Il Fatto Quotidiano

La May si butta a sinistra per “scippare” Corbyn

Il programma elettorale della premier strizza l’occhio ai laburisti indecisi

- » SABRINA PROVENZANI

Le 84 pagine di programma elettorale presentate ieri da Theresa May ad Halifax forse non rivoluzion­eranno il Regno Unito, ma potrebbero dare uno nuovo corso al partito conservato­re. Come promesso appena nominata, la May punta sul supporto alla working class, tramite una ridistribu­zione di reddito e opportunit­à e il rifiuto del mercato selvaggio e del ‘ selfish individual­ism”.

Da Londra e dal sud-est, ricchi, alle aree più svantaggia­te; dagli stranieri agli inglesi: dai nonni ai nipoti. “Vogliamo che la gente sappia che il successo nella vita dipende da loro, dal loro impegno, dalle loro capacità e non dalle loro origini”. Lo dice la figlia di un parroco di provincia, che ha frequentat­o una g r a mmar school, si è laureata ad Oxford e ha abilmente tessuto una tela che l’ha portata a guidare la quinta economia del mondo. L’intervento più sorprenden­te colpisce i pensionati più abbienti, che vedranno ridotto l’i n cr e m e nto pensionist­ico annuale, dovranno pagarsi alcune cure e perderanno il diritto al contributo statale per l’energia. Mossa di grande coraggio politico, perché è proprio quello il bacino elettorale sicuro dei Tories. La May fa la scommessa rischio- sa di alienarsel­i e questo significa due cose: conta su un ampio vantaggio elettorale e vuole andare a prendersi i voti dei Labour dimostrand­o che ha la forza politica di attaccare i propri simboli.

Convinto il sostegno al settore pubblico: 8 miliardi extra di investimen­to nel Servizio Sanitario entro il 2022-23, 4 miliardi di investimen­ti nella scuola, colazione gratis alle elementari.

Introdotte misure per proteggere i diritti dei lavoratori, con una forma di rap- presentanz­a sindacale anche nelle società quotate. Ma la tassazione per le società scende al 17% entro il 2020 (oggi è al 19).

C’è poi l’aspetto nazionalis­ta, su posizioni Ukip: immigrazio­ne sotto le 100mila unità all’anno, raddoppio della ‘ t as sa ” per assumere personale non europeo (sarà estesa a tutti i non-inglesi dopo Bre xit?), maggiori costi medici per lavoratori e studenti stranieri.

QUANTO A BREXIT, conferma l’uscita dal mercato unico ma anche la ricerca di una “partnershi­p profonda e speciale che includa accordi di libero scambio e doganali”. In conferenza stampa un giornalist­a ha chiesto, con un chiaro richiamo al thatcheris­mo: possiamo parlare di “Mayismo”?

sul supporto alla working class, tramite una ridistribu­zione di reddito e opportunit­à pensionati più abbienti, che vedranno ridotto l’incremento pensionist­ico annuale, dovranno pagarsi alcune cure.

“Non c’è alcun Mayismo” ha detto il primo ministro. “Solo un buon, solido conservato­rismo, che mette gli interessi del Paese e dei lavoratori comuni al centro di tutto quello che facciamo al governo”.

Eppure, in questa visione c’è molto di lei, della sua formazione, del suo entourage storico, composto di conservato­ri di estrazione popolare; e una rottura con l’eredità di Margaret Thatcher, che puntò sui servizi finanziari per salvare il partito e il Paese, e impose l’idea che la working cl ass dovesse rinnegare se stessa e ambire a diventare middle class.

Aperture sociali Redistribu­zione del reddito, meno privilegi ai più benestanti I punti

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La premier Theresa May, figlia di un parroco; a destra, Jeremy Corbyn
Ansa Self-made woman La premier Theresa May, figlia di un parroco; a destra, Jeremy Corbyn
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