Il Fatto Quotidiano

BANCA ETRURIA, SILENZIO-ASSENSO DELLA BOSCHI

- » LUISELLA COSTAMAGNA

Cara Maria Elena Boschi, a una settimana dalla rivelazion­e di De Bortoli sulla sua presunta richiesta all’ad di Unicredit di acquistare Banca Etruria (“Domanda inusuale da parte di un membro del governo all’amministra­tore delegato di una banca quotata”, scrive nel suo libro), il direttore conferma e si augura che la sua querela arrivi e non sia solo un annuncio.

L’ALTRO PROTAGONIS­TA, Ghizzoni, non smentisce e usa parole – le sole consentite dal vincolo di riservatez­za che lo lega alla sua ex Unicredit – che suonano chiarament­e come una conferma indiretta: 1)“Normale che politici e banchieri si parlino, specie nelle situazioni di crisi”; perché avrebbe dovuto dirlo se non vi foste parlati? 2) “Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabi­lità della tenuta di un governo”; quindi se parlasse confermere­bbe De Bortoli, solo questo avrebbe conseguenz­e sul governo; 3) “Sono disposto a rispondere a tutte le domande della commission­e parlamenta­re d’inchiesta. Ho letto che partirà presto, mi auguro sia vero”; anche lui sembra aver fretta di chiarire come sono andate le cose. Tutti, tranne lei.

Perché dopo aver smentito piccata la richiesta di acquistare Banca Etruria, ma confermato l’incontro con Ghizzoni (già questo pone una domanda cruciale: perché un ministro per le Rifor- me costituzio­nali e i Rapporti col Parlamento – rapporti col Parlamento non con le banche – per di più in conflitto d’interessi, avendo il padre vicepresid­ente di una banca, avrebbe dovuto incontrare l’ad della principale banca italiana, quotata in Borsa?), ha detto di aver messo tutto nelle mani dei suoi legali (nientemeno che l’ex min. Severino, che sarebbe stato bello veder difendere i risparmiat­ori truffati, dalla parte degli ultimi invece che dei primi) perché “la misura è colma”, ma dopo l’annuncio di querela niente.

Cara Boschi, tra vero e falso tertium non datur, allora chi dice la verità tra lei e De Bortoli? Lui conferma, lei perché fugge? Se sono menzogne, perché non difende in tribunale la sua onora- bilità? In mancanza di risposte chiare non possiamo non pensare che lei davvero sia intervenut­a presso Ghizzoni (e non nascondiam­oci dietro il “nessuna pressione politica”, perché la parola di un ministro è sempre e comunque “premente”), che la sua querela non arriverà perché altrimenti l’ex ad sarà sentito come testimone e confermerà De Bortoli, e non vedremo neanche la fantomatic­a commission­e d’inchiesta sulle banche, annunciata da un anno e mezzo e mai realizzata (fa il paio con la sua promessa di lasciare la politica se al referendum avesse vinto il No).

SENZA CHIAREZZA non possiamo non pensare al suo conflitto d’interessi (che peraltro lei stessa ammise, uscendo dal Cdm che salvò anche la banca del suo babbo), che mentì al Parlamento e agli italiani in quel dicembre 2015, quando disse che non si era mai occupata di Etruria e non c’era stato nessun favoritism­o nei confronti di suo padre, se no “sarei la prima a dimettermi” e che “l’immagine di un Paese in cui ci sono corsie preferenzi­ali per gli amici degli amici”, da lei rinfacciat­a all’ex min. Cancellier­i quando ne chiese le dimissioni, si riflette in lei con eguale conclusion­e: la necessità di fare un passo indietro.

Un cordiale saluto.

IL CASO GHIZZONI

In mancanza di querele e di commission­i d’inchiesta, possiamo solo pensare che De Bortoli abbia detto la verità

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