Lillo sfida Renzi: “Lo aspetto in tv a parlare di fatti”
Davigo: “Fanno leggi per metter fuori i delinquenti e non finire in galera”
“Conosco
Davigo da vent’anni e non è mai cambiato. È tutto quello che gli sta intorno a essere mutato”. Ha detto Travaglio al salone del Libro.
Al Salone di Torino si presentano libri ( Gi ustizi alisti , di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita e Di padre in figlio di Marco Lillo, edizione Paper First) ma si parla di Italia e di informazione. Queste parole di Marco Travaglio (sul palco con gli autori) possono sintetizzare le quasi due ore di incontro alla Sala dei 500 al Lingotto: la mutazione genetica dell’informazione italiana.
SI PARTE dalla telefonata tra Matteo e Tiziano Renzi svelata dal libro di Lillo. Un’intercettazione in cui emerge che l’ex premier, sul caso Consip in cui il babbo è indagato per traffico di influenze, non crede a una parola di quanto dichiarato dal genitore.
Eppure i grandi media e i politici si tengono ben alla larga dal contenuto di quella trascrizione, ma puntano il dito contro il giornalista che ha trovato la notizia e il giornale che l’ha pubblicata. E - nota Lillo - si accontentano di dare la notizia secondo l’in- terpretazione data dal segretario Pd via Facebook: “Il Fatto mi ha fatto un favore”, salvo poi parlare di “gogna mediatica” e minacciare maxi richieste di danni. Come a dire - con scarso rispetto della logica - mi fai un favore ma te la faccio pagare: “T ut to fuorché discutere nel merito - osserva Lillo -. In questi giorni sono invitato in trasmissioni tv per dibattere con dei malcapitati mandati allo sbaraglio che non sanno nulla. Sono sicuro che Renzi, oltre a monologare su Twitter e Facebook, sarà ansioso di confrontarsi con me davanti alle telecamere”.
“Il problema di questo Paese - scalda la platea Piercamillo Davigo - è che abbiamo una classe politica in stato confusionale. Fanno leggi per metter fuori delinquenti dalle galere per non finirci loro, poi sventolano l'emergenza sicurezza. Si scagliano contro i ‘ g iu st i zi al i st i ’, poi partoriscono demenze come la proposta di legge sulla legittima difesa più facile di notte. Si vuol far credere che l’Italia sia un Paese insicuro, ma è più sicura di molti altri in Occidente. Il numero di omicidi si è più che dimezzato dagli anni 90 e la maggior parte delle morti violente avviene in ambito familiare, dal che si deduce che è molto più pericoloso rimanere in casa che uscire. Ma questi riformano le norme sulla legittima difesa, scritte da Alfredo Rocco, ministro di Mussolini, non da un pericoloso sovversivo... Devono aver pensato che, siccome difficil- mente le mazzette si riscuotono armi in pugno, nessuno di loro rischia nulla”.
IL SALONE del Libro di Torino, intanto, si avvia a chiudere oggi un’edizione sicuramente memorabile. Nato sotto una stella di nero pessimismo, il Salone numero 30 si avvia a superare, oltre a quello dell’entusiasmo, altri record.
Anche ieri (giornata movimentata dal tentativo di contestazione al ministro dell’Interno Marco Minniti da parte di tre persone, bloccate alla Digos) folla e lunghe code. Assai probabile che il numero delle presenze superi quello del 2016, così come il dato sulle vendite di libri: già ieri pomeriggio la sola Feltrinelli registrava un incasso doppio rispetto a un anno fa. Un netto successo rispetto a “Tempo di Libri” di Milano, che del Salone avrebbe dovuto essere il killer. Ma la partita - e a Torino lo sanno benissimo - è tutt’altro che chiusa. Anzi.
Si scagliano contro i ‘giustizialisti’, poi partoriscono demenze come la proposta di legge sulla legittima difesa più facile di notte