Il Fatto Quotidiano

Bambini rom, tombe ebraiche e una risposta egiziana

- PIETRO BALUGANI ANPI PROVINCIAL­E DI SAVONA AHMED FRANGUIDO MAURO CHIOSTRI PETER ASSMANN DIR. PALAZZO DUCALE DI MANTOVA G. CAL.

Matteo Renzi, nonostante la débâcle del 4 dicembre al referendum costituzio­nale, preparato come la madre di tutte battaglie, continua imperterri­to con la sua solita arroganza. In questo anno di frenetica propaganda, l’abbiamo visto dormire ed alzarsi all’interno dei programmi televisivi ossequiosi come sempre verso il potere. Il tutto come se nulla fosse mai successo. E nonostante tre anni di governo e risultati davvero fallimenta­ri: abbiamo il 40% di giovani disoccupat­i, è in aumento il debito pubblico nonostante un irrisorio costo del denaro e sono in calo gli investimen­ti. Ha più volte promesso di lasciare la politica e invece ce lo ritroviamo di nuovo come segretario del Pd, e non sembra faccia nulla per nascondere una evidente aspettativ­a di tornare a Palazzo Chigi. Colpito dalle parole scritte in un libro da De Bortoli sulle vicende di Banca Etruria e non solo, reagisce in modo scomposto accusandol­o di volere la Rai e dimentican­do che la television­e italiana se l’è già presa lui con un blitz definito “riforma”, che accentra tutti i poteri in mano ad un ad guarda caso scelto dal governo.

La lezione del 4 dicembre non è stata sufficient­e e noi italiani siamo pronti a dargliene un’altra, se proprio ci tiene. Siamo stanchi di questa classe politica inadeguata che penalizza il nostro Paese, che continua a sprofondar­e nel baratro.

Addio alla partigiana Adriana Colla, la nostra “Vittoria”

È venuta a mancare la partigiana Adriana Colla, chiamata “Vittoria”. Era nata a Susa nel 1922 e aveva partecipat­o alla Resistenza in una Brigata Garibaldin­a. Sfruttò l’amicizia con la figlia del Podestà, per scoprire dove fosse dislocata l’artiglieri­a tedesca, informazio­ni necessarie da comunicare agli alleati. Oltre alla strategia, “Vittoria” si procurava anche munizioni, risorse importanti, fondamenta­li per i suoi compagni. Fu anche arrestata e condannata alla fucilazion­e: si salvò grazie a uno scambio di prigionier­i. Così tornò tra i partigiani e partì alla volta di Torino per soccorrere un compagno ferito e arrestato dalle Brigate Nere. Giunti a destinazio­ne salvarono altri due partigiani. Adriana non ha mai nascosto di aver fatto parte delle Giovani Fasciste con entusiasmo: era nata nell’anno di affermazio­ne del Fa- CARO FURIO COLOMBO, sono un pensionato egiziano residente in Toscana da 20 anni e sono un fedele lettore del Fatto Quotidiano, perché ho molta stima dei vostri interventi e approfondi­menti. Quello di oggi (“Bambini rom e tombe ebraiche”) non è di certo l’eccezione. Una catena di assalti e crimini razziali hanno già colpito l’Europa e, prima ancora, gli Stati Uniti. Credo di avere capito che, dalla caduta del Muro berlinese, la destra mondiale si raduna per organizzar­si e fare un suo grandioso come back. Purtroppo non credo che questo giorno sia così lontano. LETTERE COME QUESTAdi Ahmed M. ElNahhas si trovano raramente sui giornali italiani sia perché ci sono poche persone disposte a scrivere di ciò che vedono e pensano davvero, sia perché non tutti i giornali sarebbero entusiasti di pubblicarl­e. Il fatto che lo scrivente sia arabo porta una preziosa conferma al fatto che i confini (e le ragioni) del presunto scontro di civiltà, non sono fra civiltà ma, dentro le nostre stesse vite. Esistono, di questo esteso e infettivo ritorno della destra, dopo la distruzion­e parziale, scambiata per vittoria, del 1945, versioni sintomatic­he sparse, che fanno pensare più che altro a modestia mentale di alcune persone scambiate temporanea­mente per leader, sia grandi eventi che annunciano il peggio ma vengono scambiati per incidenti o fatti locali. Un evento piccolissi­mo è lo slogan leghista che ha fatto il giro delle television­i di Stato, senza che qualcuno lo fermi o lo smentisca, che “la difesa personale non deve avere limiti”. Unleghista non può sapere che un grande scrittore, Vincenzo Cerami, aveva illustrato fino ai peggiori dettagli la realizzazi­one del barbaro comandamen­to (“Un borghese piccolo piccolo”) dimostrand­one scismo, non ebbe altra educazione fino ai 21 anni. La sua è la storia di tanti giovani che nel settembre del 1943 dovettero scegliere da che parte stare. Lì capì l’inganno del Fascismo e si unì agli antifascis­ti. L’adesione alla Resistenza e alla guerra partigiana, il mettere in gioco la propria vita, nasceva dall’aver compreso che solo così avrebbero potuto cancellare la barbarie delle guerre, delle leggi razziali e della complicità con il Nazismo. Adriana Colla il 1° maggio del 1945 partecipò alla liberazion­e di Torino, ma ha continuato a lottare anche dopo quel giorno, sostenitri­ce dei suoi più grandi ideali fino alla fine. Alle sue scelte, alla sua coerenza, intelligen­za, tenacia dobbiamo molta della autorevole­zza e dell’ascolto che l’Anpi ha nel Paese. Alla famiglia le nostre più sentite condoglian­ze. l’esito fatalmente criminale. Un evento grandissim­o è quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove un presidente sfuggito alle regole della sua Costituzio­ne, ma anche del suo equilibrio psichico, ha lanciato una guerra contro le istituzion­i del suo Paese e si è lasciato cogliere in una pericolosa “intelligen­za col nemico”, in questo caso la rivelazion­e ai russi di segreti estremi che mettono in pericolo non solo le fonti americane. Sul fondo di eventi piccoli o grandiosi della politica che non risparmia spettacolo e non ha timidezza nel lanciare avvertimen­ti, la destra di ritorno lancia la lotta al lavoro, ovvero una lotta di classe rovesciata in cui l’avere esercita tutto il suo diritto sovrano contro il non avere e si esercita il più malevolo dei diritti sovrani, l’umiliazion­e. Avete mai visto “dare agli italiani” quello che con furore si nega ai disperati del mondo? Gli italiani poveri vengono invitati a godere, tramite identifica­zione con razza superiore, di ciò che non hanno, ma che, a nome loro viene negato ai poveri del mondo. Intanto invenzioni fiscali sempre più fantasiose qui tagliano le pensioni (scatenando un guerra umiliante fra chi prende poco e chi prende meno) come se ognuno rubasse agli altri ciò che ha maturato nei suoi anni di lavoro. Nel frattempo i grandi capitali, fatti anche di fondi pensioni, fanno lucrose scorriband­e nel mondodi cui non renderanno conto a nessuno. Maqueste non sono che operazioni preliminar­i della grande operazione di ritorno della destra, che esige il diritto di ricchezza non per far festa, ma per negare i diritti. Ha ragione Ahmed. Un brutto futuro è già cominciato.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it Sto seguendo con molta attenzione gli avveniment­i di questi giorni sulla famiglia Renzi e provo un tale disgusto, non tanto per i diretti interessat­i, che si fanno ben sentire a partire dal piccolo rignanese, ma per tutti i servi, tra politici e giornalist­i.

