Il Fatto Quotidiano

Salone, dietro al “pride” c’è una città che si ritrova

File agli ingressi e per gli incontri

- » STEFANO CASELLI

Milano voleva essere il Jep Gambardell­a dei Saloni del Libro. Non gli interessav­a partecipar­e, voleva avere il potere di farli fallire. Ce l’ha fatta, peccato che a fallire sia stato il suo”. Forse la migliore sentita ieri in giro, ed è ovviamente opera di un torinese.

Il primo giorno del 30esimo Salone Internazio­nale del Libro potrebbe infatti ribattezza­rsi “Torino Pride”. Perché Torino – non a torto tradiziona­lmente percepita come una città compassata, emotivamen­te parsimonio­sa – è in realtà capace di grandi passioni, anche irrazional­i. Succede quando teme di perdere qualcosa e quando accade, come nel caso del tentato “scippo” del Libro da parte della sempre ingombrant­e Milano, reagisce compatta. Una città ortogonale, dopo aver sbagliato direzione, è abituata a ritrovare la via girando sempliceme­nte intorno all’isolato, una curva imprevista è un ostacolo intollerab­ile. “Tempo di Libri” di Milano è stato questo: un’inutile deviazione lungo una strada dritta. In fondo Milano ha una pianta concentric­a. contano – qui non succede”. La folla non è mai mancata, non foss’altro per le scolaresch­e, quest’anno oltre 20 mila ragazzi.

Ma per capire meglio lo stato delle cose, prima di cantar vittoria, è bene deviare dagli stand dei grandi e girare fra i piccoli. È il caso della Bradipo edizioni, etichetta dedita soprattutt­o allo sport che in questi giorni vende molto l’instant book del giornalist­a Fabrizio Turco sul “Gallo” Andrea Belotti, centravant­i ( non per molto ancora, temono giustament­e i tifosi) del Torino: “Noi c’eravamo a Milano – racconta Luca Turolla –. È vero, i primi giorni era vuoto, ma nel weekend non è stato diverso da qui. Certo, da torinese, sono felice che qui si sia iniziato con il botto. Per dirne una, abbiamo venduto sei volte tanto rispetto a tutti gli altri giovedì mattina delle altre edizioni. Ma le spiego perché”. Turolla estrae dalla cassa un copioso blocchetto di foglietti: “Questi sono i buoni da 15 euro che la Regione ha distribuit­o nelle scuole. Abbiamo fatto il pieno con le ultime novità sulla Juve e il libro su Belotti. Ottima iniziativa, ma perché non pensarci prima? Come i prezzi degli stand. Quest’anno costano molto meno, ma perché gli anni scorsi dovevano costare così tanto?”.

Ecco, un dato è certo, e su questo concordano grandi e piccini: la concorrenz­a ha giovato. Per il momento quasi esclusivam­ente a Torino. Il futuro? È presto, ma una chiave di lettura ce la dà ancora Turolla: “A Milano abbiamo trattato i diritti di alcuni testi con importanti editori stranieri, anche con la Penguin. Bene, gli abbiamo dato appuntamen­to a Torino, ma loro sono stati chiari: ‘Non ci veniamo’. Vuol dire che una scelta di campo è già stata fatta. Quindi, lo dico da torinese, attenzione a parlare di fallimento di Milano. È stato un primo passo maldestro ma perché mancavano i milanesi. Quando la città verrà coinvolta sarà un’altra cosa”.

Per farlo “i milanesi dovranno prima di tutto studiare l’entusiasmo di Nicola Lagioia (“Buongiorno, sono Nicola Lagioia, sono il nuovo direttore del Salone del Libro e non dormo da una settimana” ha esordito all’inaugurazi­one) e della sua squadra. Se sotto la Mole si respira quest’aria, oggi, è soprattutt­o merito loro.

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 ?? LaPresse ?? Trova le differenze A sinistra, gli stand vuoti a Tempo di Libri di Milano; a sinistra, il Salone di Torino
LaPresse Trova le differenze A sinistra, gli stand vuoti a Tempo di Libri di Milano; a sinistra, il Salone di Torino

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