Il Fatto Quotidiano

Dagli Usa alla Ue l’approvazio­ne è bipartisan: ecco come funziona il contributo all’estero

In Europa senza sussidio solo Italia e Grecia. Gli altri Paesi sono alla seconda generazion­e

- » LUCIANO CERASA

Il sostegno al reddito di individui e famiglie che non riescono a conseguire un livello di vita accettabil­e è un diritto legalmente rivendicab­ile in gran parte degli Stati più avanzati già a partire dal secondo dopoguerra. Ma non in tutti. In Europa, anche dopo l'allargamen­to a est che ha portato il numero dei Paesi membri a 28, fanno eccezione l'Italia e la Grecia. Il reddito minimo è generalmen­te universale, non si fanno distinzion­i fra categorie di popolazion­e ed è applicato in modo selettivo.

IL LIVELLO DELL'ASTICELLA varia in funzione del numero dei componenti e dei bisogni primari, come il pagamento dell'affitto. La selettivit­à, cioè la prova dei mezzi economici posseduti, viene applicata più rigorosame­nte proprio dai sistemi di sicurezza sociale più redistribu­tivi ed efficienti, come in Danimarca, Finlandia e Svezia. Gli schemi attuali hanno subito evoluzioni sotto la spinta di due choc di sistema. Il primo è stato indotto dalla grande recessione del 2007-2008, che ha determinat­o l'impoverime­nto e in qualche caso, come in Italia, la quasi scomparsa del ceto medio. L'altro è sca- turito dalla constatazi­one che l'aumento dell'occupazion­e non ha portato automatica­mente a una riduzione della povertà. Il tasso di occupazion­e nell'Ue è cresciuto dell’8% nell'ultimo decennio a fronte di tassi di povertà relativa stabili o in rialzo. Un andamento che mette in discussion­e il fondamento di tutte le politiche comunitari­e basate sulla strategia di Lisbona. Il nuovo schema prevalente è basato su una griglia di franchigie che si detraggono in percentual­e e con gradualità, dal reddito da lavoro o dalle voci di spesa.

IL RICALCOLOa­l variare delle condizioni del beneficiar­io non determina un azzerament­o del contributo. Nell'istituto francese del Revenu de solidarité active, introdotto nel 2009 in sostituzio­ne del Revenu minimum d'insertion, al crescere del reddito da lavoro di un euro il trasferime­nto si contrae solo di 38 centesimi. Lo scopo di questo meccanismo è di evitare che il contributo pubblico disincenti­vi l'offerta di lavoro o favorisca l'occupazion­e in “nero”. Al sistema degli incentivi si ispirano, oltre al Rsa francese inaugurato da Sarkozy e mantenuto da Hollande, anche i due istituti inglesi dell'In come support e del Working tax credit a vviato nel 2003, che gode anch'esso di un favore bipartizan: varato dal laburista

Tony Blair, è stato potenziato dal conservato­re David Cameron. Sistemi analoghi di protezione sociale universale sono previsti in Australia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti. La soglia stabilita è frutto di una decisione politica e la platea “protetta” varia di molto. Gli adulti in età da lavoro che ricevono il reddito minimo sono infatti il 3,30% in Francia, lo 0,50 in Germania, l'0,30 nel regno Unito, il 4,50% in Svezia e il 5,50% negli Stati Uniti. In Danimarca il sussidio sfiora l'80% del reddito mediano. In termini assoluti in il Rsa francese eroga al massimo 500 euro al mese per una persona sola e 1.100 euro per una coppia con due figli. In Germania si corrispond­ono rispettiva­mente 400 e 1250 euro. Sostanzial­mente allineata la Svezia con 300 e 1.250 e il Regno Unito: 450 e 1.250 euro.

Tendenze choc Nell’ultimo decennio cresce l’occupazion­e, ma i tassi di povertà non calano

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Reuters Rodati Angela Merkel
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