“Faccio il precario da 15 anni al Cnr La riforma Madia non dà certezze”
Protesta dei ricercatori. Oggi la legge in Cdm
“Lavoro
dal 2002 al Cnr e oggi sono primo ricercatore, ma ancora con contratto a termine”. Ha esordito "a progetto", poi nove anni a tempo determinato e tanti finanziamenti europei vinti: Daniele, dopo questa trafila, non ha ancora la certezza di un posto fisso. Nemmeno ora che è in arrivo il decreto Madia, oggi in Consiglio dei ministri. Malgrado le intenzioni, nessuno dei 10 mila precari della ricerca ha quella garanzia. Molti di loro – circa mille – hanno chiesto modifiche con un presidio al dipartimento della Funzione pubblica. Non solo quelli del Cnr: c'erano anche i fisici nucleari dell'Infn, i sismologi dell'Ingv e molti altri.
Il provvedimento con il nome della ministra dà infatti solo un'opportunità che i vertici dei centri potranno anche non cogliere: si potrà assumere a tempo indeterminato chi, entrato con concorso, avrà raggiunto almeno 3 anni di precariato negli ultimi otto. Secondo l'ultima versione, i requisiti dovrebbero essere maturati entro fine 2017, non necessariamente nella stessa amministrazione. Ma nulla vieta di bandire selezioni e prendere persone esterne. Senza nuovi fondi alla ricerca, tra l'altro, sarà difficile dotarsi di personale, comunque lo si recluti. “Al Cnr – spiega Marco, un ricercatore – servono 100 milioni in più solo per i 1.500 subordinati”. E pure avendo quei soldi, resterebbe fuori chi è inquadrato con contratti atipici: assegnisti, borsisti, collaboratori. All'interno dell'ente, sono in 3 mila. Per tutti loro il decreto Madia non apre a una stabilizzazione automatica; dovranno accontentarsi di concorsi con posti riservati agli interni. Di fatto, però, tra chi ha un tempo determinato o un co. co. co non c'è differenza di competenze; è solo che la prima tipologia costa 45 mila euro all'anno, la seconda non più di 25 mila. Lo Stato negli anni ha abusato del- le finte collaborazioni come la più spregiudicata impresa privata e ora sono proprio quelle figure le più penalizzate. “La scelta dei contratti è una mera questione economica”, spiega un tecnico di laboratorio con 14 anni di anzianità e una ventina di concorsi superati.
“LA BATTAGLIA non finisce qui – dice il segretario nazionale Flc Cgil Francesco Sinopoli – Va assunto nuovo personale e vanno stabilizzati i 10 mila precari della ricerca, i 20 mila dell'università e i 1.500 degli istituti di alta formazione. I soldi ci sono, ma vogliono investirli nello Human Technopole, con la retorica dell'eccellenza, come se negli enti non ve ne sia già”.