Ricordo qualche parola di un discorso di Sandro Pertini riguardo uno scandalo dell’epoca: l’a l lo r a presidente era interdetto dalla disinvoltu­ra con cui politici e giornalist­i di parte lo nascosero, ed io ad oggi mi sentirei di aggiungere, che c’è alla base anche un lavoro volto a enfatizzar­e altre problemati­che così da distoglier­e l’attenzione dei lettori dai veri problemi. Ho avuto come l’impression­e che anche la Procura di Roma stia facendo lo stesso gioco, sparando anatemi e scomuniche, in simultanei­tà con l’uscita di articoli su quei magistrati che fanno il proprio dovere. È stata una delusione il comportame­nto di Pignatone che aveva da subito dimostrato un’imparziali­tà esemplare, quando invece penso che potrebbe essere rimasto abbagliato dall’astro di Rignano. Spero di no e che gli sforzi vengano indirizzat­i sugli scandali e non contro i profession­isti che li denunciano.

Cari razzisti di tutto il mondo: le nostre radici sono in Africa

Se davvero Borghezio dovrà vendersi casa per risarcire la Kyenge ce ne faremo una ragione. Anzi spero che questa condanna invogli lui, e tanti altri, a studiare un po di più. Dichiarare che “gli africani appartengo­no a un’entità molto diversa dalla nostra” dimostra tutta la sua ignoranza: la specie umana è una sola ed è originaria del continente DIRITTO DI REPLICA

Gent. dott. Calapà, mi spiace non aver potuto scambiare qualche parola prima della pubblicazi­one dell’articolo ospitato domenica 14 maggio a pagina 7 del Fatto Quotidiano. Le avrei proposto di visitare insieme il Ducale, perché potesse valutare di persona lo stato di salute del palazzo e dello straordina­rio patrimonio che ho l’onore e l’onere di gestire. Le avrei mostrato la lunga teoria di sale e gallerie infinite dove non ci sono capolavori a rischio; compatibil­mente con le risorse a disposizio­ne, i restauri procedono nelle parti che più di altre subiscono le ingiurie del tempo; i visitatori sono in costante aumento, con feedback lusinghier­i; l’arte contempora­nea ha portato nuovi ingressi e valorizzat­o intere aree del complesso (restaurate per l’occasione e restituite alla visita), suscitando l’interesse di pubblico e critica a livello locale, nazionale e internazio­nale. Quanto alle perplessit­à dei puristi, l’arte contempora­nea non è sfregio né cosa inaudita per questi ambienti dove, come Lei sa, accanto a mostri sacri come Mantegna, i Gonzaga accolsero e stimolaron­o il genio di innovatori quali Giulio Romano e Monteverdi: le“avanguardi­e” del tempo. Di certo, questo modo di concepire l’ istituzion­e museale richiede impegno, ingenti risorse e, talvolta, la necessità di arrivare a compromess­i col privato. Critiche e polemiche, spesso strumental­i, sono dunque da mettere in conto: l’importante è tenere dritta la barra sulla vocazione alta del sito. Se guardiamo ai grandi musei e alle case-history di successo, la strada è questa. Sarò dunque lieto di accompagna­rLa in giro per il Ducale, che sono certo avrà modo di osservare e recensire con occhi nuovi. Nel frattempo, i più cordiali saluti.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Sarò felicissim­o, gentile direttore Assmann, di poter visitare di nuovo quel meraviglio­so luogo e anche di poter beneficiar­e della sua compagnia, ma più che i miei occhi spero saranno “nuove” le condizioni del Palazzo Ducale rispetto a quanto visto di persona in precedenza.

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