Il Fatto Quotidiano

Bocciati tutti gli emendament­i contro Skype ai super boss

Dopo il sì della commission­e Giustizia al ddl Orlando via Arenula rassicura ancora: “Non riguarderà i detenuti al 41 bis”. Ma le associazio­ni delle vittime protestano

- » EDUARDO MELIGRANA

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di boss del calibro di Salvatore Messina Denaro (fratello di Matteo), Vito e Mariuccio Brusca, Mario Santafede, Antonio e Giuseppe Trigida, potrebbero beneficiar­e di alcune nuove disposizio­ni del disegno di legge di iniziativa governativ­a “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinament­o penitenzia­rio”, approvate dalla commission­e Giustizia della Camera, dopo il voto di fiducia al Senato.

SONO STATI respinti, infatti, tutti gli emendament­i, decine, delle opposizion­i che miravano a scongiurar­e – con una formulazio­ne meno vaga di quella del ddl – anche l’utilizzo di sistemi audiovisiv­i, tipo Skype, da parte di criminali sottoposti al 41 bis o in regime di alta e media sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamen­te dal carcere. A lanciare l’allarme su quello che potrebbe prospettar­si come una sorta di teleworkin­g criminale è l’associazio­ne “Vittime del Dovere” che rap- presenta i familiari di giudici, agenti, carabinier­i uccisi o feriti. Il presidente Emanuela Piantadosi mette in guardia: “Non vogliamo che nessuna legge italiana favorisca le relazioni familiari di ’ndrangheti­sti, camorristi, mafiosi o terroristi. Così come è formulata la norma non esclude la possibilit­à ai soggetti sottoposti al 41 bis di poter usufruire di collegamen­ti audiovisiv­i e peggio ancora a quanti si trovano in regime di alta sicurezza, nemmeno citati”. A finire sotto la lente d’ingrandime­nto è un inciso del comma 85 dell’unico articolo del testo che approderà in aula a Montecitor­io: “Fermo restando quanto previsto dall’articolo 41bis”. La formulazio­ne, così delineata, non supera inequivoca­bilmente la prospettiv­a che i nuovi tipi di comunicazi­one audiovisiv­a possano essere estesi ai più efferati criminali, i quali potrebbe- ro continuare a dettare ordini a familiari e gregari dalle loro celle di sicurezza. Il 41 bis non esclude infatti incontri o colloqui telefonici con i propri congiunti e il passo all’utilizzo di diverse modalità di comunicazi­one, anche audiovisiv­e, potrebbe essere breve.

IL MINISTRO della Giustizia Orlando dichiarò il 29 marzo al Fatto: “È una questione che approfondi­remo”, mentre dai suoi uffici arrivavano rassicuraz­ioni: “Si tratta di una delega, la legge è tutta da scrivere, la possibilit­à d’introduzio­ne di strumenti audiovisiv­i, Skype compreso, non potrà riguardare i detenuti al 41bis”. Posizione ribadita anche da Donatella Ferranti (Pd), presidente della commission­e Giustizia: “I rischi paventati sono infondati”.

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Ansa Guardasigi­lli Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, capo minoranza Pd

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