Salone, dietro al “pride” c’è una città che si ritrova
File agli ingressi e per gli incontri
Milano voleva essere il Jep Gambardella dei Saloni del Libro. Non gli interessava partecipare, voleva avere il potere di farli fallire. Ce l’ha fatta, peccato che a fallire sia stato il suo”. Forse la migliore sentita ieri in giro, ed è ovviamente opera di un torinese.
Il primo giorno del 30esimo Salone Internazionale del Libro potrebbe infatti ribattezzarsi “Torino Pride”. Perché Torino – non a torto tradizionalmente percepita come una città compassata, emotivamente parsimoniosa – è in realtà capace di grandi passioni, anche irrazionali. Succede quando teme di perdere qualcosa e quando accade, come nel caso del tentato “scippo” del Libro da parte della sempre ingombrante Milano, reagisce compatta. Una città ortogonale, dopo aver sbagliato direzione, è abituata a ritrovare la via girando semplicemente intorno all’isolato, una curva imprevista è un ostacolo intollerabile. “Tempo di Libri” di Milano è stato questo: un’inutile deviazione lungo una strada dritta. In fondo Milano ha una pianta concentrica. contano – qui non succede”. La folla non è mai mancata, non foss’altro per le scolaresche, quest’anno oltre 20 mila ragazzi.
Ma per capire meglio lo stato delle cose, prima di cantar vittoria, è bene deviare dagli stand dei grandi e girare fra i piccoli. È il caso della Bradipo edizioni, etichetta dedita soprattutto allo sport che in questi giorni vende molto l’instant book del giornalista Fabrizio Turco sul “Gallo” Andrea Belotti, centravanti ( non per molto ancora, temono giustamente i tifosi) del Torino: “Noi c’eravamo a Milano – racconta Luca Turolla –. È vero, i primi giorni era vuoto, ma nel weekend non è stato diverso da qui. Certo, da torinese, sono felice che qui si sia iniziato con il botto. Per dirne una, abbiamo venduto sei volte tanto rispetto a tutti gli altri giovedì mattina delle altre edizioni. Ma le spiego perché”. Turolla estrae dalla cassa un copioso blocchetto di foglietti: “Questi sono i buoni da 15 euro che la Regione ha distribuito nelle scuole. Abbiamo fatto il pieno con le ultime novità sulla Juve e il libro su Belotti. Ottima iniziativa, ma perché non pensarci prima? Come i prezzi degli stand. Quest’anno costano molto meno, ma perché gli anni scorsi dovevano costare così tanto?”.
Ecco, un dato è certo, e su questo concordano grandi e piccini: la concorrenza ha giovato. Per il momento quasi esclusivamente a Torino. Il futuro? È presto, ma una chiave di lettura ce la dà ancora Turolla: “A Milano abbiamo trattato i diritti di alcuni testi con importanti editori stranieri, anche con la Penguin. Bene, gli abbiamo dato appuntamento a Torino, ma loro sono stati chiari: ‘Non ci veniamo’. Vuol dire che una scelta di campo è già stata fatta. Quindi, lo dico da torinese, attenzione a parlare di fallimento di Milano. È stato un primo passo maldestro ma perché mancavano i milanesi. Quando la città verrà coinvolta sarà un’altra cosa”.
Per farlo “i milanesi dovranno prima di tutto studiare l’entusiasmo di Nicola Lagioia (“Buongiorno, sono Nicola Lagioia, sono il nuovo direttore del Salone del Libro e non dormo da una settimana” ha esordito all’inaugurazione) e della sua squadra. Se sotto la Mole si respira quest’aria, oggi, è soprattutto merito loro.