Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Egrave

anche sul piano etico- politico (“stai distruggen­do un’esperienza... lascerò le primarie”). Poi ricorda al padre che “in passato” fu interrogat­o da “Luca”(Lotti?) e “non gli hai detto la verità... e non farmi aggiungere altro”. Il che – secondo chi scrive – rende improbabil­e che Renzi sapesse del babbo ancora intercetta­to dopo il trasloco dell’inchiesta da Napoli a Roma. 3) Anziché sottolinea­re gli inquietant­i riferiment­i a mamma, a Luca, al bar e all’“altro” che Renzi non vuole “aggiungere”, e prendere atto che il Renzi privato dice l’opposto del Renzi pubblico, si sbatte in prima pagina l’unica frase che non risulta aver detto (forse l’avrà pensata), ma fa molto comodo a lui: “Devi dire tutta la verità ai magistrati” ( R ep u bb l i ca e Corriere), “Niente bugie ai pm” ( Messaggero), “Di’ la verità ai giudici” ( Libero). È quello che lui tenta di far credere. Ma nel sunto degli investigat­ori “ai pm” non c’è: c’è solo “devi dire la verità” e “devi riferire tutto”. Gli unici destinatar­i esplicitat­i dell’auspicata “verità” paterna sono Matteo, Luca e l’avvocato Bagattini. Anzi: Renzi si riferisce esplicitam­ente ai pm solo quando intima al padre di non dire la verità sulla madre.

4) Si sostiene che Renzi ne esce come uno statista irreprensi­bile, come prova a far credere lui (“il Fatto mi fa un regalo”), salvo poi smentirsi subito strillando alla “gogna” e minacciand­o cause per danni, mentre i suoi strepitano e tal Orfini delira di “attacco alla democrazia” per “colpire il Pd”(come se, per la bisogna, non bastasse lui). E qui gli scudi umani si superano, sposando entrambe le sue opposte verità: sia quella del “r e ga l o ” sia quella della “g ogna” con danni. Come se uno scienziato si dichiarass­e copernican­o (la terra gira intorno al sole), ma anche tolemaico (il sole gira intorno alla terra). Un caso psichiatri­co di schizofren­ia collettiva. O un caso umano di leccaculis­mo a prescinder­e. E così la telefonata diventa la cartina al tornasole non solo dell’essenza del renzismo, ma anche del giornalism­o nostrano. Sentite Federico Geremicca, aedo renziano della Stampa: “Sapeva di essere intercetta­to e per questo veste i panni dell’inflessibi­le uomo di Stato”. Non è meraviglio­so? Mentre elogiano lo statista di Rignano, senz’accorgerse­ne gli danno del bugiardo matricolat­o: se compie un gesto nobile (che peraltro non pare risultare dagli atti), la sua non può essere che una sceneggiat­a. Lui però dovrebbe ringraziar­e il Fatto che ha abboccato all’amo e gli ha fatto fare un figurone: invece strilla e fa strepitare i suoi. Ora, non possiamo pretendere che Pinocchio diventi sincero dall’oggi al domani. Perciò ci appelliamo ai valorosi colleghi: ragazzi, fateci capire. Gli abbiamo fatto un regalo o un danno? Dobbiamo credere al Renzi privato o al Renzi pubblico? Capite bene che l’uno esclude l’altro: la prossima volta, sincronizz­ate le lingue. Se poi voi che avete accesso al Sancta Apostoloru­mfoste un po’curiosi di sapere chi era Luca, di che parlava con babbo Renzi, quali bugie gli disse Tiziano, in quale “bar” incontrò Romeo e cos’“altro” Matteo non vuole “aggiungere”, fategli una domandina. Non è difficile, ce la potete fare. Grazie.

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