Pisapia flirta con Matteo e gela Bersani
L’apertura sulle alleanze irrita Mdp (che fa ballare il governo sui nuovi voucher)
Tra
Giuliano Pisapia e Articolo 1 è calato il gelo. L’ex sindaco di Milano è da mesi l’autoproclamato federatore del centrosinistra italiano, l’uomo che col suo “Campo progressista” avrebbe dovuto rimettere insieme i pezzetti di una galassia sparpagliata (con l’affettuoso beneplacito del padre dell’Ulivo, Romano Prodi).
IL PROBLEMA è che un giorno Pisapia guarda a sinistra (Bersani e gli ex Pd) e il giorno dopo guarda a destra (Renzi e gli altri). Uno strabismo che comincia ad irritare soprattutto i primi, che ritenevano di essere i suoi naturali compagni di viaggio.
Anche perché mentre il federatore si fa corteggiare incessantemente dal 5 dicembre (giorno post referendum), la sua reale consistenza elettorale è tutta da verificare: i sondaggi sul suo Campo Progressista non sono incoraggianti (a esser generosi). L’ultima uscita scivolosa di Pisapia è sulla legge elettorale: un’intervista al Corriere della Sera, pubblicata ieri, nella quale l’ex primo cittadino esprime il suo moderato apprezzamento per quello che sui giornali si chiama “Ro s a t el l u m ”, la nuova proposta elettorale di casa Renzi. Sulla quale, fa capire, ci sarebbe anche un mezzo en do rs e me nt de l professore (“Prodi ha detto che preferisce succhiare un osso che un bastone”).
Il sistema che piace a Pisapia però il Pd se l’è cucito su misura. Permette, tra le altre cose, alleanze variabili: Renzi può tentare di aprire a destra in alcune circoscrizioni e a sinistra (ovvero a Pisapia) in altre. L’ex sindaco non nasconde che questo può condurre “a una coalizione per i singoli collegi” con il Pd (nei quali magari candidare i suoi uomini, a voler essere maliziosi). Sembra però ignorare – e qui invece bisogna essere ingenui – che l’approvazione del “Rosatellum” sarebbe letale per il resto della sinistra: è impensabile che gli ex Pd si mettano al tavolo con il partito che hanno appena lasciato per negoziare candidature comuni. La soglia di sbarramento al 5%, peraltro, non induce all’ottimismo.
L’IRRITAZIONE di Bersani e compagni è venuta fuori in un lungo sfogo dell’ex segretario Pd su Facebook. Per Articolo 1 la proposta del Pd è assolutamente irricevibile: “Questa proposta – scrive Bersani – non c’entra un bel nulla col Mattarellum. Qui c’è una scheda sola, non due. Qui si allude non certo alla coalizione ma piuttosto a confuse accozzaglie a fini elettorali fra forze che il giorno dopo riprendono la loro strada (guardare la scheda per credere)”. Poi il messaggio all’ex sindaco e al vecchio leader: “Temo che Prodi e Pisapia dovranno riconsiderare le loro pur cautissime aperture”.
Gli ex Pd sono stanchi della lun- ga danza di Giuliano. Domenica l’ex sindaco sarà sul palco nel giorno conclusivo della conferenza programmatica di Articolo 1 a Milano. Da lui si aspettano parole finalmente chiare. Anche perché il tempo stringe.
In Parlamento i bersaniani sono sempre più insofferenti per il loro ruolo di stampella del governo Gentiloni (al Senato Mdp è decisiva). Ieri non hanno partecipato alla riunione tra governo e maggioranza per l’introduzione dei “nuovi voucher”. Sul lavoro non sono disposti a sacrificarsi. L’ha ribadito il capogruppo alla Camera Laforgia: “Se verranno reintrodotti i voucher, ci sentiremo con le mani libere rispetto alla permanenza nella maggioranza”. Per venirgli incontro, il governo potrebbe rinviare la questione ad un provvedimento ad hoc dopo la manovrina.