Il Fatto Quotidiano

Mueller giudice bipartisan della “caccia alle streghe”

L’ex capo Fbi con Bush e Obama indagherà sul Russiagate che Trump definisce un complotto

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Capita pure che piova sul bagnato, anche alla Casa Bianca. Mentre il presidente Trump, parlando ai cadetti della Guardia costiera, dice di essere vittima “delle più grande caccia alle streghe della storia americana”, salta fuori un nastro del senatore repubblica­no Kevin McCarthy che sbotta: “Secondo me è sul libro paga di Putin”.

La frase, pronunciat­a e registrata al cospetto di altri deputati risale al 2016, quando McCarthy era leader della maggioranz­a al Senato. E il senatore, che si chiama come l’istigatore della ‘caccia alle streghe’ degli anni Cinquanta, il senatore Joseph McCarthy, minimizza subito: “Era uno scherzo venuto male”. Ma il fatto che una battuta infelice diventi un caso politico la dice lunga sul livello di tensione a Washington.

Tutto ciò poche ore dopo che, per fare uscire il presidente dall’angolo in cui lo stringono media e Congresso, il ministero della Giustizia designa l’ex direttore dell’Fbi Robert Mueller III come ‘ special counsel’ sul Russiagate, l’intreccio di rapporti tra gli uomini di Trump ed emissari del Cremlino durante la campagna elettorale. Mueller era stato nominato da Bush jr nel 2001, appena una settimana prima degli attacchi all’America dell’11 Settembre, ed era stato lasciato al suo posto e prorogato di 2 anni da Obama: sotto Bush jr, aveva collaborat­o con il suo successore, James Comey, che stava al Di- partimento della Giustizia.

Le reazioni alla mossa sono mitigate: Mueller gode di stima e rispetto bipartisan ed è noto per l’indipenden­za di giudizio e l’equilibrio.

TRUMP APPROFITTA de l l a schiarita innescata dalla scelta per dedicarsi all’esercizio in cui eccelle: spostare la palla, per distoglier­e l’a tte nzio ne dal dibattito se la sua richiesta di insabbiare il Russiagate costituisc­a o meno ostruzione alla giustizia. Il presidente avvia così il processo di rinegoziat­o del Nafta, l’area di libero scambio del Nord America, tra Usa, Canada e Messico, inviando una lettera al Congresso.

Ma deputati e senatori non mollano: attendono la testi- Robert Mueller (72 anni) è stato nominato “special counsel” per il Russiagate

Chi è La carriera Laureatosi a Princeton nel 1966, ha combattuto nella guerra del Vietnam nel 1968. Nel 2001 è stato vice “ministro della Giustizia” prima di esser messo alla guida dell’Fbi da George W. Bush e confermato da Obama

monianza di Comey e la trascrizio­ne dei colloqui tra il presidente e il direttore dell’Fbi licenziato la scorsa settimana. Si complica, invece, la posizione dell’ex consiglier­e per la Sicurezza nazionale Michael Flynn, che non intende comparire davanti alla commission­e d’inchiesta del Senato né consegnare i documenti sui rapporti con Mosca, da cui – si dice - non emergerebb­e nulla di illecito, anche se i contatti sarebbero stati numerosi, almeno 18.

S’è però appreso che Flynnn aveva informato la Casa Bianca d’essere indagato per i suoi rapporti da lobbista e consulente con la Turchia. Ma Trump lo aveva ugualmente nominato consiglier­e alla Sicurezza nazionale, salvo poi accettarne le dimissioni in capo a 3 settimane.

LA NOMINA DI MUELLER si farà sentire sull’indagine, che Trump non vede l’ora “che finisca”, assicurand­o che non c’è e non c’è stata “nessuna collusione” tra la sua squadra e i russi. L’ex capo dell’Fbi ha ora 60 giorni per allestire la squa- dra e condurre il lavoro. Un po’ più di mezza Washington strabuzza gli occhi di fronte agli scandali dell’Amministra­zione, mentre quel che resta tifa Trump e parla di sabotaggio del ‘comandante in capo’ da parte dell’intelligen­ce.

Per una volta, invece, il Cremlino si lava le mani: “la nomina d’un ‘ special counsel’ sul Russiagate è un affare interno statuniten­se”. Il segretario generale Nato Jens Stoltenber­g prova, invece, a stemperare la diffidenza suscitata negli alleati dalla trasmissio­ne ai russi di informazio­ni riservate.

Mueller, 73 anni, laureato a Princeton, veterano del Vietnam, è stato il 6° direttore dell’Fbi. Fama d’incorrutti­bile, si ricorda la fermezza con cui s’oppose a metodi di lotta al terrorismo illegali introdotti dopo l’11 Settembre: nel 2004, s’impose su Dipartimen­to di Giustizia e Casa Bianca, bloccando il rinnovo delle deroghe su quei metodi. Ad aiutarlo in quella battaglia politicame­nte rischiosa, fu proprio Comey: fra i due, la staffetta, e magari l’intesa, continua.

Stop alle torture Si oppose e bloccò i metodi di lotta al terrorismo illegali introdotti dopo l’11 Settembre

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Ansa Lavoro di squadra Mueller ha più volte incrociato il suo lavoro con Comey, il capo dell’F bi cacciato da Trump
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