Siete ridicoli
Sentite che bella frase: “Le registrazioni ristabiliscono il confine tra realtà dei fatti e pietose bugie. Invece di attaccare la stampa che fa il suo mestiere, al Nazareno dovrebbero fare chiarezza di fronte al Paese”. È del premier Paolo Gentiloni. Purtroppo non è di oggi sull’intercettazione segreta dei Renzi’s svelata da Marco Lillo, ma del 2009 su quelle ad alto tasso erotico fra B. e Patrizia D’Addario. Infatti “al Nazareno” va sostituito con “a Palazzo Grazioli”. Il resto sarebbe perfetto, se oggi Gentiloni o un altro del Pd avessero il coraggio di ripeterlo. Invece dicono tutt’altro. Attaccano la stampa che fa il suo mestiere (non esageriamo: solo il Fatto) e non fanno chiarezza di fronte al Paese sul contenuto di quelle registrazioni, che ristabiliscono il confine tra realtà dei fatti e pietose bugie. Quelle di Renzi, però. Invece di dire quel che hanno sempre detto delle intercettazioni, anche segrete, di B., dicono quello che diceva B. Fu lui il primo a confondere l’intera democrazia con il suo culetto che, per quanto cospicuo, non fa neanche capoluogo. Ora, siccome le tragedie della storia tendono a ripetersi ma in forma di farsa, tocca sentire il portachiavi di Renzi, il piccolo Orfini, accusare il Fatto di “attacco alla democrazia” per aver pubblicato nientemeno che le parole del suo capo.
Il guaio di questi ometti è che cambiano continuamente idea senz’averne mai avuta una. Infatti copiano: tutto quel che dicono l’ha già detto B., e non gli versano neppure la Siae. Ricordate quando, a febbraio, Marco Lillo (con Valeria Pacelli) violò un altro segreto sulle polizze di Salvatore Romeo con beneficiaria Virginia Raggi mentre la sindaca di Roma era sotto interrogatorio? Anziché darci dei delinquenti per la fuga di notizie e la gogna, il Pd si scatenò sul contenuto della notizia. Renzi, tutto giulivo: “Io non ho mai intestato una polizza a un amico, forse sono fuori dal tempo”. Alessia Morani, detta Nilde Lotti: “È il caso di cominciare a dire un po’ di verità sulla cricca Raggi- Marra-Romeo, #polizzadiscambio”. E indovinate che fece Orfini: strillò all’“attacco alla democrazia” e alla “violazione del segreto”? Macché: quel giorno era distratto sulle sorti della democrazia e si concentrò sull’oggetto della notizia per dare del ladro a Romeo (Salvatore, quello che si può sputtanare impunemente anche se, diversamente da Alfredo, l’amico degli amici di Renzi, non risiede in galera) e pure alla sindaca: “Da dove vengono i soldi con cui l’uomo di fiducia della Raggi accendeva tutte queste polizze? La Raggi venga a riferire e a spiegare in aula”. Un attacco alla democrazia in piena regola, secondo gli attuali parametri del Matteo minore.