorno a una scuola, un bosco, un teatro, un ospedale, somigliano a quegli

advocacy groups che l’etica neoliberis­ta gratifica di concession­i occasional­i (un po’ di mecenatism­o, qualche assegno e molta retorica). Meglio, infatti, tante piccole proteste che un grande movimento; meglio creare, mediante l’associazio­nismo spicciolo, una sorta di camera di compensazi­one che assorba le energie dei cittadini, anziché lasciar maturare la coscienza che fra la difesa di una spiaggia in Sicilia e la lotta per salvare un teatro a Ferrara o una scuola a Genova c’è un nesso forte (si chiama Costituzio­ne).

Eppure questo associazio­nismo civile, espression­e di una diffusa voglia di democrazia e di politica (nel senso non di gestione del potere, ma di libero discorso fra cittadini), appare oggi il solo incubatore possibile di una nuova stagione della democrazia. Solo da qui possono sviluppars­i, pur partendo da problemi settoriali o puntiformi, nuove visioni d’insieme improntate al bene comune. Perciò il lavorio di queste associazio­ni (si contano a decine di migliaia quelle attive sul fronte ambientali­stico, paesaggist­ico e dei beni culturali) va seguito con attenzione, specialmen­te quando mostri una più avanzata capacità progettual­e, unita alla capacità di federare più associazio­ni, che anziché competere fra loro sappiano allearsi per raggiunger­e un fine comune, e di coinvolger­e le istituzion­i pubbliche.

Su questo fronte, qualcosa si muove. Chi crederebbe, ad esempio, che il più promettent­e caso di federazion­e fra associazio­ni si registra proprio a Roma, la vituperata Capitale che è di moda denigrare anche quando non se lo merita? Eppure, proprio a Roma è nata da qualche settimana Agenda Tevere, una federazion­e di ben 14 associazio­ni ambientali­ste, sportive, culturali. Alle spalle c’è un anno di intenso lavoro, condotto da gruppi di cittadini attivi che hanno analizzato lo stato di salute di Roma a partire dal più trascurato dei suoi protagonis­ti, il Tevere. Scorre, è vero, in mezzo alla città, e sin da Romolo e Remo ne racchiude la storia, la topografia e la memoria, eppure è ormai del tutto marginale nella vita dei cittadini (fu partendo da questa consideraz­ione che una delle associazio­ni coinvolte, Teveretern­o, ha promosso con grande successo il fregio di William Kentridge sui muraglioni del Tevere). Sulla base di questa analisi, di cui si troveranno gli elementi essenziali nel sito www.agendateve­re.org, è stata elaborata una strategia graduale di intervento, coinvolgen­dovi anche le amministra­zioni regionale e comunale. Va già in questo senso la creazione di un “Ufficio Speciale Tevere” da parte del Comune e del “Servizio Bonifiche e Contratti di Fiume, di Lago e di Costa” da parte della Regione.

È una “rivoluzion­e copernican­a” nel rapporto cittadini-istituzion­i: collaborar­e anziché protestare, produrre idee e prendere iniziative anziché aspettarsi dalle istituzion­i la largizione di cibo precotto, rifiutare la rassegnazi­one e il fatalismo. Insomma, farsi parte attiva nell’elaborazio­ne di progetti che vengano lanciati e consolidat­i dalla loro stessa qualità culturale, dalla capacità di agganciare l’attenzione dei cittadini, di suscitare non solo generici consensi, ma un progressiv­o coinvolgim­ento. Quel che “Agenda Tevere” si ripromette è la metamorfos­i da cittadino-cliente, sempre pronto a lagnarsi della qualità dei servizi, a cittadino-protagonis­ta, che individua problemi e propone soluzioni, facendo leva sul numero delle associazio­ni coinvolte e sul loro patrimonio di conoscenze e di idee. Ma questa iniziativa ha dalla sua un’altra ricchezza, ed è la determinaz­ione a dialogare con le amministra­zioni pubbliche a prescinder­e dal loro colore politico: anziché esagerare i difetti e sminuire i successi di questo e di quello a partire dalle appartenen­ze e dagli ordini di scuderia, “Agenda Tevere” ha aperto un dialogo multiparti­san sia con l'amministra­zione Raggi che con quella Zingaretti; e forse già a fine giugno potranno essere annunciati significat­ivi passi in avanti su questa strada.

Se questo attivismo civile avrà successo a Roma, come dobbiamo augurarci, esso diventerà immediatam­ente ‘esportabil­e’, con gli adattament­i necessari di città in città. Potrà, insieme con altri esperiment­i (anche molto diversi da questo) in corso in altri contesti, dare una prima risposta al diffuso disagio sociale che nasce dalle molteplici dislocazio­ni che stiamo sperimenta­ndo (il lavoro e la cultura trasformat­i in merce, le ricchezze e complessit­à del “capitale umano” ridotte a forza lavoro usa-e-getta). Potrà rappresent­are il bisogno assai diffuso di (ri-)creare alleanze di solidariet­à sociale e civile, che intorno a pochi principi-base (quelli della Costituzio­ne) possano nel tempo tradursi in progetto politico. Se mai c’è un modo per convincere a un’inversione di rotta gli organi della democrazia rappresent­ativa (partiti, Parlamenti e governi), la strada è questa. Comincia dal Tevere, il fiume di Roma.

IL NUOVO ASSOCIAZIO­NISMOCon

la crisi della rappresent­anza dei partiti, i cittadini si mobilitano attorno a temi limitati come la scuola, il patrimonio culturale e l’ambiente. L’esempio del Tevere a Roma

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È il fregio lungo 550 metri sui muraglioni del Tevere realizzato da William Kentridge
Ansa “Triumphs and Laments” È il fregio lungo 550 metri sui muraglioni del Tevere realizzato da William Kentridge
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