Il nuovo Rutelli fa il salvatore di tesori
Sindaco di Roma si occupa del patrimonio dell’umanità in pericolo
Mappe
a tre dimensioni dei tesori artistici in pericolo. Da Palmira alla nostra Italia minacciata da terremoti e alluvioni. È il primo passo per salvarli. Così poi potranno essere recuperati o ricostruiti.
“Oggi si può, grazie alle tecnologie più moderne. Ma bisogna che gli interventi siano coordinati, che ci sia collaborazione. Che siano fissati standard comuni per i rilevamenti”, spiega Francesco Rutelli. L’ex sindaco di Roma, oggi presidente dell’Associazione “Incontro di Civiltà”, è tra i promotori dell’iniziativa Documenting our heritage at risk. Due giorni di incontri – oggi e domani – che si terranno a Roma proprio con questo scopo: promuovere la mappatura dei tesori culturali in pericolo. Adesso, prima che sia tardi e magari vadano distrutti. Per sempre.
Racconta Rutelli: “Il patrimonio culturale è una vittima dimenticata. A cominciare dalle distruzioni provocate dai conflitti. Dopo la Seconda guerra mondiale, con i disastri provocati dai nazisti per non dire di Montecassino e Dresda, avevamo pensato che la follia dell’uomo avrebbe risparmiato l’arte. Fu stabilito il divieto di usare il patrimonio culturale come teatro di guerra. Ma l’Isis ha rimesso tutto in discussione”.
RUTELLI FA esempi concreti: Palmira, ma anche Ebla (l’antica città scoperta in Siria grazie all’archeologo italiano Paolo Matthiae) e poi Nimrud (centro assiro nell’odierno Iraq). Ma non c’è solo la guerra: “C’è anche il patrimonio messo in pericolo dai disastri naturali. Come nel Nepal, ma anche nelle regioni italiane sconvolte dai terremoti. E ci sono anche quei Paesi che sono interessati dal cambiamento climatico. Sono soprat- tutto le zone costiere e le isole. Basta che le acque del mare si alzino di trenta-quaranta centimetri per mettere in pericolo luoghi come Leptis Magna e Sabrata (in Libia, zone minacciate anche dai conflitti). Per non dire del Pacifico, a cominciare dall’isola di Pasqua con i suoi monumenti”.
La mappatura è il primo passo, ma il lavoro deve essere coordinato: “Ognuno procede per conto proprio. Non ci sono standard e criteri uniformi di lavoro”. È uno degli scopi dell’incontro romano, che non è un semplice convegno. Ma ha un obiettivo molto pratico: mettere le basi per un impegno a livello internazionale. Che potrebbe arrivare dall’Unesco e dall’Iccrom (Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali).
ALLA DUE GIORNI che si terrà tra Palazzo Poli (Fontana di Trevi) e le Terme di Diocleaziano oltre al ministro della Cultura, Dario Franceschini, interverranno studiosi europei, arabi e americani.
“Grazie alla tecnologia laser scanner, alle vedute satellitari e ai droni è possibile realizzare rilievi a tre dimensioni fedelissimi. Speriamo, anche con gli incontri di questi giorni, di trovare un codice inter- nazionale per compiere i rilievi. È importare per conservare e per condividere. L’idea, infatti, è di mettere in comune i dati, anche online. Sarebbe una grande occasione di collaborazione e di democrazia”, assicura Rutelli. Aggiunge: “L’Italia è ai vertici nella salvaguardia del patrimonio culturale. A cominciare, appunto, dalla mappatura 3D che, tra l’altro, mette al sicuro da interventi in stile Disneyland”. E poi, ovviamente, c’è il recupero dei monumenti. Che per il nostro Paese potrebbe essere un’oc c as i on e anche economica. Soprattutto per i giovani: in Italia ogni anno tra 2.800 e 3.200 completano il corso di studi in beni culturali. Soltanto 16 su 100 trovano poi lavoro nel loro settore nonostante un livello di competenze che ci è riconosciuto in tutto il mondo.