Dalla Prima
Egrave
anche sul piano etico- politico (“stai distruggendo un’esperienza... lascerò le primarie”). Poi ricorda al padre che “in passato” fu interrogato da “Luca”(Lotti?) e “non gli hai detto la verità... e non farmi aggiungere altro”. Il che – secondo chi scrive – rende improbabile che Renzi sapesse del babbo ancora intercettato dopo il trasloco dell’inchiesta da Napoli a Roma. 3) Anziché sottolineare gli inquietanti riferimenti a mamma, a Luca, al bar e all’“altro” che Renzi non vuole “aggiungere”, e prendere atto che il Renzi privato dice l’opposto del Renzi pubblico, si sbatte in prima pagina l’unica frase che non risulta aver detto (forse l’avrà pensata), ma fa molto comodo a lui: “Devi dire tutta la verità ai magistrati” ( R ep u bb l i ca e Corriere), “Niente bugie ai pm” ( Messaggero), “Di’ la verità ai giudici” ( Libero). È quello che lui tenta di far credere. Ma nel sunto degli investigatori “ai pm” non c’è: c’è solo “devi dire la verità” e “devi riferire tutto”. Gli unici destinatari esplicitati dell’auspicata “verità” paterna sono Matteo, Luca e l’avvocato Bagattini. Anzi: Renzi si riferisce esplicitamente ai pm solo quando intima al padre di non dire la verità sulla madre.
4) Si sostiene che Renzi ne esce come uno statista irreprensibile, come prova a far credere lui (“il Fatto mi fa un regalo”), salvo poi smentirsi subito strillando alla “gogna” e minacciando cause per danni, mentre i suoi strepitano e tal Orfini delira di “attacco alla democrazia” per “colpire il Pd”(come se, per la bisogna, non bastasse lui). E qui gli scudi umani si superano, sposando entrambe le sue opposte verità: sia quella del “r e ga l o ” sia quella della “g ogna” con danni. Come se uno scienziato si dichiarasse copernicano (la terra gira intorno al sole), ma anche tolemaico (il sole gira intorno alla terra). Un caso psichiatrico di schizofrenia collettiva. O un caso umano di leccaculismo a prescindere. E così la telefonata diventa la cartina al tornasole non solo dell’essenza del renzismo, ma anche del giornalismo nostrano. Sentite Federico Geremicca, aedo renziano della Stampa: “Sapeva di essere intercettato e per questo veste i panni dell’inflessibile uomo di Stato”. Non è meraviglioso? Mentre elogiano lo statista di Rignano, senz’accorgersene gli danno del bugiardo matricolato: se compie un gesto nobile (che peraltro non pare risultare dagli atti), la sua non può essere che una sceneggiata. Lui però dovrebbe ringraziare il Fatto che ha abboccato all’amo e gli ha fatto fare un figurone: invece strilla e fa strepitare i suoi. Ora, non possiamo pretendere che Pinocchio diventi sincero dall’oggi al domani. Perciò ci appelliamo ai valorosi colleghi: ragazzi, fateci capire. Gli abbiamo fatto un regalo o un danno? Dobbiamo credere al Renzi privato o al Renzi pubblico? Capite bene che l’uno esclude l’altro: la prossima volta, sincronizzate le lingue. Se poi voi che avete accesso al Sancta Apostolorumfoste un po’curiosi di sapere chi era Luca, di che parlava con babbo Renzi, quali bugie gli disse Tiziano, in quale “bar” incontrò Romeo e cos’“altro” Matteo non vuole “aggiungere”, fategli una domandina. Non è difficile, ce la potete fare. Grazie.